Note e discussioni sul convegno “Antropologia e Storia: un rapporto problematico”, tenutosi nel Dipartimento di “Storia, Culture e Religioni” dell’Università
Continua a leggereCategoria: Storici e uso pubblico della storia
a cura di Maurizio Ridolfi
Con lo sviluppo tecnologico, nella costruzione del discorso pubblico gli storici devono far fronte alla necessità di rinnovare i propri linguaggi comunicativi, accettando le sfide poste dai mass media (la televisione in particolare). E’ questo lo scenario in cui ricollocare il nostro “fare storia”, necessariamente legato al modo di “comunicare storia”.
Le modalità operative – tra forma cartacea e spazi online – rappresentano un osservatorio significativo per comprendere le nuove sfide del “fare” e del “comunicare” storia contemporanea. Siamo però consapevoli che sempre meno i circuiti universitari e le sole riviste, senza un confronto con i mass media, riescono ad accreditare e mettere in circolazione tesi interpretative capaci di concorrere alla costruzione del senso comune.
Per noi storici è fortemente mutato lo scenario, sia con riguardo all’esercizio della professione sia rispetto al ruolo sociale oggi riconosciutoci. Con le fortune del cinema e della televisione – immagini in movimento –, accanto alla fotografia, non basta più scrivere saggi e libri. La pluralità dei linguaggi induce ad una profonda rivisitazione del rapporto tra “fare storia” e “uso pubblico della storia”.
Ancora fino a qualche anno addietro le forme tradizionali della comunicazione pubblica – i giornali su tutte – sopravanzavano l’utilizzo degli altri mass media. Oggi invece, dall’intrattenimento spettacolare allo sport, ma anche dalla politica alla cultura storica del paese, la ripresa televisiva porta nelle case degli italiani personaggi presto noti, mode e stereotipi, concorrendo assai più dei libri di storia a costruire un senso comune. Non occorre insistere sulle peculiarità dei linguaggi mediatici e televisivi in particolare: semplificazione del discorso, cattura delle emozioni (temporanee) e reiterazione dello slogan ad effetto, personalizzazione e spettacolarizzazione del messaggio.
Nel vivo di una democrazia dell’opinione pubblica, ecco allora l’ancor maggiore responsabilità di quanti, tra gli storici, accedono al mondo della comunicazione, divenendone protagonisti e comunque interlocutori. La televisione, con e più dei giornali, ha “reinventato” la sfera pubblica e quindi lo scenario del confronto storico-culturale.
In questa sezione ci guarderemo allo specchio ovvero ci interrogheremo sul ruolo e sulle modalità attraverso le quali lo storico di mestiere entra nel “gioco mediatico” della comunicazione culturale. Avremo un occhio critico, rispettoso della persona ma rigoroso nel metodo, di riflessione sul mestiere e sul sapere storico ogni qual volta essi divengano ora oggetti ora soggetti della comunicazione.
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