Novità e anacronismi. Studiare la sinistra portoghese
Gli scioperi, le contestazioni studentesche, le ripercussioni della repressione sovietica nei paesi dell’Est, la rivoluzione culturale cinese, la diffusione del terzomondismo sono alcuni degli elementi per la comprensione della sinistra nei “lunghi anni sessanta”, considerando un periodo che va dalla seconda metà degli anni cinquanta alla prima metà degli anni settanta. Furono anni di trasformazione a livello globale e di particolare articolazione della sinistra, per l’assunzione di nuovi orizzonti o modelli – come il Vietnam, Cuba, l’Africa, l’America del Sud, la Cina -, la nascita di nuovi gruppi e partiti, i cambiamenti dei contenuti e delle forme delle lotte, la composizione sociale della classe operaia e dei movimenti di lotta e intervento politico.
Lo studio della sinistra portoghese negli anni settanta è particolarmente interessante perché il Portogallo viveva in un contesto “post sessantotto”, che si confrontava con le novità dei lunghi anni sessanta e con le fratture nel movimento comunista internazionale, restando però per molti aspetti un paese anacronistico, a causa della guerra coloniale (1961-1974) e della dittatura dell’Estado Novo (1933-1974)[1]. I cambiamenti che avvennero tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta furono decisivi per la ridefinizione della sinistra portoghese, ma sarebbero state la rivoluzione dei garofani (25 aprile 1974) e la fine della guerra coloniale ad assumere il ruolo di spartiacque dopo oltre quarant’anni di dittatura.
La bibliografia è ormai piuttosto ampia, se si considerano sia gli studi specifici sulla sinistra, sia le ricerche riguardanti l’Estado Novo, il Partito Comunista Portoghese (PCP), la Rivoluzione dei garofani. Tra gli archivi disponibili per la consultazione ci sono l’archivio nazionale della Torre do Tombo, che conserva anche i fondi della Polícia Internacional e de Defesa do Estado (PIDE), l’archivio della fondazione Mario Soares, i il centro 25 aprile di Coimbra, gli archivi ministeriali, tutti fondi che conservano le fonti
più consistenti per lo studio dei partiti comunista e socialista, dei movimenti studenteschi, dei gruppi di sinistra e dei conflitti sul lavoro.
Nel dibattito storiografico sviluppatosi in Portogallo, la sinistra non compresa nei partiti “tradizionali” viene definita “radicale” o “estrema”. Gli studiosi che più – e da posizioni politiche differenti – si sono occupati della sinistra portoghese non compresa nel PCP o nei gruppi socialisti usano quasi indifferentemente l’espressione “extrema” e “radical”. José Pacheco Pereira in un ampio studio dedicato alle riviste della sinistra, argomenta che l’uso indiscriminato che fa di sinistra “radicale” o “estrema” implica comunque una riflessione su una sorta di “gradazione” interna alle due componenti. Afferma infatti che usa “estrema” per i gruppi più politicizzati o in cui l’attività politica gioca comunque un ruolo principale. Usa invece “radicale” per quelle componenti che avevano una forte componente “controculturale”, una single issue tematica come ad esempio il femminismo, la psichiatria, la prigione[2]. Anche Miguel Cardina ha affrontato la questione della terminologia nei suoi studi sulla sinistra portoghese, a cui ha dedicato almeno due libri. Il primo si intitola Esquerda radical[3] e offre una rassegna su tutti le correnti e i gruppi – più o meno ampli, più o meno longevi – di sinistra. Giustifica il titolo del volume sostenendo che esquerda radical è una nozione “elastica”, che comprende sia una precisa ecologia politica, sia caratteri di ribellione e di non sottomissione in senso lato. Usa nel volume spesso anche il termine “extrema esquerda”. Argomenta invece che sinistra “rivoluzionaria” avrebbe troppi connotati autocelebratori, mentre “esquerdismo” ha assunto un significato di accusa di ingenuità politica e incapacità. Anche nel volume dedicato al maoismo in Portogallo, dal titolo Margem de certa maneira, Cardina usa sia l’espressione “radical” sia “extrema”[4].
Breve panoramica delle trasformazioni della sinistra portoghese
All’inizio della guerra coloniale, nel 1961, il PCP stava vivendo un’epoca di cambiamento. La fuga dal carcere di Peniche di Cunhal, (insieme ad altri nove dirigenti)[5] nel gennaio del 1960, dopo undici anni di detenzione, decretarono un riassetto del partito: il segretario generale andò a Mosca, per poi trasferirsi a Parigi alla fine del 1967 e il partito clandestino fu riorganizzato in Portogallo. All’interno del paese, il partito contava su una comissione executiva, sui militanti clandestini, sulla rete di tipografie per la redazione, la stampa e la distribuzione dell’Avante! e su una organizzazione per cellule che permise al partito di sopravvivere alla continua e sistematica repressione della PIDE, per tutta la durata dell’Estado Novo. Molto è stato scritto sulla clandestinità comunista in Portogallo, e sull’esilio di funzionari e militanti [6]. La linea politica del partito, negli anni settanta e prima del 25 aprile del 1974, si basava sulla elaborazione teorica uscita dal congresso del 1965 (Kiev) dal nome di Rumo à vitória, ovvero la rivoluzione democratica e nazionale [7]. L’insurrezione nazionale era la strada per la sconfitta del regime; le azioni di massa ne erano il motore principale ma erano contemplate anche azioni speciali, ovvero violente. Alla vigilia della rivoluzione il partito poteva contare su circa 3000 militanti (per lo meno il numero indicato dal PCP, che equivalevano al totale dei militanti delle organizzazioni clandestine della sinistra radicale nello stesso periodo) [8].
Nel 1957, in occasione del V Congresso, il PCP aveva riconosciuto di diritto all’indipendenza e all’autodeterminazione delle colonie e l’opposizione alla guerra coloniale fu una costante della lotta del partito contro l’Estado Novo: «a solução do problema colonial português, tal como o Partido Comunista a preconiza, consiste em reconhecer o pleno direito de autodeterminação para os povos das colónias dependentes de Portugal, incluindo a sua separação»[9] e l’opposizione alla guerra coloniale fu una costante della lotta del partito contro l’Estado Novo, anche se continuavano a permanere,
in alcuni quadri, silenzi sulle posizioni anteriori del PCP e sulla subordinazione oggettiva della questione coloniale ai problemi “nazionali” [10].
Quando cominciarono le diserzioni dall’esercito, il PCP salutò e incentivò l’azione dei giovani soldati che si rifiutavano di combattere in Africa. La posizione del PCP cambiò però poi verso la fine del decennio: nel luglio del 1967, infatti, usciva un comunicato del Comitato Centrale che, pur salutando l’iniziativa dei giovani soldati come una manifestazione di protesta nei confronti dell’Estado Novo, invitava i militanti comunisti a non disertare, con l’idea di infiltrare le fila dell’esercito e non lasciarle in mano alla completa fascistizzazione [11].
Una tale presa di posizione da parte degli organismi dirigenti fu motivo di attrito con altre componenti di sinistra che nel corso del decennio si erano aggregate proprio intorno alla questione della guerra coloniale, in una situazione bellica resa sempre più drammatica dall’incremento dei soldati mobilitati, delle vittime e delle proporzioni del conflitto sui tre fonti africani (Angola, Guiné, Mozambico). Fu il caso della Esquerda Democratica Estudantil (EDE), che avrebbe poi dato origine al Movimento Reorganizativo do Partido do Proletariado (MRPP), dei molti comitati di appoggio a disertori e rifugiati formatisi fuori dal Portogallo.
La presa di posizione nei confronti della diserzione diede origine all’opposizione tra PCP e altri gruppi di sinistra e alla moltiplicazione delle accuse di opportunismo o avventurismo. Si scoprirono, inoltre, diverse possibilità – e tanti motivi di attrito – sulle diverse maniere in cui i soldati avrebbero potuto disertare: prima del servizio militare, durante o dopo il servizio militare, prima, durante o dopo l’imbarco per il fronte coloniale, con le armi o senza le armi, in conseguenza di un’azione rivoluzionaria, etc. C’era poi la questione dopo l’abbandono dell’esercito: andare a combattere con i movimenti di liberazione nazionale, rimanere in clandestinità in Portogallo rischiando l’arresto, fuggire all’estero, integrare un comitato di appoggio ai disertori in giro per l’Europa: le possibilità erano molte e anche gli attriti e le discussioni che caratterizzarono il periodo. Dentro il partito comunista non ci furono ripercussioni tali da modificarne l’assetto: negli anni immediatamente precedenti il PCP aveva affrontato (oltre alla costante repressione della PIDE), la formazione della Frente de Acção Popular (FAP), un gruppo maoista guidato da Francisco Martins Rodrigues, la nascita dei gruppi di lotta armata – tra cui anche un gruppo affiliato al partito stesso, l’Acção Revolucionária Armada (ARA) [12] – il movimento studentesco e la formazione dell’EDE. Anche in Portogallo, infatti, la fine degli anni sessanta e l’inizio dei settanta furono caratterizzati da un’onda di proteste nelle università, da una diffusa politicizzazione dei giovani e da nuove forme di attivismo politico. L’eco dei conflitti che a livello mondiale avevano scosso il mondo universitario e le generazioni più giovani (con influenze e riferimenti diversi, dalle lotte negli Stati Uniti, alla rivoluzione culturale cinese, al maggio francese, etc.) si combinarono con quanto succedeva in Portogallo.
La radicalizzazione e la repressione poliziesca caratterizzarono gli anni compresi tra il biennio 1968/’69 e il 1974, non solo a livello delle lotte degli studenti e delle mobilitazioni contro la guerra e il servizio militare; le agitazioni e i conflitti segnarono gli anni del “marcelismo” [13] e il fatto che vari sindacati fossero stati conquistati da esponenti dell’opposizione democratica causò l’intensificazione della repressione [14]. Furono in particolare i mesi compresi tra l’estate del 1973 e l’aprile del 1974 a essere caratterizzati da una agitazione sociale che diede un forte impulso alla disgregazione del regime: le mobilitazioni coinvolsero circa 100.000 lavoratori e si contraddistinsero sia per la combattività dei lavoratori nella difesa dei salari in una situazione di crisi economica, sia perché nuove forme di organizzazione e agitazione sfuggivano all’inquadramento del PCP nei luoghi di lavoro [15].
Nel novembre del 1967 una forte alluvione provocò centinaia di morti nelle zone di Lisbona e nella valle del Tejo e le reti di solidarietà che si attivarono per portare aiuti nelle zone colpite coinvolsero moltissimi studenti; per molti giovani fu un’occasione di presa di coscienza politica e radicalizzazione, a causa del contatto con le condizioni di miseria in cui vivevano le popolazioni colpite e delle operazioni di censura delle informazioni messe in atto dall’Estado Novo. Fu inoltre un’esperienza di aggregazione che ebbe un forte impatto nella costruzione delle reti di amicizia e socialità, oltre che di discussione politica e di denuncia del regime. L’alluvione avvenne in un momento di rafforzamento del movimento studentesco, che tra il 1968 e il 1969 si espresse in una nuova onda di conflitti e proteste nelle università del paese [16]. La sostituzione di Salzar con Marcelo Caetano, alla fine del 1968, costituì una nuova scossa nella situazione politica e nella sinistra, per le differenti letture delle misure “liberalizzanti” della cosiddetta “primavera marcelista”. La continuazione della guerra coloniale, l’arruolamento forzato dei giovani, l’aumento del numero dei soldati impegnati nella guerra coloniale e delle diserzioni dall’esercito furono un altro fattore che influì sulla politicizzazione dei giovani tra la fine degli anni sessanta e il 25 aprile del 1974 e sulla moltiplicazione di gruppi di sinistra, in gran parte ispirati alla teoria della FAP. Fu questo il contesto in cui nacque l’Esquerda Democratica Estudantil (EDE), che si formò tra il 1968 e il 1969 a Lisbona.
Questo gruppo mosse i primi passi nell’organizzazione delle mobilitazioni studentesche contro la guerra del Vietnam, nel febbraio del 1968. All’inizio del 1970 l’organizzazione ripercorse un anno della sua storia, esplicitando lo sforzo fatto in direzione di una «redefinição ideologica e reorganização de um verdadeiro movimento de juventude revolucionária» [17]. Le preoccupazioni e gli obiettivi dell’EDE si concentrarono essenzialmente nel collegare la guerra con la nuova tappa vissuta dalla dittatura dopo la sostituzione di Salazar con Caetano e il ruolo dei capitali monopolisti. Quanto alla “linea politica rivoluzionaria” l’organizzazione studentesca criticava il PCP per la politica “per tappe” e per il riferimento alla rivoluzione “democratica” e alle alleanze con tutti i gruppi non monopolisti. L’EDE rimproverava al partito comunista di accantonare il socialismo in un futuro nebuloso e di ammettere soluzioni pacifiche; per la sinistra studentesca una tale posizione subordinava il proletariato al mito della rivoluzione medio borghese, presagiva una sorta di capitalismo democratico e svuotava l’azione dei lavoratori dei suoi contenuti rivoluzionari.
La maggior parte dei suoi componenti fondarono nel settembre del 1970 il gruppo maoista Movimento Reorganizativo do Partido do Proletariado (MRPP), il cui organo di stampa era Luta Popular: questo era un partito che rimproverava al PCP di essere revisionista [18]: il nodo politico stava nell’opposizione alla guerra coloniale e nella lettura della situazione politica portoghese. I contenuti del giornale si rivolgevano esplicitamente alla definizione della battaglia nelle colonie come lotta rivoluzionaria, grande, gloriosa e giusta, dei popoli oppressi delle colonie per la liberazione nazionale e alla critica del PCP, accusato di riformismo: «Luta Popular é o órgão de massas dos comunistas portugueses. É a voz do proletariado revolucionário, à cabeça dos trabalhadores em luta contra a exploração capitalista e imperialista, contra a guerra colonial- imperialista, contra a repressão fascista e contra a traição revisionista e reformista do PCP e dos “socialismos” idênticos que, arvorando-se em dirigentes do movimento popular, mais não pretendem que mantê-lo agrilhoado aos interesses da burguesia» [19]. Nell’ottobre del 1972 la polizia, durante una manifestazione sparò a José Ribeiro Santos, studente universitario e militante della Federação de Estudantes Marxistas-Leninistas (FEML), l’organizzazione giovanile del MRPP, la cui morte fu seguita da grandi manifestazioni studentesche di denuncia di crimini del regime e della polizia.
Il MRPP, tuttavia, non era l’unico gruppo politico maoista. Dalla FAP di Rodrigues creato a metà degli anni Sessanta si era creato anche il Comité Marxista- Leninista Português (CMLP), che aveva come organo di stampa O Proletario, che poi passò a chiamarsi Unidade Popular.
L’EDE e l’organizzazione studentesca del CMLP insieme lanciarono i Comités de Luta Anti Colonial (CLAC), che nel febbraio del 1970 organizzano la prima manifestazione specificamente contro la guerra coloniale.
La componente studentesca del CMLP formava la União dos Estudantes Comunistas (marxistas-leninistas) (UEC m-l), che a partire dall’Ottobre del 1969 pubblicò il giornale Servir o Povo. Nell’agosto del 1970 il CMLP si trasformò nel Partido comunista Português (m-l) (PCP m-l). Nell’universo dei gruppi marxisti-leninisti un’altra organizzazione ebbe una particolare rilevanza, anche perchè nacque dalla confluenza di due precedenti gruppi. L’Organização Comunista Marxista Leninista Portuguesa (OCMLP) nacque nel 1972 dalla fusione O Comunista e o Grito do Povo, e iniziò a pubblicare prima il giornale O Grito do Povo e poi Vanguarda Proletaria. Erano attivi anche altri gruppi e comitati marxisti leninisti e afferenti al maoismo, come la Unidade Revolucionaria Marxista Leninista (URML), nata nel 1970, che si distanziava sia dal MRPP sia dal CMLP [20]. L’universo di gruppi e partiti influenzati dal comunismo maoista e in contrasto con il PCP non costituiva un blocco omogeneo, né per la storia delle sue componenti, né per la concezione politica; il MRPP si distinse rispetto agli altri gruppi marxisti leninisti e di influenza maoista per l’elaborazione politica in rapporto con il PCP: consideravano infatti che un partito della classe operaia, autenticamente rivoluzionario, non fosse mai esistito in Portogallo e che bisognasse dunque costituirlo dal nulla: la necessità non era quella di guadagnare consensi nella sinistra del PCP provocandone la scissione, ma di fondare un partito veramente comunista [21].
I primi anni settanta, come accennato, furono caratterizzati anche dalla nascita dei gruppi clandestini di lotta armata, che si contraddistinsero per l’obiettivo di colpire le strutture del regime, soprattutto quelle militari, evitando il più possibile di fare vittime civili. Il primo gruppo a scatenare azioni armate contro il regime fu la Liga de União (LUAR), attiva dal 1967 e smantellata nel 1973 a causa dell’arresto dei militanti, guidata da Hermínio de Palma Inácio e ispirata sia dal Fronte di Rodrigues (FAP) sia dal Movimento de Acção Revolucionária (MAR) [22]. Assaltarono una filiala della Banca del Portogallo presso Figueria da Foz per sostenere le future azioni. L’ARA, sostenuta dal PCP, fu invece operativa dal 1970 al maggio 1973 e diresse la sua prima azione contro la nave Cunene, attraccata al porto di Lisbona e destinata al trasporto di militare bellico in Africa.
Il partito, approvando la formazione dell’ARA, dava seguito all’orientamento imposto dopo la fuga dal carcere di Cunhal, che doveva cancellare la politica “pacifica” tenuta dal PCP durante la sua prigionia. Il nuovo organismo si poneva come uno strumento per incanalare le pressioni – interne e esterne al PCP – che spingevano in direzione dell’azione armata e contro le posizioni che attaccavano il partito “da sinistra”, accusandolo di riformismo o opportunismo.
Le Brigadas Revolucionárias (BR) operarono dal novembre 1973 fino alla vigilia del 25 aprile ed ebbero la più forte connotazione anticolonialista, oltre che un ruolo di primo piano nell’opposizione portoghese che svolgeva attività politica in Algeria. Le BR si basavano inoltre sulla critica dello stalinismo e sulla combinazione tra lotta armata e predominanza del proletariato sul partito. Nel 1973 fondarono un partito, il Partido Revolucionário do Proletariado (PRP) [23].
Il marxismo-leninismo degli anni sessanta avrebbe continuato a esercitare influenza anche dopo il 25 aprile; nel dicembre del 1974, otto mesi dopo la rivoluzione, fu fondata la União democrática popular (UDP) che rivendicava le sue origini nella “scissione” (ci tengono a sottolineare che fu una scissione) dal PCP nel 1964. Tennero un congresso 9 marzo 1975, a Montijo, in cui parteciparono le organizzazioni che contribuirono alla formazione della UDP [24].
La costituzione dell’Unione degli studenti comunisti, (UEC) da parte del PCP, nel 1972 può essere interpretata come una risposta al sorgere di tanti gruppi di sinistra. Se da un lato Cunhal tendeva all’incontro con le spinte di sinistra interne al partito tramite l’appoggio all’ARA o la creazione dell’UEC, dall’altro conduceva la battaglia ideologica contro le componenti considerate nemiche. Nel 1971 il segretario del PCP scrisse Radicalismo Pequeno Burgues de Fachada socialista, un libro di dura critica nei confronti dei gruppi di sinistra radicale. Il testo uscì in due ristampe nel 1971. Una terza edizione (la prima legale) uscì nel 1974 con una prefazione degli editori: sostenevano che la nuova situazione politica non aveva mutato le caratteristiche fondamentali del cosiddetto radicalismo piccolo borghese: «O radicalismo pequeno burgues de fachada socialista continua a manifestar-se na nova situação política criada em Portugal após o 25 de abril. As suas características fundamentais não se alteraram (…). Pretendendo prejudicar o processo de democratização, agindo contra o movimento popular e contra o Movimento das Forças armadas, tomando como alvo quase exclusivo não a reacção e o fascismo, mas a principal força política empenhada na democratização, o PCP, os pseudo- revolucionários esquerdistas aparecem não só como um elemento perturbador mas também por vezes como um instrumento, consciente ou inconsciente, da contra- revolução». [25]
Nel frattempo anche i socialisti avevano fondato il loro partito, che si costituì ufficialmente nella città tedesca di Bad- Munstereifel nel 1973. La Acção Socialista Portuguesa, (ASP) creata da Mario Soares, Tito de Morais e Francisco Ramos da Costa, esisteva già dal 1964, come gruppo di propaganda politica in Portogallo e all’estero. Nel marzo del 1968 Mario Soares fu esiliato a S. Tomé per decisione di Salazar, essendo poi riabilitato al rientro da Caetano, nel novembre dello stesso anno. Nel 1969 la ASP partecipò alle elezioni organzzando la Comissão Eleitoral de Unidade Democratica (CEUD), ma poco dopo Soares si vide nuovamente costretto all’esilio e lasciò il Portogallo nel 1970.
Gruppi di giovani intellettuali avrebbero invece creato, alla fine del 1975, il gruppo Intervenção socialista, una terza via per il socialismo. L’esperienza durò solo fino al 1978, la maggior parte dei membri sarebbero poi entrati nel partito socialista. Subito dopo la Rivoluzione, si era formato il Movimento de Esquerda Socialista (MES), il cui giornale era Esquerda Socialista. Le esperienze del MES e di Intervenção Socialista, indipendentemente dalla durata e dall’impatto, furono di grande importanza per molti militanti, sindacalisti e cattolici progressisti che per lo più erano diventati militanti di sinistra nei movimenti studenteschi nel corso degli anni sessanta.
Tra l’esilio e il viaggio, i movimenti della sinistra
La storia della sinistra portoghese negli anni settanta è anche una storia di una ampia circolazione di persone, a vari livelli. La prigionia, l’esilio e l’obbligo di combattere la guerra coloniale furono gli aspetti più drammatici delle storie di migliaia di militanti (e non militanti). I comunisti fecero frequenti viaggi in Unione Sovietica, nei paesi del blocco dell’Est e in Europa, e molti funzionari si stabilirono, con o senza la famiglia, all’estero per molti anni [26]. Sebbene le esperienze vissute dai comunisti furono specifiche, a causa della qualità della repressione, del rapporto col PCUS e della posizione
del PCP nel movimento comunista internazionale, l’esilio riguardò anche i socialisti, i disertori o i giovani che scelsero di lasciare il Portogallo, i comunisti in rottura con il PCP (fu il caso per esempio di Carlos Antunes, che maturò la rottura col PCP mentre si trovava a Parigi come responsabile dell’organizzazione del partito dove svolse una intensa attività con gli immigrati), i militanti di sinistra che non erano entrati nel partito. Hélder Costa, per esempio, non aveva aderito al PCP per la questione coloniale e a Parigi fondò il Teatro operário, oltre che a partecipare alla fondazione dell’OCMLP. I militanti portoghesi consideravano la Francia come un “rifugio”, ma erano consapevoli della transitorietà della loro permanenza lontano Portogallo, il che avevano fatto maturare il comune impegno contro la dittatura fascista: «(…) a França era um porto de salvação, relativamente agradável, mas de passagem. Acordo esse, que provocava um interesse também maioritariamente comum: era preciso denunciar o estado de coisas que existia em Portugal, e tentar actuar, fosse como fosse, contra a ditadura fascista (…) O minúsculo grupo que arrancou com a ideia do “Teatro operário” tinha outros planos: era preciso levar o teatro, a música, a cultura, a arte, a agitação política, os jornais antifascistas, alfabetização, a ajuda social, a quem mais precisa de tudo isso: as centenas de milhares de emigrantes que se empilhavam em bairros de lata e “foyers” miseráveis» [27].
Le fonti sui comitati degli studenti o dei disertori portoghesi che si formarono in giro per l’Europa mostrano l’articolazione di questi gruppi e la combinazione, al loro interno, sia di portoghesi e non, sia di diverse istanze politiche, contro la guerra coloniale e l’Estado Novo, ma anche con temi non direttamente legati alla situazione politica portoghese. Militanti non affiliati al PCP presero contatti con persone e movimenti in Italia: fu il caso di Manuel Villaverde Cabral e del suo avvicinamento all’operaismo e a Toni Negri [28], o del viaggio di César Oliveira, che alla fine dell’anno accademico del 1970-1971 si recò in Italia dove prese contatti con Il Manifesto e con i gruppi operaisti Avanguardia operaia e Lotta Continua, oltre che con dirigenti delle organizzazioni sindacali [29]. Lo stesso Oliveira ha inoltre raccontato di un altro viaggio in Italia, questa
volta con Melo Antunes [30], già qualche anno dopo la Rivoluzione dei garofani. Si recarono a Cuba e poi Venezia, in occasione della Biennale del 1977 che aveva come titolo “La nuova arte sovietica: una prospettiva non ufficiale”, e che sarebbe passata alla storia come la “Biennale del dissenso” [31].
La circolazione di persone non riguardò unicamente i portoghesi che si spostarono, volontariamente o no, dal paese; la sinistra portoghese fu anche attraversata dalla presenza e dalle istanze che portavano osservatori, viaggiatori e militanti da altri paesi. La rivoluzione del 1974 attirò moltissimi attivisti e intellettuali da altri paesi, che guardarono al caso portoghese con più o meno fiducia nella probabile trasformazione degli equilibri politici nell’aerea del Sud Europa. Il gruppo italiano Lotta continua organizzò, nell’estate 1975 – il cosiddetto verão quente – i viaggi di centinaia di militanti italiani che volevano partecipare al processo rivoluzionario apertosi con la caduta dell’Estado Novo [32].
Garofani rossi. La rivoluzione e il PREC
Il 25 aprile del 1974 un colpo di Stato preparato dal Movimento delle Forze Armate (MFA) provocò la caduta del regime e l’inizio del Processo Revolucionário em Curso (PREC), che si estese dal giorno del golpe fino al 25 novembre 1975 e in cui la sinistra portoghese visse un periodo di particolare dinamismo, dopo la longeva repressione. Il 25 aprile era stato preparato da settori delle forze armate (soprattutto capitani e maggiori) scontenti e esauriti dall’esperienza della carriera militare e della guerra coloniale. Influì anche, sulla formazione del MFA, la crescente diffusione di idee e ideologie di sinistra, anche all’interno dell’esercito e tra le fila delle giovani reclute che svolgevano il servizio militare [33].
Nei mesi successivi al 25 aprile maturarono diverse posizioni all’interno del MFA, che si confrontarono negli ultimi mesi del PREC: ce n’era una più radicale, riconducibile alla redazione del documento “Aliança Povo/Mfa por uma sociedade socialista”; esisteva poi una sinistra piu moderata raccolta intorno a Melo Antunes, che produsse invece il “Documento dei nove” e che avrebbe poi formato il Gruppo dei Nove, responsabile di aver sventato un supposto colpo di stato proveniente dai settori della sinistra più radicale delle forze armate, e di aver concluso i mesi del PREC il 25 novembre del 1975.
Sia i mesi del PREC sia quelli successivi al 25 novembre del 1975 costituiscono un osservatorio fondamentale per lo studio dell’articolazione della sinistra portoghese e per la circolazione e l’istituzionalizzazione di idee e pratiche di sinistra. Nel contesto generale del riassetto del paese dopo la dittatura e la guerra, sei governi provvisori si alternarono alla guida del Portogallo, in un panorama contraddistinto dai tentativi di colpo di stato di destra; la fine della guerra aprì il processo di decolonizzazione, che ebbe tra le sue conseguenze sia il rientro in Portogallo di circa 700.000 retornados, sia il passaggio dalle dimensioni dell’impero coloniale all’adesione alle istituzioni europee [34]. Le elezioni per l’Assemblea Costituente (aprile 1975) e l’entrata in vigore della Costituzione (25 aprile 1976) sancirono la nuova configurazione politica, mentre la riforma agraria [35] e le nazionalizzazioni [36] cambiavano lo status quo economico che aveva contraddistinto l’Estado Novo. Le occupazoni delle case, l’occupazione delle fabbriche e la creazione delle Commissões dos trabalhadores (CT’s) [37] cambiavano il livello e la concezione delle lotte. Le nuove modalità di erosione del potere statale e padronale non derivavano necessariamente da una predefinita ideologia di sinistra, dal momento che le esperienze di autogestione si basavano non su una “ideologia dell’autogestione”, che non esisteva, ma sul bisogno urgente dei lavoratori di dare una risposta immediata e materiale al collasso del sistema economico e dell’organizzazione patronale [38].
La rivoluzione dei garofani è stata e continua a essere oggetto di attenzione per la diversità delle interpretazioni teorico- politiche e per l’uso della storia e della memoria di quei diciotto mesi che mudarono radicalmente la storia contemporanea portoghese, tra l’aprile del ’74 e il novembre del 1975, in cui le diverse formazioni politiche di sinistra ebbero un ruolo da protagoniste del PREC. All’indomani del 25 aprile, Il PCP era l’unica struttura organizzata, che godeva di influenza sociale e che poteva contare sul radicamento nel territorio, oltre che su una serie di scritti politici di Cunhal, in cui aveva teorizzato tra le altre cose la “rivoluzione democratica e nazionale”. Le accuse che affrontò il PCP in quei mesi sono sostanzialmente due: da una parte era accusato da “destra” di voler gestire la trasformazione politica e sociale e prendere il potere; dall’altra era accusato dai gruppi trotkisti e soprattutto maoisti di aver abbandonato la lotta leninista contro lo stato borghese.
Anche l’altra data chiave del processo rivoluzionario portoghese, il 25 novembre, ovvero lo sventato colpo di stato da parte di forze della sinistra radicale per il cosiddetto “socialismo verdadeiro” ad opera del “gruppo dei Nove”, ha dato a intepretazioni diverse sul ruolo del PCP. Un assalto al Palazzo di inverno e una strategia golpista progettata dal PCP fu la tesi “di destra”, mentre a sinistra il PCP fu accusato di aver chiuso le porte alla rivoluzione. Il PCP affrontò i mesi che seguirono il 25 aprile e le sfide elettorali successive presentandosi come un organismo che, seppure uscito da lunghi e duri anni di clandestinità, poteva essere un partito di massa e aveva le carte in regola per essere accettato dalla società, aumentando la sua egemonia. Dall’altro lato, si trovò sempre più isolato nello scenario dei vicini partiti comunisti quando il PCI, il PCF e il PCE lanciarono il progetto dell’eurocomunismo, osteggiato e criticato da Cunhal [39]; il PCP si mantenne invece fedele ai principi che lo avevano contraddistinto, compreso il rapporto con il PCUS. In occasione del ventesimo anniversario della Rivoluzione, le edizioni del partito pubblicarono un libro che Cunhal avrebbe scritto nel 1967 e che sarebbe stato mantenuto tra gli originali non pubblicati. La prefazione e il testo offrono una sistematizzazione
sulla posizione del PCP sia nei confronti delle posizioni “di destra” che “di sinistra” e sulle reciproche accuse di opportunismo e estremismo prima e dopo la Rivoluzione dei garofani [40].
Qualche conclusione. Una sinistra globale
All’indomani del 25 aprile, nella sinistra portoghese si intrecciarono istanze politiche in senso antifascista, anticapitalista e anticolonialista sul tipo di socialismo da instaurare in Portogallo e su come farlo. Nel contesto della fine delle dittature in Portogallo, Grecia e Spagna, il PREC rappresentò per la sinistra un momento di speranza nell’avvento e nel consolidamento del socialismo, che avrebbe potuto modificare gli equilibri del Sud Europa. Se l’Estado Novo e la guerra coloniale rendevano il Portogallo un paese anacronistico, le questioni politiche trasversali e gli spostamenti rendevano la sinistra portoghese globale. Il rapporto con l’Unione Sovietica e i paesi dell’Est rimandano al rapporto del PCP con Mosca e col movimento comunista internazionale, ma non furono le uniche esperienze di contatto tra il Portogallo e l’esterno. I comitati dei disertori che si formarono in Nord Europa, in Canada e in America mostrano una combinazione tra le istanze di lotta di rifugiati e disertori e questioni politiche maturate nei paesi di accoglienza, dove si formarono gruppi di militanti di portoghesi e non. Il movimento studentesco in Portogallo e la formazione di gruppi di studenti portoghesi all’estero – per esempio in Francia, destinazione di una vastissima immigrazione portoghese – furono occasioni di contatto tra rivendicazioni simili e distanti tra loro, di interazione tra persone e contesti plurali.
La formazione di una sinistra “radicale” o “estrema” sollevò antiche e nuove questioni legate alla ideologia, ai caratteri generazionali delle lotte e generò un acceso dibattitto su tempi chiave del pensiero politico della sinistra mondiale, come estremismo, spontaneismo, rivoluzione, riformismo, revisionismo, etc. L’opposizione politica all’Estado Novo e alla guerra creò una rete di militanza che sconfinava dall’Europa e si estendeva all’Africa e all’America. I militanti dei gruppi di lotta armata svolsero periodi di addestramento in Unione Sovietica e Cuba, trassero ispirazione dalla guerriglia e dalle
lotte in Palestina e in Vietnam, e in tutti i momenti della sua storia l’opposizione portoghese fu strettamente connessa a quanto avveniva nel resto del mondo. La dittatura e la guerra coloniale non impedirono alla sinistra portoghese di articolarsi in un ampio spettro, al pari di quanto accadde nei paesi che vivevano in contesti di democrazia e/o che erano già usciti dall’incubo delle guerre coloniali.
Gli anni settanta furono dunque il momento in cui la sinistra portoghese si strutturò in modo più dinamico e profondo; vi influirono vari fattori, come le vicende interne al movimento comunista internazionale – le ripercussioni per esempio della rivoluzione culturale cinese dell’invasione di Praga – , i cambiamenti introdotti dalle lotte a livello transnazionale, nonché il passaggio dalla clandestinità alla democrazia, passando per un colpo di stato e per un processo rivoluzionario. I gruppi e le organizzazioni di sinistra che nacquero in quel decennio, insieme alle formazioni che già esistevano, crearono le reti che, attraverso varie riconfigurazioni, furono protagoniste della vita politica portoghese nei decenni successivi, fino ai nostri giorni.
Negli anni compresi tra la fine degli anni sessanta e la fine degli anni settanta la sinistra portoghese fu particolarmente dinamica principalmente per due aspetti: l’opposizione all’Estado Novo e alla guerra si basava su istanze plurali; le lotte, a seconda dei gruppi e dei momenti, rivendicavano un carattere di classe, o antirazzista, antimilitarista, pacifista o violento, anticapitalista, antifascista, etc. Una volta esauritosi il PREC, i gruppi e le istanze di sinistra dovettero cercare un posto nella nuova società democratica e nel cammino del Portogallo verso l’integrazione europea, prendendo la strada della istituzionalizzazione, della marginalizzazione, della trasformazione.
Gli anni settanta costituiscono un decennio in cui le questioni interne e nazionali ebbero un ruolo di primo piano, per la lotta contro l’Estado Novo e contro la guerra, per la dinamica della rivoluzione dei garofani e per la configurazione politico-economica da dare al paese dopo il PREC. Tuttavia, tali questioni non furono mai solamente “interne” e “nazionali”, sia perché si combinarono con idee e pratiche maturate anche fuori dal Portogallo, sia perché le istanze di lotta si inserivano in tradizioni di teorie e pratiche politiche che circolavano a livello mondiale. Le esperienze di militanza degli anni settanta mostrano non solo una ampia circolazione di persone, di testi e di idee, ma anche un miscuglio tra “vecchie” e nuove istanze politiche, tra pratiche di lotta consolidate e nuove forme di contestazione, tra una sinistra che trovava la propria collocazione nella storia delle Internazionali e esperienze che non avevano una ideologia definita alle spalle e che nascevano da un bisogno immediato. Le reti di solidarietà, di propaganda e di attività
politica andarono riconfigurandosi per tutto il decennio, e i viaggi in Portogallo nell’estate calda del 1975 sono solo un esempio del confronto tra militanti e modelli di lotta politica, in un movimento che andava dal Portogallo verso l’esterno e dall’esterno verso i confini nazionali.
[1] Fernando Rosas ha dedicato uno studio alla straordinaria durata – saber durar– del potere di Salazar, affrontando come argomenti principali e correlati: la violenza preventiva e repressiva; le Forze Armate; la Chiesa cattolica; il corporativismo, la composizione degli interessi dominanti, la volontà totalitaria e il cosiddetto “uomo nuovo” salzarista. Cfr: Rosas, Fernando, Salazar e o Poder. A arte do saber durar (Lisboa: Tinta da China, 2015 (1° ed. 2012), p. 18.
[2] Pacheco Pereira, José, As armas de papel. Publicações periódicas e do exílio ligadas a movimentos radicais de esquerda cultural e política (1963-1974), (Lisboa: Temas e Debates, 2013), p. 24.
[3] Cardina, Miguel, A esquerda radical, (Coimbra: Angelus Novus, 2010), p. 8.
[4] Per esempio nella prima pagina dell’introduzione parla di «galaxia de extrema esquerda portuguesa da decada de 1970». Cardina, Miguel, Margem de certa maneira, (Lisboa: Tinta da China, 2011), p. 13 radicais de esquerda cultural e política.
[5] Jaime Serra, Joaquim Gomes, Francisco Miguel, Pedro Soares e Guilherme da Costa Carvalho che facevano parte del CC. E poi Carlos Costa, Rogério de Carvalho, Francisco Martins e José Carlos
[6] Sull’organizzazione del PCP durante l’Estado Novo i vari risvolti collettivi e personali della clandestinità esistono studi, racconti e memorie. Cfr: Costa Dias, Maria Luísa, Crianças emergem da sombra. Contos de clandestinidade, (Lisboa: Avante!, 1982); Pacheco Pereira, José, A sombra. Estudo sobre a clandestinidade comunista, (Lisboa: Gradiva, 1993), pp. 168- 187; Barradas, Ana, As clandestinas, (Lisboa: Ela por Ela, 2004), pp. 42-52; Nogueira, Cristina, Vidas na clandestinidade, (Lisboa: Avante!, 2011), pp. 92-98.
[7] 7Sulla rivoluzione democratica e nazionale e sul programma del partito cfr: Cunhal, Álvaro, Rumo à Vitória: as tarefas do Partido na revolução democrática e nacional, (Lisboa: Avante!, 2001).
[8] Madeira, João, “As oposições de esquerda e a extrema esquerda”, in Rosas, Fernando, Aires Oliveira, Pedro (ccord.) A transição falhada, (Lisboa: Notícias, 2004), p. 128.
[9] Relazione del congresso sul problema coloniale, cit. in Madeira, João, História do PCP, (Lisboa: Tinta da China, 2013), p. 271
[10] Madeira, João, História do PCP, op. cit., p. 278.
[11] Resolução sobre deserçoes, «Avante!», settembre 1967, p. 4.
[12] Per una storia dell’ARA scritta da uno dei militanti dei militanti del gruppo si veda: Narciso, Raimundo, A. R. A. Acção Revolucionária Armada: A História Secreta do Braço Armado do PCP, (Lisboa: Dom Quixote, 2000).
[13] Dal nome di Marcelo Caetano, il primo ministro che sostituì António de Oliveira Salazar alla fine del 1968.
[14] Noronha, Ricardo, A nacionalização da banca no contexto do processo revolucionário português (1974-1975), (Lisboa: tese de doutoramento, Universiade Nova de Lisboa, FCSH, junho 2011), pp. 95- 103.
[15] Noronha, op. cit., pp. 151-152.
[16] Per una storia del movimento studentesco portoghese sul lungo periodo si veda: Caiado, Nuno, Movimentos estudantis em Portugal: 1945-1980, (Lisboa: IED, 1990) Per una analisi del movimento alla fine degli anni sessanta si veda: Benamor Duarte, Marta, Foi apenas um começo. A crise académica de 1969 na história do movimento estudantil dos anos Sessenta e da luta contra o Estado Novo, (Lisboa: tese de mestrado, Universidade Nova de Lisboa, FCSH, abril 1997).
[17] “Comunicado da Esquerda Democrática Estudantil”, 1970, CasaComum.org, Disponível HTTP: http://hdl.handle.net/11002/fms_dc_55232 (consultato il: 2016-12-13). Il documento è interessante anche nel quadro di quanto riferito sopra sulla definizione di sinistra. L’organizzazione infatti identifica se stessa e le forze costituenti di una “azione rivoluzionaria” come “extrema esquerda” (p. 5).
[18] Le edizioni parigine Maspero dedicarono particolare attenzione al MRPP. Nel 1976 pubblicarono un libro con una lunga introduzione sulla rivoluzione portoghese, e i principali soggetti politici oltre che una serie di articoli e documenti prodotti dal MRPP. Cfr: M.R.P.P. Le Portugal de près. Textes et documents, (Paris: Maspero,1976).
[19] Luta popular, n. 1, Fevereiro 1971
[20] Cardina sostiene che alcuni gruppi si chiamavano “marxisti leninisti” e altri “maoisti”. Marxisti leninisti erano quelli della prima fase del maoismo (in Portogallo coincide con la formazione della FAP/CMLP) mentre il MRPP si auto-caratterizza come maoista. Lo studioso sostiene inoltre che si possono fare distinzioni tra il maoismo che nell’ansia di identificazione con le masse osservava la “morale proletaria” mentre altri gruppi avevano un carattere più filo libertario. Cardina, Miguel, Margem de certa maneira, op. cit., p. 311.
[21] Cardina, Miguel, Margem de certa maneira, op. cit., p. 83
[22] Gruppo formatosi nel 1962, che svolse principalmente attività politica di appoggio a esiliati e disertori in Europa, in Algeria e in Marocco.
[23] Sulle istanze politiche delle BR, contro il regime e contro la guerra coloniale cfr: “Carlos e Isabel. Acções explosivas” in Freire Antunes, José, A guerra de Africa, vol. II, (Lisboa: Círculo de Leitores, 1995), pp. 907-920. Per uno studio approfondito sulla lotta armata in Portogallo si veda: Ferreira, Ana Sofia, Luta armada em Portugal (1970-1974), (Lisboa: tese de doutoramento, Universidade Nova de Lisbona, FCSH, novembre 2015).
[24] I gruppi che parteciparono alla fondazione della UDP furono i seguenti: Comité Revolucionário Marxista Leninista [CCR (m-l)]; il Comité de Apoio à Reconstrução do Partido (CARP); la Unidade Revolucionária Marxista-Leninista (URML).
[25] Cunhal, Álvaro, Radicalismo pequeno burguês de fachada socialista, (Lisboa: Avante!, 1975) (1ª ed. 1971). Per la critica di Cunhal delle posizioni dei cosiddetti “teorici piccolo- borghesi dell’EDE e del CMLP si considerino le pp. 105-109.
[26] João Madeira nel suo studio sul PCP ha analizzato le riconfigurazioni della struttura del partito in Portogallo e all’estero nei vari decenni, sottolineando ad esempio il ruolo dei funzionari comunisti in Francia e in Algeria. Cfr: Madeira, João, História do PCP, cit., pp. 543-564
[27] Costa, Hélder, Teatro operário, “o 18 de Janeiro 1934”; “O soldado”. (Coimbra: Centelha, 1980), p. 5.
[28] Negri fa riferimento al decisivo incontro con Cabral a Parigi, dove si stava costituendo il primo gruppo di Potere Operaio all’estero. Cfr: Negri, Toni, Storia di un comunista, (Milano: Ponte delle Grazie, 2015), pp. 437-438.
[29] Oliveira, César, Os anos decisivos. Portugal 1962-1985. Um testemunho, (Lisboa: Presença 1993), p. 111. L’autore ha anche raccontato che furono però i Padri Valdesi in Piemonte, alla frontiera con Besançon, che offrirono ai portoghesi la maggiore accoglienza, oltre che moderni mezzi tecnologici per supportare il progetto di un bollettino anticoloniale.
[30] Uno dei leader del Movimento delle Forze Armate e della pianificazione della Rivoluzione dei Garofani; fu ministro nei governi provvisori tra il II e il VI governo provvisorio e entrà nel Partito Socialista nel 1981. 31 Oliveira, César, Os anos decisivos, cit., p. 229.
[31] Ibidem.
[32] Una analisi dell’esperienza di Lotta continua in Portogallo si può trovare in: Strippoli, Giulia,“A Revolução na imprensa e na vida dos militantes de Lotta Continua” in Luís, Rita, Soutelo, Luciana & Silva, Carla Luciana (coord.), A revolução de 1974-75: repercussão na imprensa internacional e memória(s) (Lisboa: IHC, 2014).
[33] Gli studi di Dinis de Almeida e quelli di Inácia Rezola offrono analisi dettagliate sulla nascita e la fine del Movimento delle Forze Armate (MFA) e sulle istanze all’interno del movimento. De Almeida, Dinis, Ascensão, apogeu e queda do Movimento das Forças Armadas, (Lisboa: Freitas Brito, 1978); Rezola, Maria Inácia, Os militares na revolução de Abril: o Conselho da Revolução e a transição para a democracia em Portugal (1974-1976), (Lisboa: Campo da Comunicação, 2006).
[34] Oliveira, César, Portugal, dos quatro cantos do Mundo à Europa: a descolonização (1974-1976), (Lisboa: Cosmos, 1996), p. 17.
[35] Sulle occupazioni delle terre e la riforma agraria si veda: Barreto, António, Anatomia de uma revolução. A Reforma agrária em Portugal 1974-1976, (Mem Martins: Europa-América, 1987); Pires de Almeida, Maria Antónia, A Revolução no Alentejo. Memória e Trauma da Reforma Agrária em Avis, (Lisboa: ICS 2006); De Barros, Afonso, A Reforma Agrária em Portugal. Das ocupações de terras à formação das novas unidades de produção, (Lisboa: Fundação Calouste, Gulbenkian, 1979).
[36] Sulle nazionalizzazioni decise dal Conselho da Revolução e sul rapporto con teorie e pratiche di “controllo operaio” e “ potere operaio” cfr: Noronha, op. cit., pp. 443- 470.
[37] Miguel Pérez ha dedicato approfonditi studi all’inizio e alla fine del movimento autonomo dei lavoratori e alle CT’s e, più in generale, agli scioperi e alle lotte di carattere anticapitalista tra il 1974 e il 1975. Cfr: Suárez Pérez, Miguel Ángel, Contra a exploração capitalista. Comissões de trabalhadores e luta operária na revolução portuguesa (1974-1975), (Lisboa: tese de mestrado, Universidade Nova de Lisboa, FCSH, Agosto 2008).
[38] Villaverde Cabral, Manuel, “Sans illusions ni préjugés”: le mouvement autogestionnaire au Portugal depuis 1974, Actes de 3° Colloque international “L’avenir du socialisme en Europe?”, Centre interuniversitarie d’études européennes, Montréal, 30-31 mars 1978, p. 216.
[39] Per una analisi interpretativa della posizione di Cunhal riguardo alla rivoluzione e al progetto dell’eurocomunismo si veda: Nunes, João Arsénio, Poulantzas, a revolução portuguesa e a questão do eurocomunismo, saggio in corso di pubblicazione.
[40]Cunhal, Álvaro, Acção Revolucionária, Capitulação e Aventura, (Lisboa: Avante!, 1994). Nell’introduzione il segretario del PCP divide l’opposizione all’Estado Novo in tre componenti: la borghesia liberale, dalle concezioni legaliste, opportuniste e di capitolazione; la piccola borghesia radicale, considerata esquerdista e aventureira; il proletariato e il suo Partito, unici detentori di una concezione e di una azione rivoluzionarie.