Archivi delle scuole, archivi per le scuole

La Facoltà di lettere dell’Università di Catania e la Fondazione Giuseppe e Maria Giarrizzo, con questo volume proseguono il progetto di ricerca “Per una storia d’Italia come storia delle sue scuole” con l’intenzione di promuovere la salvaguardia e la valorizzazione del prezioso patrimonio documentario conservato presso le diverse istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado.
Intorno alle scuole, alle loro tradizioni e alle loro piccole e grandi ricchezze documentarie, si avverte da alcuni anni una ripresa di interesse che per il momento stenta a tradursi in una completa opera di salvaguardia e inventariazione dei loro archivi, o in ricerche che facciano tesoro delle testimonianze racchiuse nei loro archivi, spesso disordinati e abbandonati a se stessi, ma che lascia prevedere importanti novità nell’atteggiamento degli studiosi di storia sociale, oltre che di quanti si occupano di processi formativi e culturali in genere.
L’iniziativa seminariale che è all’origine del volume, promossa dalla Fondazione Giarrizzo e dal corso di laurea in Scienze dei beni culturali di Siracusa dell’Università di Catania, ha permesso di avviare un percorso comune tra storici, archivisti ed insegnanti per un bilancio di quanto si è fatto in Italia, di quel che può farsi con le modeste risorse di cui gli archivi di stato e scuole dispongono, e dei modi coi quali il contributo dell’archivista possa risultare più efficace alla ricerca dello storico e alla promozione della didattica della storia.
Il volume raccoglie saggi di storici come Enrico Iachello, Simonetta Soldani e Giuseppe Giarrizzo, docenti di archivistica come Gaetano Calabrese, archivisti come Francesca Klein dell’Archivio di Stato di Firenze, Giuseppina Giordano Soprintendente archivistico per la Sicilia e Anna Maria Iozzia direttrice dell’Archivio di Stato di Ragusa, nonché insegnanti come Salvina Bosco e Giuseppe Baldacci.
Aggiornando un suo saggio del 1997 Simonetta Soldani, fornisce, come unica via percorribile per recuperare la memoria di scuole sottoposte oggi a nuove trasformazioni amministrative e organizzative, una lettura “individualizzata”, ponendo lo storico di fronte ad un cambiamento di approccio: non più storia della scuola, ma storia delle scuole. Almeno fino all’esplosione della scuola di massa degli anni Sessanta e Settanta del Novecento, infatti, l’aver frequentato questa o quella scuola era parte integrante del “romanzo di formazione” non solo delle singole persone, ma di segmenti cruciali della società locale. Da qualche tempo non solo storici e studiosi dei processi formativi, ma anche amministratori, archivisti e operatori scolastici tendono a guardare al mondo della scuola non solo “dall’alto al centro, come si è prevalentemente fatto fino ad ieri, ma anche dal basso e dall’interno, dando lo spazio che le compete alla scuola quotidiana, con le sue cadenze e i suoi attori reali, spesso assai diversi sia dai modelli previsti dagli ordinamenti che dagli stereotipi dagli scritti di politici e pubblicisti, e soprattutto con le sue peculiarità locali e regionali, rimaste troppo a lungo nascoste dalle polemiche – e dai miti – sullo Stato centralizzato e accentratore” (Soldani, p. 16). In quest’ottica il volume è una utile riflessione su una fonte assai più importante di quanto non si sia a lungo sospettato.
Andar per scuole in cerca di archivi, da una decina di anni almeno, non è più un’esclusiva di assidui cultori di piccole patrie, o di presidi ed insegnanti interessati a decifrare vicende ed identità del loro luogo di vita e di lavoro, anche se, purtroppo, gli archivi della scuola italiana sono stati a lungo, e in parte continuano ad essere, una “memoria sommersa”, come sottolinea nel suo saggio Francesca Klein.
Nel 1994, raccogliendo sollecitazioni mosse sul finire degli anni Sessanta di indagini sulla storia della scuola e dei processi educativi, ha visto la luce una collana di pubblicazioni che intendeva offrire una raccolta di materiali documentari per lo più inediti, conservati presso l’Archivio centrale dello Stato, intorno alla scuola dell’Italia unita. In tale contesto furono evidenziate le lacune del Ministero della Pubblica Istruzione, sanabili soltanto con fonti alternative, documentazione conservata “in periferia” presso i Provveditorati e le singole scuole.
Certamente, come evidenzia Salvina Bosco, i censimenti ed i recuperi costituiscono la base ineludibile per iniziare ad affrontare il problema di cosa sia stata non la scuola progettata dalle riforme e dalle indicazioni ministeriali, ma quella che ha contribuito ai processi di cambiamento e crescita culturale del paese. Per capire cosa abbia significato, nel corso del tempo, fare scuola, e più in particolare con quali pratiche, contenuti e valori, sarebbe utile, avere una conoscenza più puntuale dei contenuti e dei programmi ministeriali, di cui sappiamo poco, così come nessuno ha mai prestato attenzione alla didattica. E parlare di didattica significa anche parlare degli strumenti che servivano a supporto e complemento alla lezione del docente, dai libri all’oggettistica, dalle collezioni alle tavole illustrate, dalle carte geografiche alle macchine, materiale spesso ignorato persino dagli archivisti e su cui si sofferma invece l’intervento di Giuseppe Baldacci che nell’ultima parte del volume svela le immagini che ci fanno riscoprire le sedi, le biblioteche, laboratori, attrezzature, i protagonisti, i riti, le cerimonie e i viaggi della vita scolastica.
Archivi delle scuole e archivi per le scuole, in un momento, quello attuale, in cui tanto si dibatte di scuola e riforme, didattica e maestri, la loro riscoperta, valorizzazione ed utilizzazione da parte delle stesse scuole, appare quanto mai opportuna per la riscoperta stessa della “pedagogia civile”

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