Col miracolo economico l’Italia conosce il turismo di massa. La vacanza, prima un lusso per pochi eletti, diventa appannaggio di strati sempre più ampi della popolazione. L’immaginario del miracolo ci restituisce istantanee di spiagge sovraffollate, corpi in costume da bagno in acqua o distesi al sole, vetture in lunghe code verso i principali luoghi di vacanza del Belpaese. Il cinema di finzione ha contribuito moltissimo alla costruzione di questo immaginario festoso e leggero[1]. Ma il mito della vacanza e dello sviluppo turistico del paese è stato veicolato anche dal principale cinegiornale italiano, La Settimana Incom, proiettata con regolarità nelle sale cinematografiche tra gli anni Cinquanta e Sessanta[2]. In che modo è rappresentato l’esplodere del turismo di massa in Italia negli anni del boom ne La Settimana Incom? Il saggio prova a rispondere a questa domanda prendendo in esame i numeri del cinegiornale incentrati sul tema[3] nel periodo compreso tra il 1957 e il 1963, anni convenzionalmente associati al miracolo.
Il turismo di massa e la geografia turistica in Italia
La nascita del turismo di massa si collega all’aumento del benessere economico che l’Italia – parallelamente ad altri paesi europei – conosce tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Sono diversi i fattori che concorrono all’affermazione del turismo per tutti: l’aumento dei redditi, ma anche la conquista delle ferie retribuite, la maggiore disponibilità di mezzi di trasporto e il potenziamento delle reti stradali, la definizione del tempo di lavoro e del tempo libero.
Già pochi anni dopo la fine della guerra, in piena ricostruzione, i primi turisti stranieri fanno capolino in Italia, sui litorali del Nord del paese o nelle più belle città d’arte. A partire dagli anni Cinquanta anche gli Italiani si mettono in viaggio, dapprima sui pullman per brevi escursioni, poi via via con l’auto, per una gita fuori porta giornaliera o una villeggiatura di più giorni[4]. L’aumento esponenziale delle vetture e il miglioramento crescente della rete stradale e autostradale negli anni del boom allungano le distanze spaziali e temporali delle vacanze. Si va sempre più lontano, alla ricerca dello svago e dell’evasione. Ma per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta gli itinerari dei vacanzieri si fermano alle regioni del Centro Nord. Dal Veneto alle Marche si affollano di bagnanti le coste adriatiche. Allo stesso modo sui litorali liguri e toscani. Il turismo balneare tocca, infine, alcune località del Lazio e della Campania. Per il resto il Sud, con qualche piccola eccezione nelle isole, resta inesplorato, salvo per i pochi amanti di scenari incontaminati o per gli emigranti che fanno ritorno a casa. Il Mezzogiorno, nonostante le sue indiscutibili bellezze, nell’epoca del boom non è ancora in grado di accogliere i turisti[5].
Le coste italiane richiamano anche moltissimi stranieri, al punto da fare del Belpaese, assieme alla Spagna e alla Grecia, «le mete del flusso turistico più importante del nostro secolo, quello verso il mare e il sole»[6]. L’affluenza verso il mare cresce così tanto da lasciare in ombra il turismo montano, termale e culturale, che pure avevano avuto un loro rilievo in Italia prima della guerra. Le località balneari si attrezzano per accogliere i turisti in crescita e per rispondere alle loro diverse esigenze economiche. Alberghi e pensioni, spesso piccoli e a conduzione familiare, e con servizi non sempre eccellenti, si moltiplicano. Nuove strutture ricettive sono edificate, in non pochi casi provocando danni irreparabili all’ambiente. «L’Italia nel segmento del turismo balneare estivo fu così un precursore […], anticipando tutti gli altri paesi del Mediterraneo e conquistando una leadership che rimase indiscussa fino agli anni Settanta»[7].
Il primato del turismo balneare si riflette appieno ne La Settimana Incom. La maggioranza dei servizi su vacanze e turismo sono dedicati a località marittime. Un numero più basso riguarda le città d’arte e alcuni itinerari turistici[8]. Quasi del tutto assente è la montagna, sebbene in Italia non mancassero località sciistiche famose e frequentate nei mesi invernali[9].
I servizi dedicati alle località balneari sono realizzati nei luoghi di maggiore sviluppo del turismo, come litorali liguri e toscani, coste nord adriatiche, il litorale laziale e le più note località turistiche della Campania. Ma ampio spazio è dedicato anche alla Sicilia, nonostante negli anni del miracolo l’isola non conoscesse flussi turistici rilevanti, e alla Sardegna, analogamente chiusa in un lungo isolamento fino ai primi anni Sessanta, quando, grazie al lancio della Costa Smeralda, entra nel circuito del turismo d’élite.
Il turismo balneare in Italia nei racconti de La Settimana Incom è vivace e caotico. La vacanza fa molto spesso rima con spettacolo. I servizi girati nei luoghi del turismo italiano, infatti, hanno per protagonisti il più delle volte personaggi famosi, soprattutto attori e cantanti[10]. Lo scopo del cinegiornale è in quel caso divulgare notizie di colore che riguardano le star, rispetto alle quali le mete turistiche fanno da sfondo cartolinesco. La messinscena è palese, nonostante si tratti di un cinegiornale: i personaggi noti recitano una parte dinanzi all’obiettivo della cinepresa, interpretando se stessi in versione relax. Li si vede intenti a riposarsi, o impegnati in attività sportive. Spesso le star mettono in scena la dimensione privata della loro vita, mostrandosi in famiglia e coi propri figli.
La gente comune, invece, funge solo da comparsa inconsapevole negli affollati luoghi di vacanza. L’occhio della cinepresa scivola rapido sulle masse di bagnanti, composte da adulti, giovani e bambini, focalizzandosi con ironia su alcuni “tipi da spiaggia”, o ammiccando alle belle ragazze in costume, sulle quali, spesso, le inquadrature indugiano qualche istante in più. È la scoperta del corpo che, da ora in poi, si esibisce con disinvoltura e con minor pudore rispetto al passato. I bagnanti si vedono mentre a fiotti, in auto o coi mezzi pubblici, raggiungono il mare o la piscina. Le riprese veloci li immortalano mentre, allegri e divertiti, si bagnano e prendono il sole, oppure mangiano e fanno conversazione. Il commento il più delle volte insiste con umorismo sulle difficoltà che sperimentano i vacanzieri per godere di sole e mare a fronte di tanto sovraffollamento. Difficoltà di cui però non paiono risentire i bagnanti, desiderosi solo di concedersi l’agognato svago. Solo raramente e a partire dagli anni Sessanta i vacanzieri diventano protagonisti per brevi istanti del cinegiornale, grazie a interviste a loro rivolte. In un servizio del 1963[11] lo speaker chiede ad alcune ragazze che sono in spiaggia a Ostia cosa faranno in autunno, dopo le vacanze. La domanda è solo un pretesto per dar voce alle intervistate (tutte donne giovani), che compaiono quasi sempre in costume. Le loro risposte sono banali e lo speaker le apostrofa con ironia. Quel che interessa non è sapere cosa faranno le ragazze dopo l’estate, ma raccontare della fine di una stagione balneare, mostrando le spiagge, i corpi delle donne, la loro bellezza e giovinezza, ed evocando, così, leggerezza e brio, come si confà ad un servizio di colore.
Da La Settimana Incom emerge, in buona sostanza, l’immagine di un’Italia allegra e frizzante sotto il solleone estivo, coi suoi litorali brulicanti e festosi. Un paese che si lascia alle spalle i brutti ricordi della guerra e della povertà, e che va verso la ricerca del benessere e dello svago a tutti i costi. Per la gente comune più che di villeggiatura si parla di domeniche al mare. Una gita di poche ora non priva di sacrifici: le lunghe code in automobile o, per chi ne è sprovvisto, le estenuanti trasferte in treni affollati, il fazzoletto di spiaggia («un metro e dieci centimetri quadrati di spiaggia per gitante», precisa – divertito – lo speaker in un servizio[12]), o l’angolo di mare conteso a centinaia di altre persone. Ma per alcune ore di relax gli Italiani sono disposti a tutto. Il turismo di massa è “straccione”, rispetto al turismo d’élite riservato a pochi eletti. Alle frequenti spiagge affollate di gente comune (talvolta riprese con eloquenti inquadrature dall’alto) fanno da contraltare più raramente litorali semideserti per pochi eletti, o le prime imbarcazioni da diporto che solcano le onde. Emblematico del turismo giornaliero tanto agognato è un numero unico de La Settimana Incom intitolato Fuggire ad ogni costo[13]. Protagonisti sono i milanesi a caccia dello svago domenicale in estate. Molti tra loro, intervistati mentre sono nel traffico, si rassegnano alle lunghe code di vetture dirette fuori città, verso i laghi, pur di assicurare alla famiglia una gita fuori porta. Le inquadrature che mostrano numerosissime auto, quasi tutte Fiat, incolonnate ai caselli sono tra le più rappresentative degli anni del miracolo. Chi invece non ha le possibilità, economiche e di trasporto, per andare fuori Milano, o preferisce evitare il traffico, si accontenta di una giornata all’idroscalo, definito la «Costa Azzurra a portata di filobus», o in piscina. L’affollamento di questi luoghi non rappresenta un problema per gli intervistati: è un accettabile prezzo da pagare per godere di una giornata di svago e bagni, senza dover affrontare kilometri di code sotto al sole cocente.
Il Sud tra arretratezza e sviluppo turistico. I casi di Sicilia e Sardegna
Non pochi numeri de La Settimana Incom sono dedicati alle località balneari del Mezzogiorno, in particolare, come già detto, Sicilia e Sardegna. Due regioni che, tuttavia, fatta eccezione per la Costa Smeralda sarda, ancora negli anni Sessanta non sono attrezzate per accogliere in maniera idonea i flussi ampi del turismo di massa. Più in generale, tutto il Mezzogiorno all’epoca del boom non conosce un vero e proprio sviluppo turistico. Le bellezze naturalistiche non mancano, ma le strutture per ospitare i vacanzieri sono pressoché inesistenti e le poche disponibili spesso inadeguate. Limiti pesanti attanagliano anche la rete stradale, insufficiente per permettere di raggiungere in tempi rapidi e in modi agevoli le mete turistiche.
La Settimana Incom, cinegiornale vicino al principale partito di governo del paese, la Democrazia Cristiana, in alcune occasioni rileva, con sguardo ottimistico e parziale, gli sforzi dello Stato per la rinascita, anche turistica, del Sud[14]. Nel 1962 un intero numero[15] è dedicato agli interventi della Cassa per il Mezzogiorno in favore dello sviluppo turistico del Meridione. Lo speaker definisce Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna «le nuove tappe del turismo», già meta di molti stranieri e in attesa di essere ulteriormente scoperte anche dagli Italiani. Si rincorrono immagini di litorali incantevoli ma vuoti e non attrezzati per accogliere i turisti, di patrimoni artistici, di nuove infrastrutture. Il commento elenca gli interventi della Cassa, come il recupero di siti archeologici, la costruzione di strade, alberghi e acquedotti. Il racconto di quanto fatto si intreccia a vedute da cartolina che illustrano le mete di turismo sia balneare, sia montano, sia storico-culturale. Il tono è trionfalistico a dispetto delle molte ombre che ancora si allungavano sul Sud sottosviluppato. Il cinegiornale mostra come vi fosse la consapevolezza che il turismo potesse essere un volano di crescita del Meridione. Ma tace sull’aspetto problematico della questione: lo sviluppo turistico può realmente attecchire in una realtà depressa? E può sostituirsi a uno sviluppo industriale assente[16]?
Rispetto alle due isole maggiori l’intento de La Settimana Incom è dichiaratamente promozionale. Scorrendo i filmati dedicati alla Sicilia turistica negli anni del miracolo si vedono paesaggi ameni, che invitano ad essere scoperti, e si ascoltano promesse di interventi da parte delle amministrazioni pubbliche volti a migliorare l’ospitalità. In un numero del cinegiornale interamente dedicato alla Sicilia e intitolato Festival siciliano[17], si parla di Taormina e del suo festival cinematografico. Ma l’occasione è propizia per allargare lo sguardo al resto della Sicilia. Taormina rappresenta una sorta di eccezione nell’isola, per la sua capacità di affermarsi, grazie alle bellezze artistiche e naturalistiche, come meta di turismo, prima d’élite poi per il ceto medio, in una zona economicamente depressa[18]. Il cinegiornale mostra bene l’eccezionalità di Taormina, frequentata da star e in grado di offrire divertimento e benessere per privilegiati. La sua vita brulicante contrasta con altre località semideserte mostrate nelle immagini, che, a dispetto della loro evidente bellezza, di turistico hanno solo una promessa. Il cinegiornale si sofferma sulle star, arrivate sull’isola per il festival cinematografico, ma non sui turisti comuni, che compaiono solo fugacemente nelle immagini. Più spazio è dato alle strutture ricettive e alle infrastrutture appena sorte, di cui il commento elenca con enfasi i pregi. Un’altra eccezione è quella del Club Méditerranée di Cefalù, cui il cinegiornale dedica alcuni secondi. Il villaggio turistico inaugurato nel 1957 dall’azienda francese (in collaborazione con l’assessorato regionale, precisa lo speaker) è descritto come il luogo di una vacanza insolita ed esotica: come ritornando al passato e in un clima di immensa libertà, gli ospiti alloggiano in capanne e una volta entrati nel villaggio dimenticano banconote e monete, sostituendole con collane, le cui perline hanno valore di scambio. Lo scopo pubblicitario è palese, tanto che, un anno dopo, un nuovo servizio[19] molto simile al precedente è dedicato al villaggio turistico. I tentativi di promuovere le estati in Sicilia sono manifesti in altri servizi di qualche anno dopo. In uno[20], dedicato a Ustica, si racconta delle promesse di sviluppo da parte degli assessori regionali Ludovico Corrao e Mario Crescimanno di Capodarso, in escursione sull’isola. Ustica è bellissima e il servizio lo illustra bene, soffermandosi su paesaggi selvatici ed ameni. Ma l’incanto dei luoghi non basta a garantire il decollo di una meta di vacanza: sull’isola mancano l’acqua, un adeguato molo di attracco e alberghi. Così interviene lo Stato, che promette la creazione di strutture ricettive e infrastrutture utili a rendere le località ospitali. Un altro servizio[21] è dedicato al Lido di Mortelle, vicino Messina, ovvero un litorale ampio e attrezzato, un angolo di paradiso se confrontato con gli scenari sovraffollati delle mete balneari già affermate. Le immagini mostrano pochi turisti che si godono il sole e il mare senza dover sgomitare per poter stare in acqua o sulla spiaggia. L’invito dello speaker è esplicito: «in futuro il turismo italiano e le più memorabili vacanze nell’isola non potranno trascurare il Lido di Mortelle».
Ancora più della Sicilia, la Sardegna ne La Settimana Incom è proposta come un paradiso da scoprire, una regione pronta a uscire dal suo atavico isolamento e ad accogliere vacanzieri a fiotti. Il cinegiornale insiste molto sugli sforzi del governo regionale per promuovere l’isola e per assicurarle le infrastrutture e i servizi necessari al decollo turistico. Autorità locali sarde presenziano all’inaugurazione di un ostello della gioventù a Carloforte, descritto come il primo di una serie di ostelli per la Sardegna, che avvicineranno il turismo internazionale all’isola[22]. Scenario analogo per l’inaugurazione di un albergo sul Monte Ortobene qualche anno dopo[23]. In un altro servizio[24] la cinepresa insegue un gruppo di giornalisti che da Roma sbarcano nell’isola, per conoscerne le bellezze naturalistiche e archeologiche, il folclore e i simboli di uno sviluppo incalzante, come infrastrutture e strutture ricettive. La visita dei giornalisti è un pretesto, che consente allo speaker di illustrare i passi in avanti compiuti nella regione grazie agli sforzi della classe dirigente locale. Ancora una volta, non si vedono turisti, ma fanno bella mostra di sé dighe, strade, alberghi e navi che garantiscono collegamenti più facili col continente. Fanno capolino, come su una passerella, anche le autorità politiche regionali, presentate come le artefici dello sviluppo. La Sardegna è dipinta come una terra che vuole introdursi nei circuiti economici e turistici che vanno oltre i limiti regionali. Concetti rimarcati dall’assessore Anselmo Contu, che di fronte alla cinepresa parla «di un processo di inserimento dell’economia sarda nell’economia e nella cultura continentale, sia essa italiana che europea». Come per la Sicilia, anche per la Sardegna La Settimana Incom promuove i Club Méditerranée. Due servizi[25] descrivono la bellezza del villaggio sorto, dal 1955, sull’isola di Caprera, nell’arcipelago della Maddalena. Immerso nella natura, il villaggio consente ai vacanzieri un ritorno alle origini, tra giochi ed escursioni all’aria aperta, e lontananza assoluta dal tran tran di tutti i giorni. Il tono è ironico e leggero, in sintonia con l’atmosfera festosa e frivola che si respira nel villaggio e che si vuole trasmettere allo spettatore. L’intento pubblicitario, ancora una volta, è malcelato.
Lo sforzo di promozione commerciale più grande, tuttavia, è quello in favore della Costa Smeralda, uno sforzo grande tanto quanto l’ambizioso e riuscito progetto, che crea nell’isola un caso di sviluppo turistico senza precedenti. La Costa Smeralda, voluta da un consorzio di privati capeggiati da Karim Aga Khan IV, è inventata dal nulla. Sorge nei primissimi anni Sessanta su un tratto di 45 km di costa straordinaria sul piano paesaggistico, ma disabitata e priva di servizi. Il consorzio realizza alberghi e ville, ma anche strade e ogni infrastruttura utile a garantire i servizi, seguendo tutti gli aspetti del progetto e della sua realizzazione, con un’attenzione particolare alla tutela del paesaggio. La Costa Smeralda rappresenta l’unico caso in Italia di intervento pianificato su un’area vasta, tra l’altro in un territorio economicamente depresso e in cui non esisteva alcuna cultura turistica preesistente[26]. I primi servizi de La Settimana Incom dedicati alla Costa Smeralda illustrano i colloqui istituzionali funzionali alla stipula degli accordi per la realizzazione del progetto. Karim Aga Khan incontra il presidente della Regione sarda Efisio Corrias per discutere del piano[27] e, qualche giorno dopo, durante una gita a Cagliari, Giuseppe Loi Puddu, direttore generale dell’Ente sardo per le industrie turistiche[28]. Al via ai lavori è dedicato un servizio intitolato La regina delle villeggiature[29]. Si vede Karim Aga Khan sul cantiere assieme a progettisti ed operai, mentre lo speaker spiega cosa sarà la costa Smeralda, focalizzandosi sull’esclusività del progetto e del tipo di vacanza che esso propone. Il commento è un susseguirsi di superlativi, fino alla fine del servizio, quando si dice che il nome della Costa Smeralda «è destinato a figurare nell’almanacco gotha delle villeggiature famose». Durante tutto il 1962 si succedono in diversi numeri de La Settimana Incom vari servizi dedicati alla Sardegna e al suo sviluppo turistico. Si mostrano gli scorci incantevoli dell’isola e gli sforzi, compiuti grazie all’intervento pubblico, di creare strutture ricettive e collegamenti per raggiungerle. La Settimana Incom esercita così un richiamo verso la Sardegna rivolto agli Italiani. Lo sviluppo turistico è descritto come parte di un più ampio progetto di rilancio della regione e delle sue attività produttive, per mutarne il destino. Lo sintetizza bene un numero unico del cinegiornale[30] in cui si parla del Piano di Rinascita approvato dal Parlamento italiano, dell’emigrazione, dei problemi dell’agricoltura e delle promesse di sviluppo, tra cui figura il turismo (tornano le immagini del Club Méditerranée e dei cantieri in Costa Smeralda). Il nuovo, rappresentato dagli alberghi e residence sorti sui litorali, si amalgama con la tradizione, senza creare contrasti, precisa La Settimana Incom. I pastori sardi cedono a prezzi per loro vantaggiosi i propri terreni all’Aga Khan[31] e le nuove costruzioni edilizie sono realizzate nel pieno rispetto del paesaggio: così, «la Sardegna s’è svegliata dal lungo sonno, la costa Smeralda comincia a vivere, senza pecore, senza pastori, selvaggia e primitiva sempre, ma con l’aria condizionata»[32].
Conclusioni
La Settimana Incom compone il volto festoso e allegro dello sviluppo turistico, tralasciando gli aspetti problematici, che pure non mancarono. In coerenza col suo essere un cinegiornale che dell’Italia dà una rappresentazione rampante, pacificata e stereotipata[33], La Settimana Incom racconta le note positive del turismo di massa (lo svago e il nuovo benessere per gli Italiani), smussando con l’ironia o tacendo del tutto i lati oscuri. Il turismo di massa porta con se le prime avvisaglie di inquinamento e degrado ambientale, col sovraffollamento di strade e luoghi prima incontaminati, e la speculazione edilizia. Ma di questo non si parla nel cinegiornale. Né si parla dei limiti di un paese che in alcuni casi non ha ancora le capacità di accogliere nel migliore dei modi i turisti. Come si è visto, sono proprio le regioni meno pronte ad ospitare i flussi dei vacanzieri ad essere più decantate. In esse si vedono pochissimi turisti, ma in compenso molti esponenti politici, per i quali il cinegiornale diventa un’ambita passerella. Si mostrano i paesaggi incantevoli e le potenzialità, e si narrano le promesse di sviluppo, in un racconto coniugato al futuro più che al presente. Un commento retorico e pieno di aggettivi esalta gli scenari da cartolina. Il nuovo e il vecchio non contrastano mai, ma si amalgamano in una sintesi pacifica. La modernità, che è garanzia di sviluppo, si concilia con la tradizione, nella tutela delle radici culturali e sociali profonde del paese. Insomma, la trasformazione fa sempre rima con la conservazione.
Lo sguardo poco obiettivo risponde ad esigenze propagandistiche: la Incom è vicina alla Democrazia Cristiana e i suoi cinegiornali ne esaltano l’operato in quanto principale partito di governo. I servizi dedicati al turismo non si limitano a lodare la bellezza dei luoghi, ma illustrano gli sforzi delle amministrazioni locali democristiane o dello Stato centrale per garantire infrastrutture e servizi, con un’attenzione particolare al Sud, interessato dagli aiuti della Cassa per il Mezzogiorno. Oltre che alla Dc, però, la Incom è vicina anche al mondo dell’imprenditoria e degli affari[34]. Non sono rari i casi di propaganda commerciale, come visto a proposito dei Club Méditerranée e della Costa Smeralda. E la lista si allunga coi servizi dedicati alle vacanze in crociera, in cui fanno bella mostra di se le prodigiose navi Federico Costa e Franca Costa[35] e il transatlantico Leonardo da Vinci[36], costruito nei cantieri navali Ansaldo.
Sebbene dal suo punto di vista parziale, La Settimana Incom offre materiale di riflessione utile allo studio del miracolo economico e ai fenomeni ad esso connessi. Il turismo di massa e la vacanza, infatti, sono alcuni degli elementi costitutivi del boom e i numeri del cinegiornale su questi temi consentono di coglierne le relative rappresentazioni. Le immagini di un paese gioioso, finalmente lontano dalla guerra e dalle sue sofferenze, e desideroso di conquistare benessere e svago, non fanno fino in fondo i conti con la realtà, ma ci restituiscono a grandi linee l’immaginario condiviso di quegli anni ruggenti e, dunque, i sogni e i desideri ad esso associati. In altre parole, la vacanza raccontata nel cinegiornale è spesso agognata, desiderata, più che reale: è come una cometa, che orienta ambizioni consumistiche e cristallizza le fantasie degli Italiani incamminati sulla strada del boom.
PAROLE CHIAVE
Turismo vacanza boom cinegiornale Incom
Tourism holiday boom newsreel Incom
ABTRACT
In the years of economic miracle Italy knows the expansion of tourism. Many movies have shown the new holiday of the Italians, helping to define the imagery of mass tourism. But an important role in this direction has been played by the main Italian newsreel of the fifties and sixties, La Settimana Incom. The essay examines the newsreel numbers centered on the holiday during the economic miracle. In parallel to the emerging beach tourism, newsreels Incom concerning holiday are mostly made in the most developed seaside resorts, those of central and northern Italy. La Settimana Incom also talks about tourism development in the South, but it is hoped instead real. The newsreel Incom, near the main ruling party, also said the government’s efforts for the tourism take off in the country and especially in the underdeveloped South. Propaganda intent is seen even in the commercial promotion of particular locations and facilities. Of the Italian tourism are only shown signs of growth, but not those of backwardness. More generally, the holiday is told by the newsreel with ironic and light tone, even when they are brought to light the limits of mass tourism, such as the overcrowding of beaches, traffic and chaos.
[1] Cfr. M. Zinni, Rappresentare il benessere. Gli italiani e le vacanze nel cinema del “miracolo”, in Penso che un sogno così non ritorni mai più. L’Italia del miracolo tra storia, cinema, musica e televisione, a cura di P. Cavallo, P. Iaccio, Liguori Editore, Napoli 2016, pp. 217-233.
[2] La casa di produzione INCOM si affaccia nel settore documentaristico sin dal 1938, sotto la direzione di Sandro Pallavicini. Ma è a partire dal 1946 e per circa un ventennio che si afferma nel campo del cinegiornalismo grazie a La Settimana Incom, i cui numeri (due o tre a settimana, in media) hanno raccontato agli Italiani nelle sale le trasformazioni del paese, dagli anni bui del dopoguerra a quelli ferventi del boom dell’economia. Cfr. La Settimana Incom. Cinegiornali e informazione negli anni ’50, a cura di A. Sainati, Lindau, Torino 2001.
[3] I filmati sono consultabili sul sito http://www.archivioluce.com. Grazie ad un lavoro di acquisizione, catalogazione e digitalizzazione dell’Istituto Luce, circa 2550 numeri de La Settimana Incom sono facilmente fruibili in rete attraverso un sistema che consente anche la ricerca per temi.
[4] A. Berrino, Storia del turismo in Italia, il Mulino, Bologna 2011, pp. 246-252.
[5] Ivi, pp. 263-265.
[6] P. Battilani, Vacanze di pochi, vacanze di tutti. L’evoluzione del turismo europeo, Bologna, il Mulino 2001, p. 146.
[7] Ivi, p. 232.
[8] La maggioranza dei servizi dedicati alle città d’arte sono girati a Roma. Molto più raramente si parla del patrimonio storico e artistico di altre città italiane. Tuttavia, nel 1961 una serie di quattro numeri unici del cinegiornale, intitolati Itinerari turistici, illustra in modo didascalico percorsi e bellezze da scoprire nel Lazio (La Settimana Incom 02054, 29/03/1961), a Milano, Bergamo e Brescia (La Settimana Incom 02080, 24/05/1961), a Sud di Roma (La Settimana Incom 02093, 28/06/1961) e in Emilia (La Settimana Incom 02113, 31/08/1961).
[9] Un solo servizio è dedicato agli impianti sciistici di Sestriere, raffigurandone allegri sciatori e pattinatori sul ghiaccio (La Settimana Incom 01728, 14/01/1959).
[10] Alcuni esempi: Delia Scala e Walter Chiari a Capri (La Settimana Incom 01685, 27/08/1958), in Versilia Vittorio Gassman, Alberto Bonucci, Antonio Cifariello (La Settimana Incom 01800, 12/08/1959), Corrado Lojacono, Gino Bartali e Caterina Valente (La Settimana Incom 01959, 17/08/1960), a Fregene Vittorio Congia, Maria Grazia Spina e Daniele D’Anza, Lilli Lembo (La Settimana Incom 02076, 18/05/1961), Vittorio Sanipoli e Enrico Maria Salerno (La Settimana Incom 02258, 17/08/1962), Silvio Noto tra l’Elba, Salsomaggiore Terme, Giulianova e Rimini a caccia di volti nuovi per il cinema (La Settimana Incom 02269, 19/09/1962), Carlo Dapporto a Sanremo per promuoverne le bellezze (La Settimana Incom 02412, 18/10/1963).
[11] La Settimana Incom 02395, 16/08/1963.
[12] La Settimana Incom 01570, 22/08/1957.
[13] La Settimana Incom 02397, 23/08/1963.
[14] È stato notato come, per La Settimana Incom, si possa parlare di cinegiornalismo di Stato, non diversamente da quanto era avvenuto negli anni del fascismo con le attualità del Luce. Il cinegiornale, infatti, opera quasi in regime di monopolio, accaparrandosi buona parte delle concessioni erariali destinate alle attualità. La vicinanza alla Dc è chiara anche guardando ai vertici della società. A presiederla è Teresio Guglielmone, senatore democristiano. D’altro canto, Sandro Pallavicini ha contatti con alcune delle principali organizzazioni che si occupano di attualità in Italia e che sono collegate alla commissione governativa sul cinema. M. A. Frabotta, Il cammino dei cinegiornali italiani nel paese e in Europa, in Identità italiana e identità europea nel cinema italiano dal 1945 al miracolo economico, a cura di G. Brunetta, Torino, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli 1996, pp. 178-183.
[15] La Settimana Incom 02271, 28/09/1962.
[16] Ricerche attuali mostrano come il turismo, salvo rarissime eccezioni, non possa creare sviluppo in assenza di altre attività economiche già solide. In aree depresse esso può comunque attecchire ma senza avere un impatto economico rilevante e diffuso. Cfr. P. Battilani, Vacanze di pochi, vacanze di tutti, cit.
[17] La Settimana Incom 01565, 09/08/1957.
[18] P. Battilani, Vacanze di pochi, vacanze di tutti, cit., pp. 272-277.
[19] La Settimana Incom 01690, 11/09/1958.
[20] La Settimana Incom 01809, 02/09/1959.
[21] La Settimana Incom 01963, 25/08/1960.
[22] La Settimana Incom 01559, 24/07/1957.
[23] La Settimana Incom 02096, 05/07/1961.
[24] La Settimana Incom 01844, 20/11/1959.
[25] La Settimana Incom 01563, 07/08/1957; La Settimana Incom 02102, 22/07/1961.
[26] P. Battilani, Vacanze di pochi, vacanze di tutti, cit., pp. 278-287.
[27] La Settimana Incom 02178, 27/01/1962.
[28] La Settimana Incom 02183, 09/02/1962.
[29] La Settimana Incom 02223, 12/05/1962.
[30] La Settimana Incom 02257, 10/08/1962.
[31] La Settimana Incom 02313, 26/07/1963.
[32] La Settimana Incom 02388, 26/07/1963.
[33] Cfr. A. Sainati, Introduzione, in La Settimana Incom, a cura di Id., cit., pp. 11-21.
[34] P. Sorlin, «La Settimana Incom» messaggera del futuro: verso la società dei consumi, in La Settimana Incom, a cura di A. Sainati, cit., pp. 71-77.
[35] La Settimana Incom 01662, 11/06/1958; La Settimana Incom 01796, 31/07/1959.
[36] La Settimana Incom 01940, 01/07/1960.