Couvertures de la revue 1976, 1982

Yves Lacoste e i 40 anni della rivista Hérodote

Abstract
Yves Lacoste, per riportare al centro della scena una “nuova geografia geopolitica”, riaccende insieme ad alcuni studenti dell’Università di Vincennes, come Béatrice Giblin-Delvallet e altri intellettuali, come il filosofo François Châtelet, il dibattito epistemologico attorno allo studio degli spazi geografici e politici e fonda nel 1976, la rivista Hérodote, si inserisce nel contesto di un periodo costituito da grande vivacità e contestazione accademica, come un nucleo di intellettuali di varie discipline nel quale confrontarsi, sotto l’egida di uno dei geografi più antichi, Erodoto. Molte sfide hanno atteso questa rivista, ma tuttavia nel 2016 ha potuto festeggiare, con un gradissimo omaggio, l’anniversario dei 40 anni della rivista, per iniziativa del Ministro della cultura Jack Lang. Le sue teorie avranno influenza in Europa, soprattutto in Italia, esamineremo l’esperimento di Hérodote/Italia di Massimo Quaini, utile sarà il confronto tra Hérodote e Limes. Capiremo l’impatto di Lacoste-Hérodote nei paesi di lingua latina e il difficile rapporto con la geografia anglofona.

Yves Lacoste, to bring a “new geopolitical geography” to the center of the scene, rekindled with some students of the University of Vincennes, such as Béatrice Giblin-Delvallet and other intellectuals, such as the philosopher François Châtelet, the epistemological debate around the disciplines and founded the journal Hérodote in 1976, into the context of a period of great vivacity and academic contestation, as a nucleus of intellectuals of various disciplines in which to confront, under the aegis of one of the oldest geographers, Herodotus. A lot of challenges awaited this journal, but in 2016 it was able to celebrate the 40th anniversary of the journal, with a very welcome tribute, on the initiative of the Minister of Culture Jack Lang. His theories will have influence in Europe, especially in Italy, the Massimo Quaini’s Hérodote/Italy experiment, the comparison between Hérodote and Limes will be useful. We will understand the impact of Lacoste-Hérodote in Latin-speaking countries and the hard relationship with anglophone geography.

Introduzione

Nessuno più di Yves Lacoste, padre della geopolitica francese e grande nome della geografia contemporanea, insieme alla sua rivista Hérodote, ha contribuito a definire il concetto, i confini e le finalità della geopolitica come strumento per la comprensione della realtà politica internazionale.

L’articolo ripercorre la biografia intellettuale del geopolitico francese, analizza la nascita della rivista Hérodote, il suo percorso evolutivo, all’inizio del suo lancio come Hérodote: “Idéologies, géographies, stratégies” poi come Hérodote: “Revue de Géographie et de Géopolitique” e i cambiamenti e le sfide che ha dovuto affrontare durante i suoi 40 anni. Esplora l’influenza del suo pensiero geopolitico che ha varcato i confini dello spazio euromediterraneo, non limitandosi alla Francia, ma estendendosi anche in Italia, nei paesi di cultura latina e nel mondo anglosassone.

Come il lavoro e l’opera di Lacoste-Hérodote hanno costruito nel tempo una vera e propria scuola di geopolitica in Europa, fondamentale per ritagliarsi uno spazio in una disciplina riscoperta da poco.

Yves Lacoste nasce il 7 settembre del 1929, in Marocco, nella città di Fez, esattamente nell’ospedale militare[1].

La personalità più significativa e determinante per Yves Lacoste e di quello che sarà il suo percorso professionale è la figura paterna. Gli orientamenti fondamentali sono inscritti in lui dalla sua infanzia.

Il padre, come la cerchia di figure professionali intorno a lui, che saranno anche amicizie, sono determinanti per Yves: stare a contatto con loro stabilirà indirettamente gli indirizzi per tutta la sua vita.

Non si tratta solo di quella che si chiama vocazione; all’inizio voleva Yves essere un geologo. Il padre, Jean Lacoste, morì molto giovane, sulla quarantina, quando  Yves Lacoste aveva solo undici anni. Era un brillante geologo, lavorava presso la Société Chérifienne des Pétroles (SCP), teoricamente belga e con capitale francese e per Bureau de Recherches et Participations Minières (BRPM)[2]. Egli è in Marocco che ha svolto la sua professione, per Lacoste è il paese della sua infanzia; durante l’estate tornava in Francia, per le vacanze.

Tutto incominciò dalla grande pianura di Rharb ai piedi delle montagne meridionali del Rif, che erano, al momento della sua nascita, il campo di tesi del padre[3], con il titolo: “Studi geologici nel Rif meridionale”, nel 1934[4].

Importanti mentori conosciuti fin dall’infanzia, in quanto personaggi appartenenti alla cerchia illustre del padre furono, Jean Dresch e Pierre George. La curiosità di conoscere la terra della sua infanzia, il Marocco, con l’aiuto di Jean Dresch, lo porterà a contatto con la figura di Ibn Khaldoune a scriverne un libro, “Ibn Khaldoun, naissance de l’Historie, passè du tiers-monde. Questa sua passione sarà condivisa con la moglie, Camille Lacoste-Dujardin, che diventerà esperta etnologa della cultura berbera e della Cabilia, a cui darà attenzione al ruolo delle donne.

Il suo interesse per i paesi sottosviluppati dagli anni Sessanta in poi per la fine della colonizzazione lo porta a pensare alla geografia nelle pieghe della storia e della politica, diventando punto di riferimento della “geografia marxista”.

Lacoste è anche un geografo operante sul campo, dal Fiume Rosso in Vietnam, che darà vita al famoso, scioccante, rivoluzionario articolo su Le Monde, sul bombardamento delle dighe in Vietnam: “L’indagine sul bombardamento degli argini del Fiume Rosso (Vietnam, estate 1972)”; dalla Costa d’Avorio al Burkina Faso: “I problemi di sviluppo agricolo nella regione di Ouagadougou” (Alto Volta) dall’Algeria a Cuba, ha viaggiato ed esaminato il mondo, ha evidenziato gli usi pratici della geografia, anche a livello sociale, trovando una soluzione all’epidemia di oncocercosi combinando dati topografici, idrologici ecologici, climatici e demografici e alla possibilità di un migliore sviluppo agricolo.

Lacoste condurrà i suoi studi sui concetti di paesi sottosviluppati e al Terzo mondo, scriverà i libri come “I Paesi Sottosviluppati” (1959), “La geografia dei paesi sottosviluppati” (1965), “Unità e diversità del Terzo Mondo” (1980) e la riflessione “Contro alcuni terzomondisti e Contro gli anti-terzomondisti” (1985).

Hérodote: “Idéologies, géographies, stratégies”

La rivista Hérodote fondata e ideata da Yves Lacoste nasce nel 1976, con il primo numero di gennaio-marzo.

Gli incontri e i dibattiti inerenti al progetto di redigere la rivista hanno però origine nel 1972.

Yves tornato a Vincennes, dopo la sua indagine in Vietnam, inizia a esaminare insieme ai membri della segreteria editoriale, la stesura del testo da discutere con il primo numero[5].

La rivista accademica francese, con uscita trimestrale, e la squadra operativa sullo sfondo, hanno permesso l’ascesa di una scuola francese di geopolitica.

La rivista Hérodote ha lo scopo principale di promuovere e conferire alla geografia una nuova voce e riflettere attentamente sul suo ruolo nella scena internazionale, di sradicare il tabù attorno alla parola geopolitica, in atto da trent’anni, in quanto ricordava gli orrori perpetrati dal nazismo, in modo da potergli donare una concezione innovativa e distinguerla dalla geografia. Tuttavia in modo che sembrerebbe visionario, anticipando i tempi, tre anni dopo, nel 1979, i drammatici cambiamenti politici in Iran, Afghanistan e soprattutto la guerra tra due Stati comunisti, il Vietnam e Cambogia, porteranno questo termine alla ribalta dai media. Questo termine lo abbiamo visto improvvisamente apparire sulla stampa francese, senza nessuno allusione a un passato nazista[6].

La geopolitica, come la definisce Yves, analizza e spiega le lotte di potere sui territori geografici, grandi o piccoli che siano, tenendo conto degli argomenti avanzati da tutti i protagonisti, senza escludere nessuno, ciascuno dei quali propone rappresentazioni, diritti storici più o meno antichi, per giustificare la loro azione. All’importanza da dare alle strutture politiche di ciascuna di queste potenze rivali, che i politologhi eseguono bene, all’analisi dei loro diritti storici, più o meno immaginari, che gli storici effettuano, è assolutamente doveroso affiancare, la presa di coscienza dei diversi livelli di analisi spaziale, uno strumento essenziale del ragionamento geografico, a causa dei fenomeni di globalizzazione e delle ripercussioni di conflitti che avvengono in piccoli territori con un equilibrio di potere di portata globale. In questa materia non ci si può dimenticare, della geografia per come la intende Yves, di grande utilità per l’analisi di qualsiasi conflitto geopolitico, in sostanza di qualsiasi rivalità di potere sui territori[7].

Il periodo scelto per creare la rivista, era caratterizzato da una crisi della geografia dimostrato dalla riluttanza degli intellettuali a preoccuparsi della geografia e la rigida ostilità dei geografi universitari, ha fatto sì che quando è stata creata, nessuno di loro riteneva che la rivista sarebbe durata così tanto, ma ipotizzavano che avrebbe resistito pochi anni.

L’acquisizione di notorietà, grazie anche al successo internazionale dell’opera “Geografia del sottosviluppo”, tradotto in molte lingue, assicurava a Lacoste di scrivere con libertà tutto ciò che riteneva necessario, senza doversi preoccupare delle conseguenze per la sua carriera. Grazie all’appoggio di Jean Dresch, a quel tempo presidente dell’Unione Geografica Internazionale, la rivista prese piede. Fu proprio Dresch a suggerire a Lacoste di lasciare l’Istituto di Geografia in rue Saint Jacques per il Centro Sperimentale di Vincennes, la cui creazione fu decisa nell’estate del 1968 e fu inaugurata alla fine di novembre. Senza gli eventi del 1968, a cui Lacoste partecipò relativamente poco, e la creazione di Vincennes, è possibile che la rivista Hérodote non avrebbe mai visto la luce. Gli inizi di Vincennes furono infatti un periodo di dibattito, di confronti, di un ribollire di idee in un clima favorevole alla contestazione. Un’organizzazione universitaria del tutto atipica che permetteva incontri tra intellettuali di diverse discipline, per Lacoste si trattava dell’incontro con il filosofo François Châtelet, una personalità calda e intellettualmente libera come lo è ancora Lacoste[8].

Il rapporto con François Chatelet inizia molto più indietro, quando per rendersi meglio conto dell’originalità del grande storico di Ibn Khaldoun del XIV secolo, Lacoste studia testi di filosofi sui cambiamenti nella conoscenza storica, tra i quali  quello di François Châtelet:” La nascita della storia (La formazione del pensiero storico in Grecia)[9]. Nel 1960 organizzavano incontri in cui interveniva Châtelet, lo storico Jean Bruhat e lo stesso Yves Lacoste, costituendo una vera e propria squadra operosa e efficiente[10]. Dopo gli sconvolgimenti del 1968, Chatelet viene nominato direttore Dipartimento di filosofia dell’università di Vincennes e la sintonia tra i due aumenterà ancora di più[11]. Châtelet chiederà infatti  a Lacoste di scrivere il capitolo sulla geografia nel volume VII (1973) della sua Storia della filosofia (La filosofia delle scienze sociali). Nessun libro di filosofia aveva finora incluso un capitolo sulla geografia[12].

Anche se la geografia e la geopolitica erano discipline poco conosciute, sorprendentemente la rivista Hérodote riuscirà a guadagnarsi il successo, grazie all’abilità dei suoi creatori, soprattutto al suo ideatore e a sviluppare una continuità necessaria per determinare una scuola francese di geopolitica tanto da produrre un impatto a livello accademico in Francia.

Ma l’inizio degli anni Settanta, sono anche quegli anni in cui, conseguenza dello sconvolgimento universitario del maggio ‘68, i geografi mettono in discussione la loro disciplina, spesso qualificata dagli accademici di scienze sociali come una disciplina bastarda, divisa tra geografia fisica e geografia umana, che si occupa di tutto senza il rigore metodologico degli storici o dei sociologi, e quindi senza alcuno scopo reale. Tutto ciò ha portato i geografi a mettere in discussione i fondamenti della loro disciplina, a cercare di darle un carattere più scientifico separando geografia fisica e geografia umana[13].

La rivista sorge appositamente sotto l’egida del primo dei geografi, Erodoto, un greco di venticinque secoli orsono, per evocare il ruolo già strategico di questo sapere primordiale che è la geografia. Erodoto (484-425) considerato il primo storico, era anche un grande primo geografo. La volontà di dedicare la rivista ricade su di lui poiché, le sue preoccupazioni erano sorprendentemente attuali e in aggiunta anche completamente geopolitiche. Un secolo dopo Alessandro Magno si sarebbe lanciato alla conquista dell’Impero Persiano dopo aver preso atto degli insegnamenti e studi delle indagini di Erodoto[14].

La rivista fu pubblicata per la prima volta grazie al sostegno di due editori francesi, prima François Maspero, e poi di La Découverte. Yves Lacoste prenderà le decisioni sul titolo e il sottotitolo da solo, mentre François Maspero deciderà il formato, il modello della rivista e l’ortografia del titolo e della didascalia di copertina[15].

Hèrodote fin da subito riunisce un attivissimo ufficio editoriale, formato da un gruppo molto affiatato, da giovani ricercatori, che qualche anno prima, nel 1968, erano stati studenti di Yves all’Università di Vincennes: Michel Abhervé, Olivier Bernard, Jean-Michel Brabant, Béatrice Giblin e Maurice Ronai[16]; insieme a un gruppo di discussione, costituito da altrettanti collaboratori e autori con spiccate doti intellettuali che hanno permesso al progetto di raggiungere uno stile di elevata scientificità e un’ accuratezza, che solo specialisti di un certo livello potevano consentire, grazie alle prestigiose figure di: Claude Bataillon geografo anche lui interessato al Maghreb e al Sahara, Marcel Bélanger,  poeta e scrittore canadese, Jean Cabot, capo del dipartimento di geografia, con una tesi in Ciad e poi  professore all’Università di Algeri,[17], François Châtelet filosofo della storia, con cui Yves aveva già collaborato nel 1970, insieme hanno diretto nel 1971 con gli studenti un affascinante seminario sulla “epistemologia della geografia”[18], Michel Coquery geografa molto vicina a Pierre George e docente dell’Università di Vincennes nel 1969[19], Jean Dresch direttore a Parigi dell’Istituto di geografia, mentore di Yves che lo aveva già aiutato nel suo percorso, Jean Claude Giblin, Raymond Guglielmo geografo e discepolo di Pierre George, che Yves conosceva già ai tempi della sua aggregazione, Georges Jalabert, Bernard Kayser geografo e discepolo di Pierre George, Camille Lacoste-Dujardin moglie di Yves Lacoste etnologa esperta nella cultura berbera, Albert-Paul Lentin nato in Algeria, noto giornalista, Alain Manier psicoanalista, Mohamed Naciri geografo marocchino amico di Yves, ALej Piqueras, Michel Rochefort, allievo del geografo Pierre George e amico stretto di Yves[20], Milton Santos geografo brasiliano, Jean Tricart[21] uno dei massimi della geografia francese, fondatore dell’Istituto di geografia applicata di Strasburgo[22].  Appartenenti al gruppo a lui strettamente vicino, erano amici fidati, molti li aveva già conosciuti o incontrati, soprattutto nei suoi viaggi.

In questa familiarità di rapporti tra insegnanti e studenti che caratterizzava Vincennes in quel momento, ha associato un piccolo gruppo di studenti, per lo più storici, al progetto che aveva in mente da diversi anni: creare una nuova rivista di geografia.

Il gruppo era costituito non solo da geografi, ma da una vera e propria squadra multidisciplinare: filosofi, urbanisti, etnologi, psicanalisti, giornalisti, ingegneri; senza dubbio riguardo a molte domande e questioni non potevano avere tutti la stessa opinione, ma punti di vista diversi che potevano essere discussi attraverso Hérodote. In effetti l’idea era di offrire dei testi e di discuterli, di conseguenza pubblicare i loro commenti e le loro critiche. Non si tratta quindi di un comitato di redazione, ma come già accennato, un gruppo di confronto, riflessione e discussione, che successivamente si allargherà e si arricchirà di specialisti, sindacalisti e attivisti.

Prima di lanciare la rivista, era necessario formare la squadra al ragionamento geografico, e hanno riflettuto insieme sui vari problemi teorici. Con l’aiuto di François Châtelet, sono riusciti a creare un’unità di valore, “Epistemologia della geografia”, seguita da circa venti studenti compresi quelli che avrebbero formato la redazione della futura rivista[23].

Tra questi è importante menzionare Béatrice Giblin Delvallet, che fa parte della cerchia intorno a Yves Lacoste all’origine della rivista nel 1976, in quanto collaboratrice fidata da molto tempo. Le loro strade si incrociano già alla fine degli anni ’70 all’Università di Vincennes, studentessa che fa parte di quei studenti che, dopo aver iniziato gli studi di storia, avevano deciso di diventare geografi.  Beatrice Giblin Delvallet proveniente da Lille, nei primi incontri tra i due, non trova molto gradevole l’insegnate [24], ma successivamente legherà particolarmente con lui, tanto che diventerà il suo direttore di tesi e con il suo aiuto preparerà l’aggregazione geografica.

La sua tesi di dottorato in Geografia sostenuta nel 1971, sarà incentrata sul geografo Élisée Reclus. Sulla scia degli insegnamenti di Lacoste, per favorire il progredire lo studio della geopolitica, fonderà l’Istituto Francese di Geopolitica nel 2002[25] e lo dirigerà fino al 2009. Il suo contributo è stato di primaria importanza per lo sviluppo di una scuola francese di geopolitica, ma aveva già partecipato al suo precursore Centro per la ricerca e l’analisi geopolitica di Parigi VIII nel 1989. Nel 2006 Yves gli offrirà la direzione di Hérodote, che esiste ancora grazie proprio all’editore La Decouvertè[26], con un pubblico ancora vasto e consultabile in versione elettronica su Cairn.info.

Hérodote: “Revue de Géographie et de Géopolitique”

Dal suo lancio nel 1976, la rivista Hérodote è stata al centro di importanti dibattiti di geografia, in continua evoluzione. Così, nel 1982, il sottotitolo “ideologie, geografie, strategie” è stato sostituito da quello di “rivista di geografia e geopolitica”, ormai il termine geopolitica non era più un tabù. Le basi di questa evoluzione e la continuità delle principali proposte difese dalla rivista sono spiegate, dalla necessità di studi sul campo attraverso i quali esporre le conoscenze epistemologiche della geografia. Serve a porre le basi di una geografia geopolitica, distinta dalla geografia politica, che giustifica l’unità e i vantaggi di una geografia che è sia fisica che umana. L’efficacia del ragionamento geografico per capire le questioni geopolitiche non è solo a livello planetario, a scala continentale o degli Stati, ma anche a livello regionale, il che implica il ritorno alle origini, alle fonti classiche ma anche e soprattutto l’apertura a nuovi campi per la ricerca geografica[27].

Nel 1982 il sottotitolo “Revue de géographie et de géopolitique” non introduce una modifica della linea editoriale, ma segna la voglia di mostrare che la produzione di idee geopolitiche, che poi proliferarono nei media, può fare a meno dell’efficacia esplicativa della geografia, condivisa con la storia[28].

A quasi dieci anni dalla sua nascita, i dati sono sorprendentemente positivi, 36 numeri, quasi 6.000 pagine, decine di schede, oltre 150 autori, 4.000 lettori, Hérodote esiste ancora. Evitato dai geografi universitari francesi nel primo periodo, però successivamente la rivista diventa oggetto di studi.

La sua longevità è dovuta a tre fattori: il primo, la coesione dei membri che dirigono la rivista; il secondo, la regolarità degli incontri settimanali che non pregiudicano la qualità del confronto e si permettono anzi di mantenere un’amicizia; il terzo, l’accordo intellettuale sull’efficacia del ruolo dei geografi nella comprensione del mondo che appare sempre più complicato. Questa unità non impedisce in alcun modo  le discussioni all’interno del team che nascono soprattutto sulla diversità degli assi di ricerca: Michel Foucher che lavorava sulla geopolitica di confini, senza dimenticare del tutto la sua ricerca sulla “geografia della geografia”; Michel Korinman, germanista, curioso di geografia, era interessato agli scritti di geopolitici di lingua tedesca; Béatrice Giblin ha avuto la possibilità di portare alla luce l’opera di Elisée Reclus (1982), e la sua duplice formazione di storica e geografa ha portato per un po’ di tempo ad interessarsi alla storia della geografia e della sua epistemologia; la sua ricerca era principalmente orientata verso la geopolitica regionale; Yves Lacoste, noto per il suo lavoro sul Terzo Mondo, lavorava su situazioni geopolitiche complesse e preparava un trattato di geopolitica. Inoltre, i temi trattati non erano semplici; punti caldi in tutto il mondo. La squadra era unanime nel decidere l’essenziale cambio di orientamento di Hérodote, annunciato sulla copertina del ventottesimo numero, pubblicato nel primo trimestre del 1983, con la modifica del sottotitolo: “ideologie, geografie, strategie” sostituito da “rivista di geografia e geopolitica“.

Con il nuovo sottotitolo, gli animatori della rivista hanno dovuto riflettere sui motivi per cui i geografi e gli storici tedeschi avevano, tra le due guerre, deviato nel razzismo e nell’ideologia nazista. Hanno anche dovuto costruire una definizione ampia ma precisa della parola “geopolitica”. Lacoste ha proposto come definizione: “L’analisi delle rivalità di potere, tutti i tipi di poteri, sui territori, grandi o piccoli che siano”. Da qui l’importanza del ragionamento geografico e storico[29].

Ma tutte le difficoltà teoriche non erano state risolte, in particolare quello che concernevano l’articolazione dei diversi livelli di analisi. Il gruppo di Hérodote pensò per un po’ di risolvere questo problema con l’aiuto dei matematici; questo, sebbene utile, era insufficiente. Ecco perché poi hanno scelto di moltiplicare le analisi di situazioni concrete, dove le tensioni erano alte e la confusione colossale (il Medio Oriente per esempio) per far progredire la comprensione; è stato scelto il pragmatismo come processo in cui comprovati elementi del metodo e l’intuizione dei ricercatori sul campo, sembra essere la metodologia efficiente, l’efficienza la cui prova è il corso degli eventi che, talvolta, utilizzando questo processo sono riusciti ad anticipare e prevedere. La loro geografia procede dunque dal rapporto tra teoria e pratica[30].

Per dieci anni, Hérodote è stato lo strumento che mostrava l’efficacia e quindi l’interesse di un ragionamento geografico completo, a fortiori se si tratta di azione geopolitica. In questi dieci anni si sono moltiplicati gli studi sulle situazioni difficili: la loro la complessità veniva più o meno sbrigliata secondo l’efficienza dei metodi pragmatici ed è solo a poco a poco che si è compiuto un lavoro di teorizzazione.

La squadra di Hérodote in un certo senso cerca di creare un approccio comparabile mediante l’analisi delle rivalità delle superpotenze su scala planetaria, la distribuzione dei loro sistemi politici e militari, ma anche dall’analisi dei problemi sempre più acuti che scaturiscono dalla concentrazione di un gran numero di popoli o etnie entro i confini di Stato.

Ma Hérodote non riduce la geografia alla geopolitica, non è specializzato solo in questioni politiche. La sua ambizione è più ampia poiché si tratta di ristabilire la geografia, fisica e umana, nello stato che per secoli è stata il suo, quella del sapere politico. La pratica del numero a tema, seppur restrittivo, permette di soddisfare questa doppia esigenza. Infatti, dei quattro numeri pubblicati ogni anno, due trattano temi di geopolitica favorendo il ragionamento geografico e altri due si occupano di un tema di geografia più classico, mostrando la necessità di prendere in considerazione le questioni politiche. Questa concezione della rivista ha incontrato e incontra un’eco sempre più ampio come testimonia il rapido esaurimento di alcuni numeri: “Mediterraneo americano”, “Geopolitica del mare” e le due stampe di “Geopolitica in Medio Oriente”.

In questi dieci anni le proposte degli articoli si sono significativamente evolute. Gli autori propongono articoli in cui le ragioni degli eventi geografici non escludono più sistematicamente la politica e trovano quindi la geografia fondamentale. Il loro obiettivo rimane quello di rendere la geografia uno spazio di conoscenza per pensare, in modo tale che i geografi possano agire in modo più efficace, perché è lì che risiede la sua legittimità epistemologica[31].

I 25 anni di Hérodote

Yves Lacoste nel numero 100: “Hérodote a vingt-cinq ans, Écologie et géopolitique en France[32], non ci spiega solo le interazioni e le interconnessioni tra ecologia e geopolitica ma affronta l’andamento della rivista nella sua evoluzione nel suo primo quarto di secolo.

Gli anni ’80 per  la rivista, sono caratterizzati da alcuni cambiamenti, François Gèze ha preso il sopravvento a capo delle Éditions La Découverte, pubblicando la rivista[33]. Inoltre nel 1986 la redazione subisce una variazione.

Nei primi venticinque anni questa rivista di geografia e di geopolitica si è concentrata principalmente sui vari conflitti avvenuti, in Europa in particolare, dalla fine della guerra fredda, considerando la fase successiva alla guerra fredda. Hérodote, si è quindi occupato della successione degli eventi come conseguenze dei grandi cambiamenti geopolitici, per esempio le guerre civili jugoslave e la questione serba.

Il suo metodo di analisi, prendere in considerazione le rappresentazioni contraddittorie dei protagonisti e la mappatura dei rapporti di forza in campo, ha talvolta suscitato commenti dispregiativi e imbarazzo. Così, il famoso n° 67, “La questione serba” (1992), irritò fortemente i filosofi, che consideravano scandaloso mappare l’intreccio in Bosnia di nazioni che sono diventate avversarie.

È curioso notare fino a che punto certi intellettuali, in particolare filosofi, rifiutarono di esaminare la mappa soprattutto se mostrava la complessità spaziale delle entità politiche di cui erano difensori. Le domande nazionali difficili da risolvere, l’ascesa dei movimenti identitari, il discredito che circondava l’idea di nazione, in Francia in particolare, ha incoraggiato a creare diversi numeri della rivista sul tema della nazione. Questa, come previsto dalla squadra, come idea chiave geopolitica, corrispondeva a seconda dei paesi a rappresentazioni geopolitiche molto diverse.

Gli 88 numeri relativi ai primi 25 anni della rivista, sono consultabili grazie al catalogo Gallica della Bibliotèque Nationale de France.

I temi sviluppati ruotano attorno alla chiarificazione della geopolitica, ma anche ai campi di studi di specializzazione dagli autori, come il numero 11 di Jean Dreasch intitolato: “Geografia-anticolonialismo” e quelli di Camille Lacoste Dujardin l’etnologa esperta della cultura berbera e del ruolo delle donne nel Maghreb, scriverà i numeri 94 e 180 dai titoli: ”Europe du Sud, Afrique du Nord. Une intelligentsia kabyle en France: des artisans d’un “pont transméditerranéen” e “Femmes et géopolitique: Des femmes au Maghreb: Regards d’une ethnologue sur cinquante ans d’études et de recherche”. Vengono analizzati le situazioni a elevato rischio relativamente nei numeri, 18: “Punti caldi” e numero 24: “Terre ad alto rischio”.

Hérodote ha ottimi rapporti con studiosi che fanno riferimento al marxismo senza ridurlo a quello economico e che tengano conto di altri organi, di quello politico e l’ideologico. Il lavoro di Robert Fossaert, ad esempio, analizzato nel numero 10 (1978) e nel numero 25 (1982), sono stati presentati come utile riflessione allo sviluppo dell’analisi marxista nella geografia[34].

Nella fase che va dal 1988 al 2001 i numeri di Hérodote tratteranno della geopolitica delle grandi città, geopolitica dell’acqua, Russia, globalizzazione, geopolitica dell’insicurezza.

Gli anni dal 1988 al 2001 di Hérodote, entro i limiti cronologici proposti, sono caratterizzati da una viva consapevolezza della tragedia e del dramma, dovuta allo shock degli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 che hanno innescato un clima di instabilità, su cui si innesta anche una forte sensazione di preoccupazione e insicurezza generale.

Il tempo è stato segnato dalle contraddizioni che sono peggiorate all’interno dell’URSS, la destabilizzazione dei suoi confini occidentali, simboleggiata poco dopo dalla caduta del muro di Berlino e la rapida dislocazione del grande impero, la fine di questo periodo, e che ne apre un altro, è l’11 settembre 2001, quando gli Stati Uniti erano confrontati per la prima volta, sul loro suolo, con la radicalizzazione islamista e la sua violenza mortale.

Il tema fortemente dominante rispetto a tutte le sintesi di questo periodo di Hérodote è quella della nazione, i territori della nazione, sono considerati come elementi geopolitici principali, descritti come un generatore di insiemi di situazioni complesse e rappresentazioni contraddittorie con conseguenze, o meno, su tensioni e conflitti.

La geopolitica e più specificamente Hérodote serviva e continua a servire per aiutare tanti cittadini a capire meglio le situazioni politiche complicate, articolando i diversi livelli di analisi spaziale e confrontando entrambe le rappresentazioni contraddittorie diffuse dai media[35].

Grazie all’ azione dell’editore Éditions La Découverte, tutti gli articoli pubblicati su Hérodote dal 2001 sono consultabili sul sito web del portale della rivista Cairn (www.cairn.info).

L’influenza internazionale di Hérodote: tra spazio euromediterraneo e cultura anglosassone

L’influenza di Hérodote fu forte non solo in Francia ma gli echi si spinsero perfino all’estero, scavalcando i confini del territorio in cui era nata, specialmente nei Paesi di lingua latina.

I geografi francesi erano stati attivi nello sviluppo della disciplina in paesi come Brasile e Argentina; avevano servito come modelli in Spagna, Portogallo e fino a un certo punto in Italia (dove era nota anche la geografia tedesca). Molti di questi paesi hanno avuto tragiche esperienze fasciste, prima della seconda guerra mondiale, durante la guerra o dopo. La maggior parte dei loro geografi si rivolgeva alla Francia per intraprendere direzioni ideologiche antifasciste e antimperialiste e questo presupposto appariva ben fondato, dato che i geografi francesi associati a Pierre George, fornirono una base per tale messa a fuoco.

Dunque, le idee di Yves Lacoste e Hérodote sono cresciute su un terreno fertile preparato da tali semi intellettuali. In effetti, l’impatto è scaturito principalmente dall’opuscolo iniziale “La geografia è usata, in primo luogo, per fare la guerra” e dagli articoli dei primi cinque anni della rivista tra 1976 e il 1981. Significa che i cambiamenti più progressivi nelle concezioni della geopolitica, dell’imperialismo e delle nazioni da allora non rimasero ignorate, soprattutto in Spagna, Brasile e paesi latinoamericani di lingua spagnola[36].

Necessario è soffermarci sull’influenza particolare di Hérodote in Italia in quanto prese una forma diversa. La géographie, ça sert, d’abord, à faire la guerre di Yves Lacoste, venne tradotto in italiano come: “Crisi della geografia, geografia della crisi” (Lacoste 1978). La rivista “Hérodote /Italia, Strategia, geografia, ideologia” è stata lanciata nel 1978 dalla casa editrice Bertani, a Verona. Diretta da Massimo Quaini che in quegli anni si era già cimentato nel ripensamento dei fondamenti e della storia del sapere geografico in chiave marxista. Con al seguito un numeroso collettivo redazionale composto: da Paola Bonora, Massimo Quaini, Giorgio Botta, Maria Carazzi, Nenè Dragoni, Eduardo Grottanelli, Dino Barrera, Sergio Conti, Anna Segre, Paola Sereno, Michele Dean[37].

La rivista Hérodote/Italia, per parte sua, nella quale militano alcuni degli aderenti al movimento di “Geografia Democratica”, compreso il suo direttore Massimo Quaini, ma non tutti, ospita articoli che si ispirano esplicitamente a Lacoste e ai suoi cavalli di battaglia, ma con un così dichiarato schieramento politico della geografia a favore delle classi operaie e subalterne da generare una reazione molto forte di rigetto nell’ambiente accademico italiano, non solo in quello più conservatore, da comprometterne, alla lunga, la pubblicazione, nonostante molti degli animatori della rivista abbiano poi trovato una loro collocazione universitaria negli anni a venire; indizio di una progressiva, anche se lenta, assimilazione della “critica geografica” da parte dell’università italiana del post-sessantotto.  L’orientamento politico era però diverso da quello francese: era una rivista marxista. Nel 1983, il titolo divenne “Erodoto. Problemi di geografia” ma il successo fu limitato e la rivista purtroppo scompare relativamente presto, nel 1984, dopo la pubblicazione di solo sei numeri. Tuttavia, la geopolitica era stata presente in Italia durante il ventennio fascista, con la pubblicazione della rivista Geopolitica, di Trieste (1939-1942) di Giorgio Roletto ed Ernesto Massi (Atkinson 1995; Antonsich 1996)[38].

Dopo la guerra, tali termine e campo  di studio furono evitati nel paese. L’edizione italiana di Hérodote era apparsa troppo presto, non raccolse il successo per prendere l’avvio.

Dieci anni dopo, la situazione era diversa, poichè le discussioni riguardanti la geopolitica prese davvero piede tra i geografi italiani nel 1983-1985. Gli ufficiali dell’Esercito e della Marina italiana come il generale Carlo Jean iniziarono a pubblicare testi su problemi di geostrategia e geopolitica. Nel novembre 1991 MicroMega, rassegna culturale della Sinistra italiana, ha pubblicato un numero di geopolitica, con le carte di alcuni esponenti di Hérodote. Quest’ultimo ha suscitato grande curiosità in Italia. Di conseguenza Lucio Caracciolo, che aveva contribuito alla rivista di MicroMega, contattò Michel Korinman che aveva contatti a Milano. I due, insieme hanno riunito un gruppo di influenti ufficiali militari (Carlo Jean), politici scienziati, economisti, giornalisti e alcuni geografi (Gaetano Ferro e Maria Paola Pagnini), e nel marzo 1993 hanno lanciato Limes, Rivista Italiana di Geopolitica, attualmente ancora operativa. In realtà, Limes. Rivista Italiana di Geopolitica, il cui primo numero, dedicato al conflitto nella ex Jugoslavia, appare nel marzo 1993, si caratterizza per una marcata trasversalità dei valori politici dei suoi membri, accomunati unicamente dalla volontà di riportare in Italia il dibattito sulla identità di nazione e sui nostri interessi nazionali.

Gli editoriali di Limes non lasciano spazio a dubbi: con la geopolitica si vuole proprio rilanciare un approccio legato alla tradizione del realismo politico, una vera e propria Realgeopolitik[39].

Poiché il mondo si regge sullo scontro tra interessi di potenza, la geopolitica realista di Limes, seppur fondata sul dibattito democratico nazionale e sul confronto reciproco tra questi dibattiti, si trova costretta, in assenza di una composizione democratica e pacifica di quegli interessi, a far prevalere il proprio su quello degli altri. È il funzionamento della logica di potenza insita nel pensiero realista[40].

A differenza di Hérodote e Hérodote/Italia, Limes non è un prodotto della geografia, accademica o meno, bensì dell’editoria specializzata. Queste origini evidenti nell’impostazione che, ad esempio, viene dato al problema epistemologico. Al di là del saggio di Lacoste, nessun dibattito teorico viene sostenuto, con l’effetto di produrre una visione del contributo dello stesso Lacoste come una sorta di ipse dixit, risolutivo di ogni problematica conoscitiva legata all’uso della geopolitica.

Quello che davvero conta per Limes è l’attualità, per cui il successo del prodotto editoriale si misura nella sua capacità di fornire chiavi di interpretazione utili per chi deve prendere decisioni politiche nell’immediato[41].

Una traduzione inglese degli articoli di Hérodote di P. Girot e E. Kofman è stata pubblicata da Croom Helm nel 1985 (Girot e Kofman 1985). Øyvind Østerudha, successivamente, ha presentato una breve valutazione di Hérodote nel documento che ha scritto su “Gli usi e abusi della geopolitica” (Østerud 1987)[42]. Più recentemente, il nuovo panorama di Geoffrey Parker della tradizione geopolitica occidentale fornisce un’analisi approfondita della geografia politica francese e il ruolo di Hérodote (Parker 1998). Pertanto, la traiettoria intellettuale di Hérodote è abbastanza nota nel mondo di lingua inglese e i contributi alla geopolitica critica anglofona hanno riconosciuto il contributo del magistrale lavoro di Lacoste nel rapporto tra geografia e potere statale (ÓTuathail 1996). Tuttavia, sarebbe giusto notare che l’impegno attivo con la letteratura generata da Hérodote è stata relativamente limitata riguardo alla geografia politica anglofona nonostante l’evidente influenza intellettuale di pensatori francesi come Foucault, Derrida e Baudrillar. Cosa potrebbe spiegare allora questa mancanza di attenzione all’opera Lacoste- Hérodote?

La prima ragione è semplicemente che pochi geografi anglofoni leggono la geografia francese, o addirittura qualsiasi fonte di lingua non inglese: la negligenza di Hérodote non è specifica, ma fa parte di un più ampio disimpegno, anche se la teoria sociale francese è à la mode nella geografia anglofona, di solito viene tradotta.

Siamo indubbiamente di fronte a un’arroganza linguistica e un imperialismo, ma c’è anche una semplice mancanza di abilità linguistica. La seconda ragione di abbandono, è che quando gli anglofoni geografi, geografi particolarmente radicali e critici, interessati alle prospettive della geopolitica critica, esplorano Hérodote, trovano il suo approccio difficile da comprendere. Hérodote sembra essere molto regionale nella sua enfasi, orientata a casi di studio empirici, poco progressista geograficamente e con scarsi contenuti teorici. Il divario è ulteriormente enfatizzato dalle storie di pubblicazione dei libri di Lacoste: il suo libro blu del 1976 La Géographie, ça sert d’abord, à faire la guerre è stato tradotto in italiano, spagnolo e portoghese, ed è citato in documenti geografici critici/radicali fino al Brasile e Argentina, ma non è mai apparsa una traduzione in lingua inglese. Né il suo best-seller sul sottosviluppo (Lacoste 1959, 1965 e successive edizioni, 1980, 1985) è stato pubblicato in inglese, anche se molti sono stati tradotti in una serie di altre lingue. Eppure, se la geografia anglofona ha trascurato Lacoste-Hérodote, la negligenza è sicuramente ricambiata. Fin dai suoi inizi Hérodote è stato incorporato all’interno del mondo francofono e nei dibattiti della geografia francese. C’è stato scarso riferimento a fonti in lingua inglese (e quei riferimenti principalmente in Saggi di Hérodote di autori al di fuori del nucleo editoriale), e nessuno sulla crescita degli studi geopolitici anglofoni e della geopolitica critica dagli anni ’80 in poi[43].

Pochi geografi anglofoni hanno scritto per Hérodote: Baker e Clout sono apparsi in un numero sulla geografia storica (Baker 1994; Clout 1994), e Agnew ha anche contribuito, ma scrivendo sulla geografia elettorale in Italia (Agnew1998) piuttosto che sulla sua geopolitica più globale e critica.

L’ analisi Lacoste-Hérodote dello sviluppo e della formazione di geografia e geopolitica è ambientato quasi esclusivamente nel contesto francese (con alcuni riferimenti alla storia precedente della geografia tedesca). Allo stesso modo, i dibattiti contemporanei che includono, Levy sul marxismo, Brunet sui coremi e Raffestin sulla geopolitica: sono dibattiti francofoni[44].

La mancanza di impegno è quindi reciproca: due comunità si rivolgono a preoccupazioni simili ma con scarso riferimento al lavoro o alle prospettive reciproche.

Molti degli argomenti all’interno della geografia francese e della prospettiva Lacoste-Hérodote non possono che essere valutati in un contesto più ampio, multilingue e internazionale. Argomenti, sviluppi e dibattiti, come quelli della storia della geografia e del recente revival della geopolitica, sono spesso presentati da Lacoste-Hérodote come specificatamente francesi o inerenti a circoli francofoni. Tuttavia, in molti casi sono molto più generali e internazionali nel loro ambito, e anche la ricerca di cause specificatamente francesi potrebbe essere limitante, in quanto hanno bisogno di una riflessione a più livelli considerando anche il livello internazionale.

I 40 anni della rivista Hérodote

Hérodote, rivista di geografia e geopolitica, nei trent’anni della sua vita, è stato investito dalla successione di molti grandi cambiamenti geopolitici avvenuti nel mondo: la fine della guerra del Vietnam, la stupefacente guerra tra Stati comunisti, Cambogia, Vietnam e Cina, la prima rivoluzione islamista in Iran, l’invasione dell’Afghanistan, la caduta del muro di Berlino, la scomparsa dell’URSS e la prima guerra del Golfo, le Guerre civili jugoslave, il genocidio in Ruanda e altre tragedie africane. Lo testimoniano i titoli dei numeri della rivista che, per consentire un approfondimento sono stati dedicati a un conflitto specifico o ad un soggetto principale che è oggetto di controversia. Ma Hérodote offre ai lettori qualcosa di interessante e innovativo, oltre alle tante informazioni e analisi già pubblicate sulla stampa quotidiana o mensile, questo qualcosa in più è il ragionamento geopolitico.

Le preoccupazioni di Hérodote riguardano tanto le questioni internazionali, come attestano i rapporti regolari con Radio-France Internationale, ma vertono anche sui problemi della geopolitica interna, vale a dire delle rivalità di potere sul territorio della stessa Nazione-Stato. Il caso della Francia è oggetto di analisi precise, come dimostra la pubblicazione della: “Nuova geopolitica delle regioni francesi” (2005) che si rivolge a politici, attivisti e ai cittadini più informati. La funzione civica della geopolitica è anche lavorare in modo amichevole dai Caffè geopolitici ospitati dal mensile[45].

Nel nuovo periodo di Hérodote, iniziato nel 2002, caratterizzato da una consapevolezza di eventi drammatici, ma su cui si innesta anche una forte sensazione di preoccupazione e inquietudine, osserviamo che ovviamente l’ansia della geopolitica all’evolversi delle “zone calde” o “temi caldi” nel mondo non si è attenuata, ma anzi amplificata. Ogni nuovo numero della rivista tratta di nuove preoccupazioni o già ben identificate, ma non risolte, nel Vicino (n° 124)[46] e nel Medio Oriente (n° 133)[47], in Africa (n° 111)[48], nelle marce russe (n° 129)[49] e in Europa Centrale (n° 128)[50], problemi dei popoli che vivono nei territori interessati o vicino a loro sono (o prima o poi saranno) confrontati. Ora sappiamo che, nella logica della globalizzazione, ogni impressione di sicurezza, al riparo di un territorio, è illusoria come si vede nella rinnovata problematica delle questioni del terrorismo (n° 134)[51], dei cambiamenti del clima (n° 121)[52], guerre e conflitti (n° 130)[53].

Comprendere gli effetti della globalizzazione e il loro trattamento geopolitico, oltre i confini del ragionamento geoeconomico già di per sé chiaramente segnalato, è una delle principali preoccupazioni del team di Hérodote, infatti nel 2003, sono stati pubblicati due numeri speciali sul tema della globalizzazione n°108 e n°109. 

Hérodote è tornato ampiamente su questo grande progetto affrontando i conflitti e competizioni tra religioni, fenomeno geopolitico maggiore (n° 106 e n° 119), l’inglese come lingua della globalizzazione (n° 115), le nuove sfide geopolitiche della Cina (n° 125), la crisi alimentare in Africa e in Oriente (n°131), il riorientamento della politica estera del presidente Obama (n° 149) e le questioni del cyberspazio (n° 152-153)[54]. Quest’ultimo numero, coordinato da Frédérick Douzet, ripercorre una realtà segnalata nel 1997: il moltiplicarsi delle questioni geopolitiche legate all’irresistibile espansione dei sistemi di informazione e comunicazione consustanziali alla globalizzazione.

Ora sappiamo che il cyberspazio è diventato un teatro di scontri e conflitti geopolitici formidabili. Frédérick Douzet dimostra che queste domande, che solo gli esperti di cultura scientifica padroneggiavano, all’ombra dei politici e militari, devono essere imperativamente chiariti perché ora stanno raggiungendo un maggior numero di lettori e cittadini.

Inoltre il team dell’IFG (Istituto Francese di Geopolitica) lavora in stretta collaborazione con la rivista, gestendo il sito di Hérodote, www.herodote.org.

In questa fase, Hérodote, attuando una concezione democratica della geopolitica, ma basata su un approccio scientifico, mira ancora di più ad aiutare i cittadini a comprendere meglio le questioni geopolitiche. Molti di questi problemi che possono essere in anticipo o affrontate successivamente, sono complicate e pericolose, nonostante alcune rappresentazioni. Quindi vengono poste in Hérodote, domande che possono infastidire o potrebbero risultare non “politicamente corrette”.

Nel mutato contesto, Hérodote non devia: pubblica casi studio specifici, monografie combinando approcci geografici e geopolitici la cui funzione è far capire situazioni complesse e specifiche che richiedono di saper ragionar contemporaneamente spaziale e temporale.

In termini di governo di Hérodote, un passaggio di consegne, nel 2006, tra il fondatore e Béatrice Giblin, presente e molto attiva nella rivista fin dalla prima ora, è un elemento di continuità, nel momento stesso in cui una generazione di studiosi, una “generazione anni Sessanta”, attiva dai primi anni Duemila, gioca un ruolo sempre più importante nell’avventura ormai quarantennale di Hérodote[55].

Questa squadra è sempre stata impegnata a mantenere entrambe le estremità della catena: pubblicare risultati, ma anche riflettere sugli strumenti metodologici, descriverli, testarli, spiegarli, perfezionarli, rinnovarli.

Una caratteristica di Hérodote è, regolarmente, raccontarsi, rivedere le condizioni del suo sviluppo, per valutare i progressi compiuti. Con questo metro di giudizio, troviamo gli elementi di continuità che hanno prevalso nella realizzazione della rivista, anche se tre o quattro generazioni di autori lo hanno successivamente affrontato. Altra caratteristica fondamentale, concomitante con la nascita di Hérodote è la rottura. Si trattava di allontanarsi dalla geografia universitaria e mantenere il corso, senza però buttare via le basi più importanti. La rivista ci è riuscita, a rischio di essere investita da un certo isolamento, uno status intellettuale ancora al quanto endogeno, perché la geopolitica francese, per le esigenze dei metodi e delle conoscenze che implica, non è ancora un modello così ampiamente condiviso.

Per molti colleghi geografi e studiosi che erano riluttanti ad investire nei nuovi sviluppi quantitativi e teorici della geografia francese, Lacostesembrava essere un iconoclasta, un ribelle radicale ed eroico. Hérodote è stato lanciatoe il primo numero è stato pubblicato nel Gennaio 1976[56], con la sua nascita si è segnato un allontanamento radicale dalla lunga eredità Vidaliana della geografia politica francofona. Lacoste e i suoi colleghi cercano di ribaltare le agende tradizionali della geografia che tendevano a concentrarsi sullo Stato e sul territorio nazionale a scapito dei nuovi temi ecologici, anticoloniali e rivoluzionari. Durante i primi anni di pubblicazione, il materiale empirico di Hérodote fu principalmente dedicato alle guerre postcoloniali e ai movimenti rivoluzionari nel Terzo mondo. C’erano, tuttavia, altri interessi che erano fondamentali per l’editoriale emergente politica. L’interesse per i problemi politici più in generale era motivato, per Yves Lacoste, dal desiderio di cambiare il contenuto, l’intento e la natura applicata della geografia[57].

Hérodote non è stato concepito, quindi, per studiare solo la competizione delle super-potenze, le conseguenze della decolonizzazione e i problemi dello sviluppo. Esso doveva anche contribuire alla modernizzazione e riformulazione della geografia, e non solo la geografia politica, ma l’intera disciplina. Secondo Lacoste, non c’era bisogno di sviluppare generali e/o affermazioni universali sulla natura della geografia umana o politica perché secondo la linea neo-vidaliana che aveva ereditato da Pierre George, lo scopo della disciplina consisteva nell’analizzare i contesti geografici, e non nella ricerca di regolarità scientifiche. Piuttosto, la natura storica delle società umane significava che non aveva senso cercare leggi astratte in luoghi e contesti specifici. La principale funzione della geografia era quella di focalizzare l’azione: essere “attivi”. Successivamente, Lacoste ha rivelato una preoccupazione costante di considerare e mettere in discussione i ruoli della geografia e della geopolitica nel pensiero all’interno della società[58].

Così, la geopolitica era fondata sulla dimensione geografica. La novità, invece, è stata l’attenzione dedicata agli attori e ai modi in cui si è svolta l’analisi delle situazioni sociali e politiche perché tradizionalmente questo si basava su inventari esaurienti delle forze naturali o sociali all’opera. Verso la metà degli anni ’80, la situazione era sempre più concepita come un’arena in quali governanti, partiti politici e gruppi di interesse si contendevano l’influenza e potenza. L’analisi delle situazioni ha cessato di basarsi su un paradigma mutuato dalle scienze naturali. L’enfasi ora è incentrata sulla struttura sociale e sull’interazione sociale piuttosto che su leggi e regolarità universali[59]. In mezzo a questo cambiamento intellettuale epocale, l’attenzione di Hérodote era sempre più rivolta allo studio della geopolitica[60]. Otto anni dopo il primo numero, l’ordine del giorno della rivista era stato chiaramente definito. Dal 1984, lo stile della rivista non è cambiato molto. Ogni problema coperto, e copre ancora un tema, generalmente i problemi geopolitici di una particolare area. Anche se la linea editoriale non è stata alterata, la natura del “geopolitico” nella rivista ha continuato ad essere adattato.

Quando si cerca di misurare l’impatto di Hérodote sull’opinione pubblica francese, è importante ricordare che il suo obiettivo principale non sono solo gli intellettuali della sinistra illuminata francese, ma tutti coloro che insegnano geografia, e gli alunni e gli studenti interessati ai problemi di oggi. 

Così, l’ambizione principale di Yves Lacoste è che la rivista venga letta da tutti quelli che insegnano geografia nelle scuole secondarie, e alcuni dei loro alunni, in particolare quelli nella fascia dai sedici ai diciotto anni. Alla base di questa aspirazione c’è la convinzione che la funzione principale dei geografi nelle università sia quella di fornire una preziosa formazione per i docenti della scuola secondaria di domani. Così facendo, i geografi delle scuole secondarie dovrebbero impartire buone lezioni, il che significa essere bene informati e allo stesso tempo confrontarsi con i problemi reali del mondo contemporaneo rilevanti per il cittadino moderno. Hérodote ha una missione di cittadinanza: da qui l’attenzione dedicata ai problemi della nazione in generale e alla sua vita politica più in particolare, e nella riformulazione di Lacoste della geopolitica, alla preoccupazione per la politica e il futuro della Francia[61].

Questo orientamento ha spiegato perché Hérodote ha avuto un limitato impatto sui quotidiani o settimanali, ma la sua influenza resta importante. La sua tiratura (circa 6.000 copie) è alta per una rivista dotta del mondo francofono. Parte dell’influenza di Hérodote venne dal primo dei membri del suo comitato di redazione che partirono per sviluppare il proprio campo di attività. Michel Foucher, ad esempio, ha creato una società di consulenza che si occupa di problemi geopolitici, lavora per banche e società commerciali ed ha svolto un ruolo importante, al Quai d’Orsay (il Ministero degli Affari Esteri francese)[62].

Inoltre è opportuno attribuire la giusta rilevanza all’omaggio dell’accademia francese in occasione dei 40 anni della rivista Hérodote, per iniziativa del Ministro della cultura Jack Lang.

All’IMA, Institute of the Arab World, il 7 aprile 2016, davanti a quasi 400 persone, Jack Lang e Jean-Yves Le Drian hanno accolto Yves Lacoste, ideatore e project manager della rivista, accompagnato dal caporedattore, Beatrice Giblin. Attorno a loro, sul palco del grande auditorium dell’IMA, si sono radunati Leïla Shahid, diplomatica palestinese, Erik Orsenna scrittore francese, consigliere culturale di François Mitterrand dal 1983 al 1984, nel libro “Grand Amour” del 1993 ne racconta l’esperienza, nel 1985 è stato nominato maître des requêtes al Consiglio di stato, infine nel 2000 consigliere di Stato e Bernard Guetta, giornalista francese di origine marocchina esperto di politica internazionale. Tutto esaurito per festeggiare i 40 anni della rivista. C’era infatti una coda sul Quai des Fossés Saint-Bernard, alle 18 di quel giorno, per celebrare l’evento. Tutte le generazioni messe insieme, tutte le origini, tutte le professioni, professori e ricercatori, studenti e decisori, una fitta folla attendeva davanti all’ingresso dell’IMA. Tutti i presenti, radunati per onorare e elogiare i successi e ricordare ogni impresa[63].

Jack Lang ha aperto la serata ricordando l’importanza del lavoro svolto dalla rivista pubblicata da La Découverte. Béatrice Giblin è tornata sui segni di riconoscimento ora indirizzati a una pubblicazione a lungo controcorrente rispetto alla geografia universitaria: Gran Premio della Società Geografica nel 2014, sostegno del CNL per la traduzione all’estero, digitalizzazione dei primi 100 numeri, inclusione della geopolitica nelle scuole secondarie, creazione di un Istituto francese di geopolitica. La rivista è ora pienamente riconosciuta. Questo indubbiamente perché, accanto alla sua vocazione scientifica, svolge una funzione civica. Così viene letta dai decisori politici come dai cittadini impegnati che vogliono capire meglio il mondo che li circonda.

Yves Lacoste, ha evocato molto brevemente la fondazione della rivista. Allora professore di geografia a Parigi VIII , aveva scritto un breve articolo su Le Monde per ricordare la funzione delle dighe in Vietnam. Questi erano gli obiettivi dei bombardamenti americani: provocare il cedimento delle dighe con migliaia di persone che sarebbero annegate, creando l’immagine di un disastro naturale, non di un omicidio di massa deliberato. Il suo piccolo articolo ha suscitato grande interesse per la geografia: si è rivelato essere qualcosa di diverso da una “cosa noiosa” senza alcuna influenza sulle lotte politiche. François Maspero ha svolto un ruolo chiave nell’ospitare la rivista e nella pubblicazione del libro di Lacoste su Ibn Khaldoun. Ci è voluto molto tempo per iniziare, ma dal 1976 il giornale ha continuato a crescere in forza, come ha testimoniato con umorismo Erik Orsenna o con gratitudine Leïla Shahid. Bernard Guetta raccontò come, da giovane giornalista a Mosca nel bel mezzo della Perestrojka , avesse trovato nel Dizionario di geopolitica uno strumento di lavoro impareggiabile. Durante il dibattito molto animato con il pubblico, Lacoste ha ricordato che Hérodote non stava servendo una causa e che i lettori hanno tratto dalla recensione “ciò che gli interessa”. Questo progetto enciclopedico sulla scia di Erodoto di Alicarnasso e Ibn Khaldoun, Giblin lo riassume in una formula: ” Hérodote spera di aiutare a pensare”[64].

Infine, Jean-Yves Le Drian ha pronunciato il discorso di chiusura della serata. Dopo essere tornato sui grandi dati della geostrategia francese, il ministro della Difesa ha insistito sull’importanza dell’analisi e della riflessione a lungo termine. Per questo le riviste svolgono “un ruolo essenziale” e costituiscono uno “strumento per comprendere la complessità”. Il Ministro delle Forze Armate ha così salutato la recensione dell’autore de La geografia, serve, prima di tutto, a fare la guerra . E in quarant’anni Hérodote ha prodotto queste armi che giustamente si dice siano essenziali per la critica e la comprensione del mondo. Questo riconoscimento segna anche quello della geopolitica. 

Conclusione

In conclusione, la rivista fondata nel 1976, affrontando una vastità di temi, è riuscita a sopravvivere a qualsiasi difficoltà, grazie alla sua anima di adattamento a ogni sfida, la sua evoluzione gli ha permesso di arrivare in modo florido e con un grande successo fino ai nostri giorni.

La sua dedizione, il suo spirito innovatore, critico e autocritico insieme alla cerchia di figure eccellenti, hanno permesso di varcare i confini della Francia e influenzare l’Europa mediterranea o la cosiddetta “cultura latina” ma anche il sorgere di una nuova scuola di geopolitica in Francia.

La rivista Hérodote sebbene abbia avuto molti nemici e pochi amici soprattutto all’inizio, può ora trionfare della conquista di essere riconosciuta finalmente non solo dall’opinione pubblica, vedendo i lettori, ma anche dalle istituzioni, prova ne sia l’iniziativa del Ministro della cultura Jack Lang in occasione dei 40 anni della rivista Hérodote, continuando però a mantenere un spirito critico che la contraddistingue.  

Nel 1989 presso l’Università di Parigi VIII, Yves ha fondato con Béatrice Giblin e altri colleghi, il Centro di ricerca e analisi geopolitica, un dottorato unico in geopolitica. Ha ospitato giovani ricercatori di varie università francesi ed europee, soprattutto dalla Russia e dai paesi dell’Europa centrale. Ogni anno vengono portate a termine una trentina di solide tesi di ricerca per il DEA in geopolitica, sono state discusse complessivamente una cinquantina di tesi di dottorato in geopolitica. Ciascuna di esse è uno studio approfondito di uno spazio di conflitto e un contributo originale alla riflessione teorica in geopolitica. Questi successi hanno permesso nel 2002, sempre all’Università di Parigi VIII e con lo stesso spirito, la creazione da parte di Béatrice Giblin dell’Istituto francese di geopolitica continuando a sviluppare una scuola di geopolitica francese.


 

[2] Y. Lacoste, Aventures d’un Gèographe, Equateurs, 2018, pag. 15,16

[3] Y. Lacoste, La géographie, ça sert, d’abord, à faire la guerre, La Découverte, 2014, pag. 11

[4] https://data.bnf.fr/fr/10910127/jean_lacoste/ (consultazione del 1 ottobre 2021)

[5] Y. Lacoste, Aventures d’un Gèographe, Equateurs, 2018, pag. 190

[6] Y. Lacoste, Aventures d’un Gèographe, Equateurs, 2018, pag. 193

[7] Y. Lacoste, La géographie, ça sert, d’abord, à faire la guerre, La Découverte, 2014,  pag. 46

[8] B. Giblin, La naissance d’Hérodote: une création audacieuse

[9] Hérodote n. 160: O. Bernard, “Dix brèves notations pour quarante ans d’Hérodote

[10] Y. Lacoste, Aventures d’un Gèographe, Equateurs, 2018, pag. 110

[11] Y. Lacoste, Aventures d’un Gèographe, Equateurs, 2018, pag. 158

[12] Y. Lacoste, Aventures d’un Gèographe, Equateurs, 2018, pag. 188

[13] B. Giblin, La naissance d’Hérodote: une création audacieuse

[14] Y. Lacoste, Gépolitique la langue historie d’aujourd’hui, Larousse, pag. 27

[15] Y. Lacoste, “Del razonamiento geográfico, táctico y estratégico al razonamiento geopolítico: los comienzos de Hérodote”. Geopolítica(s). Revista de estudios sobre espacio y poder, vol. 2, núm. 2, 339-342.

[16] Hérodote n. 1: idéologies, géographies, stratégies; Y. Lacoste, Aventures d’un Gèographe, Equateurs, 2018, pag. 187

[17] Y. Lacoste, Aventures d’un Gèographe, Equateurs, 2018, pag. 159

[18] Y. Lacoste, La géographie, ça sert, d’abord, à faire la guerre, La Découverte, 2014, pag. 37

[19] www.lemonde.fr/disparitions/article/2011/11/29/michel-coquery-geographe-ancien-directeur-de-l-ens-de-fontenay-saint-cloud_1610910_3382.html (consultazione del 11 dicembre 2021)

[20] Y. Lacoste, La géographie, ça sert, d’abord, à faire la guerre, La Découverte, 2014, pag. 48

[21] Hérodote n. 1: idéologies, géographies, stratégies

[22] Y. Lacoste, La géographie, ça sert, d’abord, à faire la guerre, La Découverte, 2014, pag. 8

[23] Y. Lacoste, Aventures d’un Gèographe, Equateurs, 2018, pag. 188

[24] Y. Lacoste, Aventures d’un Gèographe, Equateurs, 2018, pag. 162

[25] Y. Lacoste, La géographie, ça sert, d’abord, à faire la guerre, La Découverte, 2014, pag. 47

[26] Y. Lacoste, La géographie, ça sert, d’abord, à faire la guerre, La Découverte, 2014, pag. 7

[27] B. Gliblin, Hérodote, une géographie géopolitique

[28] Hérodote n. 160: O. Bernard, “Dix brèves notations pour quarante ans d’Hérodote”

[29] Y. Lacoste, Aventures d’un Gèographe, Equateurs, 2018, pag. 10

[30] B. Gliblin, Hérodote, une géographie géopolitique

[31] B. Gliblin, Hérodote, une géographie géopolitique

[32] Hérodote n. 100: Y. Lacoste “Hérodote a vingt-cinq ans, Écologie et géopolitique en France“

[33] Hérodote n. 120: Y. Lacoste, B. Giblin “Hérodote a trente ans”

[34] B. Gliblin, Hérodote, une géographie géopolitique

[35] Hérodote n. 100: Y. Lacoste, Hérodote a vingt-cinq ans, Écologie et géopolitique en France

[36] M. Antonsich, “Geografia Politica e Geopolitica in Italia dal 1945 a oggi”, 1996, pag. 24

[37] Numero 0 “La geografia serve a fare la guerra” di Hérodote/Italia. Stretegie-geografie-ideologie. pag. 9

[38] P. Claval, Hérodote and the French Left in “Geopolitical Traditions. A century of geopolitical thought”. K. Doods e D. Atkison, Routledge, Taylor & Francis Group, pag. 261

[39] M. Antonsich, “Geografia Politica e Geopolitica in Italia dal 1945 a oggi”, 1996, pag. 69

[40] M. Antonsich, “Geografia Politica e Geopolitica in Italia dal 1945 a oggi”, 1996, pag. 73

[41] M. Antonsich, “Geografia Politica e Geopolitica in Italia dal 1945 a oggi”, 1996, pag. 76

[42] P.  Claval, Hérodote and the French Left in “Geopolitical Traditions. A century of geopolitical thought”. K. Doods e D. Atkison, Routledge, Taylor & Francis Group, pag. 262

[43] L. W.Hepple “GÉOPOLITIQUES DE GAUCHE Yves Lacoste, Hérodote and French radical geopolitics “in “Geopolitical Traditions. A century of geopolitical thought”. K. Doods e D. Atkison, Routledge, Taylor & Francis Group, pag. 270

[44] L. W.Hepple “GÉOPOLITIQUES DE GAUCHE Yves Lacoste, Hérodote and French radical geopolitics “in “Geopolitical Traditions. A century of geopolitical thought”. K. Doods e D. Atkison, Routledge, Taylor & Francis Group, pag. 271

[45] Hérodote n. 120: Y. Lacoste, B. Giblin “Hérodote a trente ans”

[46] Hérodote n. 124:“Proche-Orient, géopolitique de la crise”

[47] Hérodote n. 133: “Le Golfe et ses émirats”

[48] Hérodote n. 111: “Tragédies Africaines”

[49] Hérodote n. 129: “Stratégies américaines aux marches de la Russie”

[50] Hérodote n. 128: “ Vers une nouvelle Europe de l’Est ?”

[51] Hérodote n. 134: ”Pillages et Pirateries

[52] Hérodote n. 121: ”Menaces sur les deltas

[53] Hérodote n. 130 : “Géographie, Guerres et Conflits

[54] Hérodote n. 160: O. Bernard, “Dix brèves notations pour quarante ans d’Hérodote

[55] Hérodote n. 160: O. Bernard, “Dix brèves notations pour quarante ans d’Hérodote”

[56] P. Claval, Hérodote and the French Left in “Geopolitical Traditions. A century of geopolitical thought”. K. Doods e D. Atkison, Routledge, Taylor & Francis Group, pag. 240

[57] P. Claval, Hérodote and the French Left in “Geopolitical Traditions. A century of geopolitical thought”. K. Doods e D. Atkison, Routledge, Taylor & Francis Group, pag. 245

[58] P. Claval Hérodote and the French Left in “Geopolitical Traditions. A century of geopolitical thought”. K. Doods e D. Atkison, Routledge, Taylor & Francis Group, pag. 247

[59] P. Claval, Hérodote and the French Left in “Geopolitical Traditions. A century of geopolitical thought”. K. Doods e D. Atkison, Routledge, Taylor & Francis Group, pag. 249

 

[61] P. Claval, Hérodote and the French Left in “Geopolitical Traditions. A century of geopolitical thought”. K. Doods e D. Atkison, Routledge, Taylor & Francis Group, pag. 258, 259

[62] P. Claval, Hérodote and the French Left in “Geopolitical Traditions. A century of geopolitical thought”. K. Doods e D. Atkison, Routledge, Taylor & Francis Group, pag. 261

[63] F. Bordes La Revue des revues 2017/1 (n. 57) , Les 40 ans d’Hérodote. pag.102

[64] F. Bordes, La Revue des revues 2017/1 (n. 57) , Les 40 ans d’Hérodote., pag. 103, 104

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    By: Noemi al Khalaf

    Noemi al Khalaf è laureata magistrale in “Scienze della politica, della sicurezza internazionale e della comunicazione pubblica” presso l’Università degli Studi della Tuscia. Si occupa di storia delle relazioni internazionali e geopolitica, con attenzione per Italia, Francia e spazio euromediterraneo.

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