Abstract

La rappresentazione iconografica delle balie in Italia (secc. XIX-XX), di Giovanna Da Molin e Maria Federighi

(IT) La ricerca esamina gli aspetti principali della figura della balia in Italia, donna spesso povera che, per necessità di lavoro o per voto, allattava i bambini abbandonati nei brefotrofi o i figli di famiglie benestanti nelle case, tra il XVIII e il XX secolo.

Le principali fonti analizzate appartengono agli archivi degli istituti assistenziali (registri, giornali di baliatico etc. ) e riportano informazioni sulle balie e sui bambini, costituendo quindi risorse fondamentali per la storia del lavoro femminile nell’Italia moderna. A queste si aggiungono fonti iconografiche ( foto, cartoline etc.) di collezioni private che mettono in luce gli aspetti qualitativi della rappresentazione e dello stato sociale di balia. I modelli emersi sono due: la rappresentazione formale e rigidamente istituzionale della balia interna all’istituto e la rappresentazione della balia migrante, che acquista una vera dignità e un nuovo status sociale, simbolo di emancipazione e autonomia ecoomica.

Ne deriva un quadro socio-professionale al femminile, che esalta compiti e funzioni della “madre-balia-donna”, la quale assume temporaneamente il ruolo di madre adottiva.

(EN) The paper examines the main aspects related to the figure of the Italian wet nurse, often a poor woman, who, by job or by vote, breastfed abandoned children in the foundling hospitals or children of wealthy families between the 18th and 20th centuries.

Inside the foundling hospitals’ archives the specific documents (records, journals etc.) highlight wet-nurses and children becoming serial numbers and they are precious sources about  the history of thousands of women in modern Italy.                  

The sources’ analysis of private collections (photos, postcards, journals etc.) brings out qualitative datas on wet nurses and their representation and social status. Two main nurse’s representation models are outlined: the internal wet nurse and the migrant wet nurse. The profile of internal nurse is a formal and institutional representation, the migrant wet nurse is a dignified woman, strenghtened by the relationship with the child and the mother, with a new status, symbol of emancipation and independence.

The detailed national scenario highlights a female socio-professional framework, focusing on the functions and tasks of the “mother-nurse-woman” who temporarily assumes the role of the child’s adoptive mother, the object of her care and attention.

Patroni e protettori nel mondo del lavoro di fine Ottocento: rappresentare il genere attraverso un case study, di Gilda Nicolai

(IT) La storia dei santi e dei culti raramente è oggetto di una trattazione sistematica nella storiografia della religiosità contemporanea.Impegnata a contrastare il processo di secolarizzazione, la Chiesa rilanciò le pratiche liturgiche (canonizzazione, beatificazione, ecc.) e valorizzò il culto dei santi su un terreno non solo religioso ma anche civile e culturale. Il patriottismo risorgimentale proponeva protettori laici, mentre il mondo cattolico si appellava ai santi, con un’attenzione particolare alle donne e al culto mariano. Legata alla riscoperta del culto della Madonna vi è anche, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, il progressivo allontanamento dei ceti socialmente più forti dalle pratiche religiose: la popolazione maschile conosce una disaffezione e un allontanamento dalla pratica religiosa . Il clero rivolge allora la cura pastorale prevalentemente verso la componente femminile e più giovane della popolazione, stringendo con esse durature alleanze. Queste dinamiche vengono analizzate in relazione ad un territorio circoscritto negli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia.

(EN) The history of saints and cults is rarely the subject of systematic treatment in the historiography of contemporary religiosity. Committed to opposing the process of secularization, the Church relaunched liturgical practices (canonization, beatification, etc.) and enhanced the cult of saints on a ground not only religious but also civil and cultural. Risorgimento patriotism proposed secular protectors, while the Catholic world appealed to saints, with particular attention to women and Marian worship. Linked to the rediscovery of the cult of Our Lady there is also, from the second half of the nineteenth century, the progressive estrangement of the socially stronger classes from religious practices: the male population knows a disaffection and estrangement from religious practice. The clergy then turned their pastoral care mainly to the female and younger members of the population, forging lasting alliances with them. These dynamics are analyzed in relation to a circumscribed territory in the years immediately following the Unification of Italy.

Le donne e la militanza neofascista: il caso del MIF e della principessa Pignatelli, di Matteo Albanese

(IT) Nell’immediato dopoguerra le donne che avevano ricoperto dei ruoli nel corso del regime fascista vengono marginalizzate ed escluse dalla vita politica. Un’eccezione importante è rappresentata dal caso del MIF, Movimento Italiano Femminile Fede e Famiglia, diretto dalla Principessa Pignatelli. Attiva a livello transnazionale nell’aiuto dei fascisti non-collaboranti e nella fuga di quanti per diversi motivi avevano la voglia o la necessità di lasciare il paese, il ruolo della principessa Pignatelli rappresenta un caso studio importante per comprendere il cambiamento del ruolo delle militanti nel delicato passaggio dal regime alla repubblica.

(EN) In the aftermath of the World War II the women who had political roles during the fascist regime suffered a marginalization of their positions. An important exception is represented by the case of MIF, Italian Feminine Movement Faith and Family, led by Princess Pignatelli. The movement was extremely active in helping non-collaborators fascist who had the will or the need of leaving Italy. Princess’s Pignatelli case study it’s crucial to better understand the role of women in politics during the passage from a regime to a democracy

A Mocidade Portuguesa Feminina e a Itália fascista, di Irene Pimentel

(IT) Nel 1936 e nel 1937, il nuovo responsabile dell’Educazione Nazionale nel “Nuovo Stato” di Salazar ha creato “dall’alto” organizzazioni giovanili e femminili. Mi propongo qui di analizzare l’organizzazione della Gioventù Femminile Portoghese, Mocidade Portuguesa Feminina, che contribuì alla caratterizzazione della dittatura portoghese e del ruolo delle giovani donne nella famiglia e nella società. In particolare le organizzazioni di donne e giovani donne – Obra das Mães pela Educação Nacional e Mocidade Portuguesa Feminina – sono state influenzate da altri regimi autoritari e totalitari in Europa, nel periodo tra le due guerre del XX secolo. Metterò anche a fuoco, in una prospettiva comparativa, il rapporto tra le organizzazioni femminili fasciste portoghesi e italiane.

(EN) In 1936 and 1937, the new responsable for National Education in Salazar´s “New State” created “from above” youth and women organizations. I propose here to analize the Portuguese Female Youth organization, Mocidade Portuguesa Feminina, hence contributing to the caracterization or Portuguese dictatorship and the role he gave to young women in family and society. In particular the women and young women organizations – Obra das Mães pela Educação Nacional and Mocidade Portuguesa Feminina –were influenced by other authoritarian and totalitarian regimes in Europe, in the inter-war period of the XXth Century. I will also focus, in a comparative perspective, the relationship between Portuguese and Italian fascist women organizations.

Doppio sguardo sulla donna sovietica: arti visive al servizio del potere e non solo, di Olga Dubrovina

(IT) La condizione della donna mutò notevolmente nel periodo immediatamente successivo alla Rivoluzione d’Ottobre fino all’inizio della Seconda guerra mondiale. Nella fase postrivoluzionaria i bolscevichi procedettero immediatamente alla liberazione delle donne dai doveri domestici e familiari mettendola alla pari con la loro controparte maschile. Con il passare del tempo, tuttavia, i doveri verso lo Stato, in quanto madre, e verso il marito e la famiglia, in quanto moglie e casalinga, iniziarono a pesare notevolmente. Nel corso del primo ventennio le donne sono diventate sempre più presenti nei media utilizzati dalla propaganda e nelle arti, e la questione femminile ha avuto sempre più peso nel discorso comunista. L’obiettivo del mio articolo è quello di analizzare il cambiamento intervenuto nella rappresentazione delle donne nelle arti visive sovietiche e nei mezzi di propaganda. A tal fine, sono stati presi in esame poster, cartoline, immagini, sculture e film. L’evoluzione della rappresentazione delle donne attraverso le arti figurative è dipesa sia dalla visione soggettiva dell’artista sia dai rigidi canoni imposti del regime sovietico. L’immagine tipo della donna sovietica ha assunto molti tratti: quello della donna indipendente e combattente, uguale al suo compagno, caratterizzata da tratti maschili; quello della madre circondata da numerosi bambini; quello della lavoratrice instancabile e infine quello della civetta che si prende cura del suo aspetto esteriore.

(EN) The Russian woman underwent major historical changes in the period that went by immediately post-revolution to the beginning of the Second World War. In the post-revolution, it came immediately, on the part of the Bolsheviks, to think of making the woman free from domestic and family duties, to put it on a par with its male counterpart. Over time, however, the duties towards the state as a mother and towards her husband and family as a wife and housewife began to be made resent.

Over the course of these twenty years, women have become increasingly present in propaganda media, such as in posters and the arts, and women’s issues have become increasingly important within the communist discourse. The objective of my paper is to determine the change in the representation of women through Soviet visual arts and propaganda tools. To answer the question, different posters, postcards, pictures, sculptures and films were analyzed. The evolution of the representation of women through the figurative arts, in the period which goes from the early 1920s to the Second World War, depends on subjective vision of the artist and on the rigid dictates of the Soviet regime. The image of a Soviet woman could simultaneously include an independent woman equal to her partner, characterized by masculine traits; the woman is a mother surrounded by numerous children; a tireless working woman and finally coquette taking care of her appearance.

Tutti al mare! Genere, famiglia e tempo libero nell’Italia degli anni Cinquanta del Novecento, di Elisabetta Girotto

(IT) Il saggio riflette sul rapporto tra tempo libero e società di massa attraverso la lente della famiglia nel corso del secondo dopoguerra. Attraverso una lettura a strati di film di propaganda co-prodotti dall’ United States Information Service e dalla Presidenza del Consiglio Italiana si è cercato di definirie quali fossero le continuità e le trasformazioni che hanno inciso sulla fruizione del tempo delle famiglie itaiane. D’altronde per ricostruire alcuni degli aspetti che hanno caratterizzato la relazione fra famiglia e società nel corso di un decennio contradditorio e denso di cesure come quello del cinquanta è parso essenziale interrogare la carta stamapta, prediligendo rotocalchi come “L’Europeo” e “Famiglia Cristiana”. Ciò non toglie che i linguaggi degli Home movies sollevino nuovi interrogativi sul privato e l’identità delle famiglie italiane che fiduciose, ma anche diffidenti si incamminavano in una modernizzazione politica e socio-culturale.

(EN) The essay reflects on the relationship between leisure and mass society through the lens of the family after World War II. Through a layered reading of propaganda films co-produced by the United States Information Service and the Italian Prime Minister’s Office, an attempt was made to define the continuity and transformations that have affected the enjoyment of time by Italian families. On the other hand, in order to reconstruct some of the aspects that have characterized the relationship between family and society over the course of a decade as contradictory and full of caesuras as that of the fifties, it seemed essential to question the map, preferring magazines such as “L’Europeo” and “Famiglia Cristiana”. This does not mean that the languages of Home movies raise new questions about the private life and identity of Italian families, who were confident, but also distrustful, in a political and socio-cultural modernization.

La Gazzella e la Pantera. La gestione dell’apparenza razziale nella industria della moda, di Chiara Pussetti

(IT) Basato sull’osservazione partecipante di eventi di moda e su diverse interviste con modelli, agenti di moda, produttori, stilisti, designers e consulenti d’immagine e di stile della città di Lisbona, quest’articolo evidenzia come l’industria della moda classifica i corpi secondo gerarchie sociali di razza e classe. Nel mercato globale della moda, corrispondere agli ideali egemonici di bellezza è condizione fondamentale per il successo professionale. Accompagnando le esperienze di modelle afro-europee nell’industria della moda in Portogallo, questo studio etnografico analizza il ‘lavoro estetico’ di incorporazione di rappresentazioni specifiche di ‘razza’ al fine di creare una bellezza esotica adeguata allo ‘sguardo bianco’ dei diversi agenti coinvolti in questa industria. Considerando la bellezza come una tecnologia di biopotere – che classifica e gerarchizza i corpi, differenziando chi è considerato bello, conforme e di valore (e chi no) – e guardando all’intersezione tra razza, classe ed estetica, evidenzieremo come la selezione di modelli “etnici” nei casting, la scelta degli abiti e la coreografia delle passerelle rappresentino e reifichino stereotipi razziali, riproducendo nella contemporaneità le stesse rappresentazioni e iconografie della donna nera dell’epoca coloniale.

(EN) Based on participant observation and interviews with models, modeling agents, producers, image consultants, fashion stylists and designers in Lisbon, this article highlights how the fashion industry classifies bodies along race and class hierarquies. In the global fashion market, the compliance with hegemonic ideals of beauty is the main feature for professional success. Exploring the experiences of Afroeuropean workers in the Portuguese modeling industry, this ethnographic study explores the aesthetic labor of embodying race in order to create an ‘exotic’ beauty ideal for the “white gaze” of casting agents, stylists, photographers and consumers.  Considering beauty as a technology of biopower – which classifies and hierarchizes bodies differentiating who is considered beautiful, acceptable, and valuable (and who is not) – and looking at the intersection of race, class and aesthetic, I examine how the selection of ‘ethnic’ mannequins in the casting, the choice of clothing and the choreography of the runways represent and reify racial stereotypes, reproducing today the colonial representations and iconographies of the black woman.

Fathers of children with autism: for a changing in the visual representation of fatherhood and masculinity, di Maria Concetta Lo Bosco

(IT) Attingendo dalla mia ricerca etnografica con genitori di bambini diagnosticati con Disturbi dello spettro autistico, in questo articolo esamino il lavoro di cura a lungo termine e intensivo di sei padri come esempio di una nuova visione e rappresentazione visuale della paternità e della mascolinità. Nella mia analisi, i padri si confrontano criticamente con le rappresentazioni di genere e le aspettative sociali riguardo la genitorialità sia all’interno della famiglia che nello spazio pubblico, in particolare attraverso le piattaforme di social network. Illustrazioni e immagini di padri amorevoli e premurosi sono condivise tramite i social network con l’intento di sfidare la visione stereotipata della figura paterna vista come incapace di stabilire un legame emotivo con il bambino. I padri sostengono il riconoscimento di una figura paterna coinvolta e premurosa e chiedono che questo cambiamento rifletta nella più ampia cultura (visuale). Considerando le pratiche di cura dei padri come una forma di autocostruzione, il mio scopo è mostrare come queste interroghino le aspettative di genere riguardo la genitorialità e la mascolinità, che hanno avuto un ruolo nel distorcere le abilità dei padri come caregiver

(EN) Drawing from ethnographic research with parents of children diagnosed with Autism Spectrum Disorders (ASDs), in this paper, I explore six fathers’ intensive and long-term care commitment with their child as an example of a new understanding and visual representation of fatherhood and masculinity. In my analysis, fathers tackle gendered representations and social expectations of parenthood both within the family and the public space, especially through social network platforms. Illustrations and pictures of loving and caring fathers are shared via social networks with the intent of defying father’s stereotypical portrait as a breadwinner with no emotional connection with the child. Fathers advocate for the recognition of an involved-and-caring-dad figure, demanding for a change in the broader (visual) culture. By addressing fathers’ care practices as a form of self-making my purpose is to show how these latter interrogate gendered expectations of parenting and masculinity, which have been a role in misrepresenting fathers’ abilities as caregivers.

Fair & Lovely: Estética e Modernidade no mercado Asiático do Martim Moniz, di Isabel Pires

(IT) Questo articolo tratta in primo luogo l’esercizio di raccolta di dati etnografici sulla vendita di cosmetici sbiancanti per la pelle nei negozi “etnici” Martim Moniz, che coinvolge popolazioni migranti di origine indiana e cinese. Prendendo le mosse della ricerca che sto sviluppando a Lisbona, dove incrocio le abitudini di consumo di cosmetici sbiancanti per la pelle e le immagini di bellezza egemonica incentrate sulla pelle bianca, che circolano a livello globale e locale, mi propongo in questo articolo di riflettere sull’origine di questo ideale incentrato su questa caratteristica fenotipica molto specifica. Non essendo esclusivamente femminile, ma con una forte ascendenza su di essa, mi chiedo anche come la bellezza femminile, associata ad una pelle chiara, immacolata e perfetta, sia percepita come una via d’accesso alla modernità immaginaria e al cosmopolitismo, trasponendo idee di raffinatezza, successo e potere.

(EN) This article firstly discusses the ethnographic data collection exercise on the sale of skin bleaching cosmetics in Martim Moniz “ethnic” shops, which involves migrant populations of Indian and Chinese origin. Starting from the beginning of the research that I am developing in Lisbon, where I cross the habits of consumption of skin whitening cosmetics and the images of hegemonic beauty centered on white skin, which circulate globally and locally, I propose in this article to think about the origin of this ideal centered on this very specific phenotypic characteristic. Not being exclusively female, but with a strong ascendancy over it, I also question how female beauty, associated with a clear, immaculate and perfect skin is perceived as a way of access to imaginary modernity and cosmopolitanism, transposing ideas of sophistication, success and power.

Reflexões sobre identidade feminina por meio de uma análise discursiva do canal joutjout prazer, di Carolina Souza Louback  e Mariana Ramalho Procópio

(IT) YouTube è una delle più importanti piattaforme di comunicazione nel contesto contemporaneo che, oltre ad essere uno dei siti web più visitati al mondo e uno dei principali promotori di serie, film, musica e videoclip, è anche un ambiente virtuale diversificato che contribuisce alla produzione di significati culturali, che consente l’espressione personale. L’obiettivo principale di questo articolo è quello di riflettere su come la femminilità è rappresentata nei video del canale Youtube JoutJout Prazer, del brasiliano Júlia Tolezano. Attraverso un’analisi discorsiva del nostro oggetto, è stato possibile trovare quattro temi principali nella proiezione delle rappresentazioni, ovvero: 1) Corpo / Bellezza; 2) Occupazioni / Abilità; 3) Sessualità e 4) Rappresentatività / Empowerment. Secondo i risultati della ricerca, osserviamo che lo youtuber, dalle sue narrazioni della vita, mette in discussione con umorismo i ruoli naturalizzati attribuiti agli uomini e alle donne e individua meccanismi di standardizzazione della femminilità, soprattutto ai corpi femminili. Tuttavia, percepiamo nella costruzione discorsiva dello youtuber che esiste ancora un’associazione unificata di soggetti femminili, che include, a volte, l’approvazione del sistema di genere binario e disuguale. Infine, riconosciamo anche una mancanza di interrogativi sulle donne trans, non bianche e di altre classi sociali, che culmina in una rappresentazione delle donne non ancorata a marcatori intersezionali.

(EN) YouTube is one of the most important communication platforms in the contemporary context that, in addition to being one of the most visited websites in the world and one of the main promoters of series, movies, music and video clips, is also a diverse virtual environment that contributes to the production of cultural meanings, which enables personal expression. The main objective of this article is to reflect on how femininity is represented in the videos of the Youtube channel JoutJout Prazer, by the Brazilian youtuber Júlia Tolezano. Through a discursive analysis of our object, it was possible to find four main themes in the projection of representations, namely: 1) Body / Beauty; 2) Occupations / Skills; 3) Sexuality and 4) Representativity / Empowerment. According to the research results, we observe that the youtuber, from your life narratives, questions the naturalized roles attributed to men and women with humor and identifies mechanisms of femininity standardization, especially to female bodies. However, we perceive in the discursive construction of the youtuber that there is still a unified female subject association, including, at times, endorsement of the binary and unequal gender system. Finally, we also recognize a lack of questioning about trans, non-white and other social classes women, which culminates in a representation of women not anchored in intersectional markers.

A corporeidade em SuperDrags: uma análise da representação do corpo na série, di Claudinei Lopes Junior

(IT) Nel mondo contemporaneo, il tema che coinvolge il corpo è sempre più messo in discussione dai vari campi scientifici. I diversi approcci delle aree di conoscenza sono in grado di costituire diverse prospettive con cui il corpo viene osservato come oggetto di studio. Di conseguenza, le più diverse circostanze di rappresentazione del corpo devono essere esplorate scientificamente. Questo lavoro si propone quindi di analizzare la presenza di rappresentazioni del corpo nel primo episodio della serie SuperDrags, un’animazione prodotta da Netflix in Brasile nel 2018; cercando di evidenziare come queste immagini con tracce di corporeità stabiliscano punti di ancoraggio di significato verso l’enunciato. Inizialmente, intende avvicinarsi all’uso della corporeità umana come uno dei mediatori dei fenomeni sociali, culturali, simbolici e immaginari della società. Poi, attraverso un’analisi semiotica, cerca di indicare, in questo primo episodio della serie, il processo di interazione del discorso tra enunciataria ed enunciataria, che è responsabile della formazione dei regimi di significato, mirando ad osservare la costruzione del significato basata su riferimenti di corporeità per notare come i confini del significato siano delimitati con queste rappresentazioni del corpo. 

(EN) In the contemporary world, the subject that involves the body is being increasingly questioned by the various scientific fields. The different approaches of the areas of knowledge are capable of constituting diverse perspectives with which the body is observed as an object of study. Consequently, the most diverse circumstances of representation of the body must be explored scientifically. Thus, this work aims to analyze the presence of body representations in the first episode of the series SuperDrags, an animation produced by Netflix in Brazil in 2018; seeking to highlight how these images with traces of corporeality establish points of anchorage of meaning towards the enunciate. Initially, it intends to approach the use of human corporeality as one of the mediators of social, cultural, symbolic and imaginary phenomena in society. Then, by means of a semiotic analysis, it seeks to indicate, in this first episode of the series, the process of interaction of the discourse between enunciatee and enunciatee, which is responsible for the formation of regimes of meaning, aiming at observing the construction of meaning based on corporeality references in order to notice how the boundaries of meaning are demarcated with these representations of the body.

Da Carlo Levi a Francesco Rosi. Cristo si è fermato a Eboli e la rappresentazione del mondo contadino meridionale, di Mariangela Palmieri

(IT) Il romanzo di Carlo Levi Cristo di è fermato a Eboli, alla sua uscita, nel 1945, contribuì alla riscoperta del Mezzogiorno e alla rinascita del dibattito sulla questione meridionale. Da questa ampia riflessione culturale, alimentata, oltre che dalla letteratura, dal cinema, dalle ricerche sul mondo magico dell’antropologo Ernesto De Martino, dal dibattito politico e sociale dei meridionalisti, scaturisce una rappresentazione del Mezzogiorno come un luogo lontano, arretrato, separato dal resto della penisola e avvolto in un’aura mitica. Tale idea di Sud ritorna nel 1979 nella trasposizione cinematografica, ad opera di Francesco Rosi, del romanzo Cristo si è fermato a Ebolia confermare come essa, frutto di più sguardi esterni al Mezzogiorno,fosse entrata prepotentemente nell’immaginario collettivo e vi resistesse, ieri come oggi.

(EN) When Carlo Levi novel Christ stopped in Eboli was released in 1945,it contributed to the rediscovery of the South and the revival of the debate on the southernquestion. From thisbroad cultural reflection, fuelednotonly by literature, by cinema, by research on the magical world of the anthropologist Ernesto De Martino, by the debate of experts in the social and economicproblems of Southern Italy, a representation of the Southarisesas a distant, backwardplace, separated from the rest of Italy and wrapped in a mythical aura. This idea of ​​the South returns in 1979 in the cinematographictransposition, by Francesco Rosi, of the novelChrist stopped in Eboli to confirmhowit, the result of multiple glancesoutside the South, hadoverbearinglyentered the collectiveimagination and resisted, yesterdayliketoday.

Una risorsa per la storia della Psichiatria: gli archivi dei manicomi in Toscana, di Elisabetta Angrisano

(IT) Gli archivi sanitari conservano documenti preziosi capaci di far rinascere quei luoghi che spesso la memoria collettiva ha voluto rimuovere. Particolare menzione meritano le cartelle cliniche che consentono di ricostruire non solo la malattia di ogni singolo paziente, ma anche la storia della sua vita prima del ricovero e durante la sua permanenza in istituto. Sono documenti unici che raccontano la dimensione privata, intima di queste persone che ci restituiscono aspetti della loro soggettività, il loro punto di vista, il loro vissuto e la loro stessa esistenza.

(EN) The medical archives preserve precious documents capable of reviving those places that collective memory has often wanted to remove. Particular mention should be made of the medical records that allow us to reconstruct not only the disease of each individual patient, but also the history of his life before hospitalization and during his stay in the institution. They are unique documents that tell the private, intimate dimension of these people who give us back aspects of their subjectivity, their point of view, their experience and their very existence.

La gestione degli archivi sanitari e la protezione dei dati personali, tra pseudonimizzazione e anonimizzazione, di Francesco Ciclosi

(IT) Questo articolo analizza l’utilizzo di alcune misure tecniche e organizzative per la protezione dei dati
(quali la pseudonimizzazione e l’anonimizzazione) con particolare riferimento alla loro applicazione
nell’ambito degli archivi. Inoltre, esamina alcune criticità connesse alla gestione degli archivi
sanitari, suggerendo soluzioni in grado di risolverle attraverso la scelta di misure adeguate.
Successivamente, indaga i fondamenti giuridici della protezione dei dati considerando a tal riguardo
anche le linee guida dell’European Archives Group, nonché i risultati della letteratura scientifica di
settore.

(EN)This article analyses the use of some category of data protection technical and organisational
measures (such as pseudonymization and anonymization) applied to the archives field.
Furthermore, it analyses health archives’ management some criticality, suggesting solution in order
to takes appropriate measures to solve it. After, the article clarifies the legal basis of data protection,
considering also both the European Archives Group’s Guidelines and the scientific literature.

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