Le scuole libertarie in Brasile e Argentina nel primo Novecento : l’influenza degli emigrati italiani e iberici

Introduzione

Jaime Cubero, storico per diletto e segretario del più antico circolo libertario paulista (il Centro di Cultura Sociale di San Paolo), in un intervista rilasciata all’autore nel 1995, tre anni prima di morire, ricordava: “eles se propunham, quase todas as organizações, a fundar escolas, fundar centros de estudo. Cada entidade por ramo de atividade tinha seu centro de cultura, seu ateneu de estudos, suas bibliotecas”. E aggiungeva: “no Brasil se desenvolveram centenas de escolas porque quase todas as associações de trabalhadores se esforçaram em criar escolas para os operários, para os filhos dos operários que não tinham condições de ir às escolas do governo2.”

Cubero si stava riferendo alle scuole nate negli anni dieci del secolo scorso, un periodo molto proficuo in Brasile alla diffusione di molte di tali scuole libertarie, che va dalla morte dell’anarchico catalano Francisco Ferrer y Guardia, avvenuta nel 1909, alle leggi repressive del 1919. Non dobbiamo, tuttavia, pensare a queste centinaia di scuole come a scuole statali, e neppure come se stessimo parlando delle scuole moderne del libertario catalano (che pure esistettero, come vedremo in seguito) ma, nella maggior parte, come ad iniziative sviluppate all’interno di quei circoli sociali che radunavano i lavoratori intorno alle piccole biblioteche popolari esistenti o, addirittura, all’interno delle stesse case degli attivisti anarchici, sia nei quartieri operai delle grandi città come San Paolo, Rio de Janeiro e Porto Alegre, sia nelle città manifatturiere minori della provincia.

Nel 1919, in seguito ad una esplosione avvenuta in una delle scuole moderne di San Paolo, il governo federale brasiliano, impressionato dalla forte avanzata del sindacalismo e del movimento socialista e anarchico iniziato nel luglio 1917 decise di applicare in modo sistematico contro tutti gli stranieri già schedati come anarchici negli archivi della polizia, la cosiddetta Legge di Espulsione degli Anarchici. Era il momento in cui a San Paolo scoppiava il più grande sciopero generale mai realizzatosi3, e lo Stato brasiliano si mostrava impaurito dalla diffusione delle idee propagate dalla rivoluzione Russa (i cui echi arrivavano in Sud America sotto il segno del massimalismo 4), così come dalle sommosse argentine del gennaio 1919, che presero il nome di “Settimana Tragica”5. Gigi Damiani, allora in testa al movimento anarchico a San Paolo, uno dei protagonisti dello sciopero generale del 1917, fu tra i primi ad essere espulso. Rispedito a Roma, scrisse l’opuscolo I paesi nei quali non si deve emigrare6, prima di entrare a far parte del comitato redattore di “Umanità Nova”. Negli anni venti si scatena una forte reazione dei governi, in Brasile come in Argentina, contro i raggruppamenti anarchici e i partiti comunisti appena sorti, nonché contro qualsiasi forma di sindacalismo di matrice rivoluzionaria7. Negli anni trenta, infine, la forma dello stato corporativo inspirata dallo stato fascista di Mussolini sbarcava in Sud America rompendo, praticamente, con tutte le precedenti forme sindacali libere, adesso sottomesse – in Brasile – allo Stato Nuovo del presidente-dittatore Getúlio Vargas (e per questo definito “varguista”) e, più tardi, in Argentina, al modello peronista. Questo breve cappello introduttivo alla storia operaia sudamericana dei primi del Novecento si è reso necessario perché riteniamo che – pur in presenza di una grande diversità di esperienze pedagogiche finanche di carattere individualista (in special modo, in Argentina) – esista un forte collegamento tra una forma di comunismo anarchico che deve molto al passaggio di Errico Malatesta a Buenos Aires nel lontano 1885, e lo sviluppo di un modello anarchico intrecciato al sindacalismo rivoluzionario dei due primi decenni del Novecento, atteso che entrambi aiutarono lavoratori a trovare una soluzione per l’educazione loro e dei propri figli.

Gli emigranti e l’influenza libertaria in Argentina

Anche se in Argentina abbiamo registrato, durante tutti gli anni settanta dell’Ottocento, l’arrivo di ex-comunardi e internazionalisti fuggiti dalle persecuzioni in Francia, Spagna e Italia, furono sopratutto gli emigranti italiani, giunti dal 1880 in poi, a mandare avanti le prime iniziative libertarie degne di pregio, avvalendosi degli uomini di spicco dell’anarchismo. L’arrivo di Malatesta, nel 1885, insieme a Galileo Palla e ad altri compagni, non sarebbe stato il frutto di un progetto pensato per costituire una comunità anarchica o per collaudare l’anarchismo in terre argentine, come fu, per esempio, in Brasile col pisano Giovanni Rossi, sbarcato con il proposito di creare la Colonia Cecilia, nel 1890. Secondo Gonzalo Zaragoza Rivera8, l’arrivo in Argentina di anarchici italiani era soltanto il risultato di una fuga dalle persecuzioni, in attesa di un momento più favorevole al ritorno. E in questo senso va interpretato, a nostro avviso, anche il passaggio in Patagonia in cerca dell’oro, tra 1887 e il 1888, funzionale all’idea di comperare una stampatrice in Europa e di finanziare il movimento rivoluzionario. Nonostante non avessero in mente di fermarsi stabilmente a Buenos Aires, spinti dai connazionali già stabilitisi nella pampa in gran numero, Malatesta e compagni decisero di promuovere un cambiamento programmatico delle idee e strategie dell’anarchismo argentino, in un’ottica maggiormente votata al comunismo. In quell’anno venne aperto il Circulo Comunista Anarquico di Buenos Aires e Malatesta pubblicava “La Questione Sociale”, ripetendo nel Rio de la Plata le precedenti esperienze toscane. Allo stesso tempo, venne inaugurato il Centro de Estudios Sociales dal livornese Ettore Mattei, arrivato in Argentina nel 1880, uno degli anarchici più noti e attivi del decennio, anche editore de “Il Socialista”, periodico settimanale, nel 1887.

Successivamente, alla fine degli anni Novanta, si rivelarono decisivi per un sviluppo più intellettuale delle idee libertarie il passaggio di Pietro Gori a Buenos Aires e l’azione dell’internazionalista fiorentino Fortunato Serantoni, proveniente da un periodo di soggiorno a Barcelona e che dal 1893 piantò le radici nella capitale federale argentina con la sua Librería Sociologica9. Attivisti che, come vedremo, si riveleranno fondamentali anche nello stimolare le successive iniziative educative degli anarchici10. Durante tutti gli anni novanta, immigrati autonominatisi collettivisti e organizzatori, attraverso la circolazione di discorsi e scritti di Bakunin, Malatesta, Anselmo Lorenzo e Kropotkin, divennero protagonisti delle nuove organizzazioni operaie argentine, con una portata maggiore di quella dell’ancora debole movimento socialista locale. Diversamente dal mondo europeo, dove il discorso socialista aderente alla Seconda Internazionale creò diversi partiti socialisti, questi furono sempre abbastanza deboli in America meridionale, probabilmente a causa della loro ridotta capacità politica di imporre una modifica nei rapporti tra il proletariato e lo Stato. Ciononostante, gli anarchici rimasero divisi in piccoli raggruppamenti, il maggiore dei quali comunista, ma con una presenza considerevole anche di nuclei più individualisti11.

Il dibattito in seno alle associazioni operaie, pertanto, ruotava sia intorno all’opposizione tra socialismo (inteso come marxismo della seconda internazionale) e anarchismo (in genere, nella prospettiva bakuninista-malatestiana), sia all’interno dello stesso campo anarchico, tra organizzatori e anti-organizzatori, mutuando, in tal modo, il medesimo campo di tensione dei paesi di provenienza. In Argentina, paese in predominanza di immigrazione italiana e spagnola, la crescita dei gruppi anarchici insieme alla popolazione ruotò attorno a queste due correnti filosofico- ideologiche (organizzatori e anti-organizzatori), e ai suoi due giornali principali: “La Protesta Humana” (periodico di matrice comunista anarchica) e “El Perseguido” (individualista). Come risulta evidente, il diverso orientamento politico di questi due mezzi di divulgazione delle idee anarchiche diede vita anche a differenti strategie d’azione, sia nei rapporti tra anarchici e grosso del proletariato urbano, sia tra tutti questi anarchici e la classe dominante. I primi attraverso l’utilizzo di tattiche funzionali alla crescita dell’organizzazione sindacale, e l’anti-organizzatori tramite pratiche esclusive di azione diretta, che in suolo argentino crearono la lunga tradizione dei dinamiteros (anarchici che praticavano attentati dinamitardi)12.

La continua penetrazione di “Protesta Humana” nei quartieri più proletari di Buenos Aires, come Barracas, Boca, o San Telmo, permise a questa corrente, sempre più prossima alle attività sindacali, di lanciare in poco tempo l’idea di una prima federazione dei lavoratori, che, infatti, venne alla luce nel 1901, con il nome di Federación Obrera Argentina, Foa, e che, nel 1904, passò a chiamarsi Fora, con la “r” di regionale ad indicare la continuità dell’internazionalismo operaio al 1872, da Saint-Imier in poi. Il fatto che, dal 1905, nel V Convegno, la Fora proponesse agli associati di seguire il comunismo anarchico, gli ha conferito l’immagine esterna di organizzazione anarchico- sindacalista. Secondo Eduardo Colombo, grazie all’enorme importanza dell’emigrazione in Argentina (che ai primi del Novecento aveva quasi raggiunto la metà di tutta la popolazione di origine straniera) e alla rilevante percentuale di italiani e spagnoli presenti, l’anarchismo, come movimento storico-sociale, si sviluppò sotto la successiva influenza delle idee comuniste anarchiche, in particolare quelle di Malatesta13. E, tuttavia, si trattava di un tipo di comunismo anarchico reinterpretato alla luce di in una realtà fortemente influenzata dal modello sindacale di stampo spagnolo, come quello espresso più tardi da “Solidaridad Obrera”, che prevedeva una fitta partecipazione degli anarchici all’interno dei sindacati.

Non solo Colombo, ma anche Osvaldo Bayer concorda con l’interpretazione della supremazia del comunismo anarchico influenzato da Malatesta, anche se il biografo di Severino Di Giovanni riconosce la presenza di una forte corrente anarchica individualista in Argentina, la quale non cessa di esistere e – anzi – riprende vigore negli anni venti, quando la repressione nei sindacati spinse il movimento anarchico alla clandestinità14. In verità, a Buenos Aires, i cosiddetti individualisti sono arrivati in edicola anche prima degli organizzatori. Nel 1890, il gruppo Los Desheredados aveva lanciato il già citato periodico “El Perseguido”, che uscì fino al 1896, quando la pratica anti- organizzatrice smise di diffondersi tra i lavoratori, sorpassata in importanza dal gruppo di “La Protesta”. Pierre Quiroule, l’autore di La ciudad anarquista americana, un francese individualista stabilitosi nella città porteña di Buenos Aires, scriveva spesso nel “Perseguido” anche su tematiche pedagogiche riguardanti la necessità di una nuova educazione per l’uomo nuovo della società futura. Un altro gruppo di italiani rifugiati in Argentina dopo le sommosse della Lunigiana del 1894 pubblicava in lingua italiana “L’Avvenire”, periodico in cui scriveva spesso il noto individualista italiano Luigi Galleani. Abbiamo segnalato questi fatti per dimostrare come, pur essendo la pratica scolastica dell’anarchismo (tanto in Argentina come in Brasile) erede di tutta una tradizione comunista e poi sindacalista, essa abbia spesso avuto anche una forte influenza degli anarchici più individualisti.

Dal 1897 al 1900, fu la rivista “Ciencia Social”, pubblicata a Buenos Aires e diretta da Serantoni, il principale veicolo di circolazione di idee filosofiche, artistiche e educative finalizzate ad introdurre una giovane intellettualità porteña nel mondo dell’anarchismo. Serantoni, che nei due anni precedenti aveva ripreso l’edizione della “Questione Sociale” in lingua italiana, si dedica ora a tradurre in spagnolo titoli sconosciuti di William Morris, Élisée Reclus, Jean Grave, Charles Malato e Émile Zola, così come le conferenze di Pietro Gori alla Facoltà di Legge, insieme ai testi originali dello spagnolo Ricardo Mella, e dei collaboratori locali Altair (pseudonimo di Mariano Cortés) e del dottore irlandese radicato in Argentina, John Creaghe, fra i tanti esponenti del mondo libertario. Con Creaghe, redattore del periodico “El Oprimido”, si instaura un’unione molto produttiva e non dogmatica – o non purista (perché pura) come la chiamarono i locali – sull’anarchismo15. Come si vede, al discorso già conosciuto del comunismo anarchico di Malatesta e Kropotkin si aggiunsero una varietà di concetti libertari, in particolare tratti dai testi di Grave e di Malato, dedicati al tema della scuola, allargando in questo modo il campo d’azione libertario, agli albori delle prime scuole operaie svincolate dallo Stato che saranno aperte a Buenos Aires.

Nel febbraio del 1898, sulle pagine di “Protesta Humana”, il dott. Creaghe proponeva il progetto di una scuola libertaria in grado di rompere con la scuola tradizionale. Nel testo si legge che la scuola dev’essere meno diretta dalla teoria e più dall’esperienza e, pertanto, affidata ai maestri di mestiere e votata alla autosustentación progresiva del niño16, che si traduceva in lavori materiali prodotti dagli stessi allievi (vestimenti, mobili, etc.), finalizzati al proprio uso quotidiano. Insomma, si intendeva dar vita ad una scuola di produttori, anche se di produttori di una cultura totalmente diversa da quella borghese. Simili idee le troviamo nei testi di Charles Malato contro il lavoro alienante, ma anche in quelli di James Guillaume, conosciuto da Serantoni sin dai tempi dell’Internazionale e sicuramente da questi tradotto. Per l’internazionalista svizzero la scuola non era affatto il regno incontrastato dell’insegnante professionista, ma di chiunque fosse capace di trasmettere una scienza, un mestiere17.

Nell’agosto 1899 sorgeva a Buenos Aires la prima casa del pueblo18. La sua fondazione venne sostenuta da “Protesta Humana” come uno spazio simile alle case del pueblo esistenti in Spagna e un riflesso delle bourses du travail francesi. Si trattava di due grossi saloni, uno per le assemblee e riunioni e l’altro per la scuola e la biblioteca popolare, secondo un modello che andava d’accordo con le teorie di insegnamento sociale del francese Fernand Pelloutier, che intendeva i sindacati come spazi fondamentali per la formazione dei lavoratori19. Questo modello educativo integrale credeva nella capacita formativa della classe lavoratrice e riteneva che l’autodidattismo si sarebbe sviluppato, innanzitutto, attraverso la possibilità di accedere ad una biblioteca eterogenea. Sindacato, circolo sociale, scuola e biblioteca, componevano, quindi, un unico blocco di trasformazione sociale. Il gruppo anarchico egemonico in Argentina si faceva portatore di un discorso comunista difensore della superiorità morale del proletariato sulla stessa lunghezza d’onda dell’emergente sindacalismo francese e voleva trasmettere questa morale in seno alla cultura operaia, avvalendosi del tramite delle scuole pratiche e delle biblioteche aperte a tutti i lavoratori, giovani e adulti.

Con l’ampliamento della federazione operaia, nel 1903, il gruppo de “La Protesta” tornava a proporre il progetto di una scuola libertaria soltanto per operai, stavolta sul modello moderno di Ferrer, approdato in terra argentina nei primi del Novecento e favorevole ad una educazione integrale e razionalista. Fu Creaghe stesso colui che propose di donare una significativa somma di denaro pari a 5.000 pesos per l’esecuzione del progetto di una colonia di campo destinata soltanto ai bambini. Nonostante si trattasse di un’idea che incontrava simpatizzanti all’interno di gran parte degli anarchici, l’argomento della scuola destinata esclusivamente ai figli degli operai finì per acuire una divergenza ormai già evidente in seno all’anarchismo locale, ma anche mondiale. Creaghe e altri compagni della Fora ritenevano che l’emancipazione del proletariato avrebbe dovuto essere opera soltanto dei lavoratori, intesi come lavoratori manovali. Nelle loro tesi si rigettava l’appoggio offerto dall’intellettualità presente all’interno della stessa federazione, facente capo a personaggi come Alberto Ghiraldo e Altair, che non faceva parte del mondo fabbrile. Il dibattito fra intellettuali e Federación Obrera si estendeva alla stessa struttura redazionale di “Protesta Humana”, dalle cui pagine Altair scriveva che los hombres se diferencian mas por sus ideales que por sus profesiones20. In parte si sedimentava un discorso di azione che separava mezzi e fini, in sintonia con lo sviluppo del sindacalismo rivoluzionario francese della Cgt e delle idee di Pierre Monatte e Georges Sorel. Pur essendo essenzialmente composto di anarchici, il forismo (ideologia della Fora) camminava verso una presa di distanze dall’anarchismo cosiddetto purista, comunista o meno che fosse, come palesato a livello europeo nel celebre dibattito di Amsterdam, nel 1907, tra Malatesta e Monatte.

Creaghe riteneva possibile esercitare, tramite i circoli operai aderenti alla Fora, tanto un’attività sindacale rivolta alla questione economica, quanto un’attività pedagogica diretta all’emancipazione culturale degli operai, giovani e adulti. E, infatti, al terzo convegno della federazione sindacale, nel 1903, venne approvata una risoluzione che considerava urgente necesidad la fundación de escuelas libres, donde excluyendose toda educación sectaria se exponga al niño la mayor suma de conocimientos21. La crescente centralità dei sindacati all’interno del movimento anarchico, la scelta per un’educazione che, in un certo senso, riproduceva valori borghesi adattati ad un mondo operaio, furono criticati da personalità locali quali Alberto Ghiraldo come un’illusione destinata a determinare il fallimento rivoluzionario delle scuole libere22. Il dibattito trovò l’opposizione anche di uno dei futuri esponenti dell’anarchismo in Brasile, Oreste Ristori23. Questo toscano, compagno di domicilio coatto di Galileo Palla e Luigi Fabbri, giunto in Argentina alla metà del 1902, praticava un anarchismo purista alla maniera argentina, e, cioè, diffidente nei riguardi dell’organizzazione ed aderente alle teorie socialiste malatestiane, e che, perciò, prendeva le distanze tanto dall’azione politica esclusiva all’interno dei sindacati, quanto dall’idea che l’educazione dei lavoratori costituisse, in sé, un fattore rivoluzionario. Come Malatesta, che poco scrisse sul tema della scuola libertaria, anche Ristori non era un entusiasta del binomio scuola-biblioteca, e riteneva che spendere energie in tali azioni diminuiva la capacità rivoluzionaria dell’anarchico militante. Nella sua visione, la propaganda anarchica a mezzo stampa sarebbe stata più benefica alla rivoluzione di quanto non lo fosse l’investimento massiccio nell’educazione. Con queste idee, si oppose duramente alla proposta scolastica del dottor Creaghe e vide il suo spazio nel movimento anarchico argentino diminuire.

La circolazione delle idee verso il Brasile

Nel febbraio del 1904, dopo uno scambio di corrispondenza con i connazionali Alessandro Cerchiai, Gigi Damiani e Tobia Boni, Ristori cambiava dimora verso San Paolo, inizialmente all’interno della grossa comunità di origine italiana. Il geografo Bernardino Frescura, di passaggio a San Paolo, riferiva di come nella città paulista vivessero 260.000 abitanti, dei quali 112.000 italiani24, in numero, pertanto, proporzionalmente maggiore della più popolosa Buenos Aires. Dunque, Ristori si ritrova a San Paolo in un ambiente ricolmo di emiliani, toscani, veneti, ma anche di napoletani, siciliani, calabresi. Purtroppo, tale eterogeneità culturale aveva reso difficile la possibilità di un’agenda programmatica attorno ad un obbiettivo comune. Anche se parecchi periodici anarchici in lingua italiana sorsero e scomparvero fino al suo arrivo (“Gli Schiavi Bianchi”, “La Birichina”, “Germinal”, “Il Risveglio”), a questi attivisti sarebbe mancato un forte periodico anarchico diretto alla comunità italiana e, poi, a tutti i lavoratori paulisti. Dopo il suo confronto con Creaghe in Argentina, Ristori arriva, pertanto, con la ferma intenzione di creare un periodico di ampia circolazione, in grado di rappresentare la voce degli anarchici italiani, oltre che di concentrare le forze di tutto il movimento anarchico paulista. Una intenzione, effettivamente, coronata dal successo nel giugno 1904, con la prima edizione de “La Battaglia”, che sino al 1913 si mantenne come principale periodico anarchico di San Paolo, con collane in lingua italiana e portoghese.

L’idea di pubblicare un settimanale come “La Battaglia”, partiva dalla necessità di propagare l’ideale anarchico, tuttavia senza il tramite di una organizzazione più rigida. Infatti, il periodico cresce, all’inizio, attorno agli anarchici del gruppo de “La Propaganda”, che non credevano nell’organizzazione permanente e neppure nella necessità di avere un locale proprio, pena il “pericolo della fossilizzazione che gravita su tutti i gruppi permanenti e fissi”25. Insomma, il concetto di propaganda anarchica e di appoggio alla causa della rivoluzione sociale in seno del movimento anarchico di origine italiana a San Paolo divergeva da quello di centralità organizzativa proprio dell’Argentina, che, invece, permise lo sviluppo delle prime scuole libertarie attorno ai circoli sociali e operai.

In quegli anni, l’unico caso brasiliano conosciuto di scuola libertaria fu quella di Angelo Bandoni. Questo italiano di origine corsa diresse il periodico “Germinal”, tra 1901 e 1904, sino all’arrivo de “La Battaglia”, e dedicò le proprie energie alla Scuola Libertaria Germinal, la prima auto-definitasi libertaria in Brasile, tra 1903 e 1905, e che poi riprese le proprie attività per un periodo del 1907, quando ormai le scuole libertarie – come notava Jaime Cubero – si espandevano in tutto il paese. Ad ogni modo, tale iniziativa sorta nel quartiere paulista di Bom Retiro fuggiva dalla pratica (che più tardi divenne comune) di creare scuole unitamente ai circoli sociali o operai. Bandoni era un classico anti-organizzatore e, quindi, per principio, contrario a mescolare gli spazi di cultura libertaria con quelli sindacali. Sostenuta dalle sottoscrizioni della comunità italiana più vicina, offriva una scuola elementare e razionalista ai figli degli italiani, un’iniziativa applaudita da compagni anarchici e socialisti di ogni tendenza, in un paese nel quale la scuola pubblica era praticamente inesistente e ridotta al medio e alto funzionalismo di Stato, preclusa al proletariato, mentre i ceti borghesi e piccolo-borghesi si avvalevano della scuola cattolica. “O Amigo do Povo” periodicamente pubblicava annunci della scuola con il lemma: “Lavoratori, pensate al futuro dei vostri figli”. Questo settimanale anarchico di San Paolo, edito in portoghese, era nato nel 1902, in chiara difesa di una strategia d’azione organizzatrice che proseguì fino alla chiusura, alla fine del 190426. Le idee sostenute dal suo gruppo di collaboratori si avvicinavano alle proposte programmatiche da quelli della “Protesta”. Tuttavia, in virtù di una propaganda anarchica ancora incipiente in Brasile (se comparata a quella argentina), in questi primi anni del Novecento i diversi compagni lasciarono da parte le loro differenze preferendo concentrarsi nella lotta comune di quello che consideravano un nemico interno di tutti i lavoratori: i socialisti de “L’Avanti”. Questo giornale, omonimo del quotidiano italiano, era il portavoce del socialismo marxista a San Paolo, una sorta di sezione del Partito Socialista Italiano. Fino a quando Alceste de Ambris ne fu alla direzione, tra il 1900 e il 1903, “L’Avanti” si caratterizzò come uno spazio occupato anche da collaboratori anarchici dediti ad attività sindacali. Con il suo ritorno in Italia, tuttavia, appunto nel 1903, la voce del socialismo a San Paolo passò a essere diretta dal gruppo di Antonio Piccarolo, uno dei fondatori del partito in Italia, molto più moderato e prossimo alle tendenze riformiste27. A partire da allora, si cominciò a riprodurre a San Paolo una sfida già esistente in Argentina da una decina d’anni, fra anarchici di ogni tendenza e socialisti. Lo stesso De Ambris, al suo ritorno in Italia, divenne sindacalista rivoluzionario e scrisse che il socialismo paulista aveva perso lo spazio per “le organizzazioni di mestiere, le leghe di resistenza, la federazione operaia”28.

A San Paolo, ma anche a Rio de Janeiro, saranno gli anarchici di origine portoghese combinati al nascente proletariato anarchico brasiliano a lanciare l’idea delle prime scuole libertarie come spazi di continuità dell’azione sindacale. E lo faranno in stretto contatto con anarchici e socialisti di diverse nazionalità, tutti vicini al movimento sindacalista. A San Paolo, sono i collaboratori dell’ “Amigo do Povo”, Neno Vasco   (portoghese), Carlos Diaz (portoghese) e Edgard   Leuenroth (brasiliani), Luigi Magrassi e Giulio Sorelli (italiani), che portano avanti queste idee. Siffatto giornale paulista, diretto dal compagno Neno Vasco, sosteneva le pratiche che porteranno a passo spedito, nel 1905, alla fondazione della Fosp (acronimo della Federação Operária de São Paulo) e all’organizzazione del primo convegno operaio brasiliano, nel 1906, a Rio de Janeiro29. Due anni prima, portuari della Fora erano sbarcati a Rio per firmare un patto di solidarietà di classe tra i lavoratori aderenti alla federazione argentina e quella carioca, la Federação de Associações de Classe, rinominata nel 1906 Federação Operária do Rio de Janeiro (Forj), all’interno della quale venne realizzato quel primo convegno operaio nazionale verso la costruzione di una confederazione a guisa della Cgt francese. Questo patto internazionalista comprendeva lavoratori dei porti di Buenos Aires, Montevideo, Santos e Rio de Janeiro, comprovando una ripresa dell’internazionalismo di classe in Sud America nei primi due decenni del Novecento, anche grazie al fenomeno della circolazione degli emigrati. Neno Vasco, iniziato all’anarchismo di Kropotkin e Reclus già in Portogallo, in contatto con gli italiani di San Paolo, secondo il suo biografo Alexandre Samis30 si avvicina anch’egli alle idee di Malatesta, e, tuttavia – come abbiamo già visto – attraverso un adeguamento di queste idee alla realtà sociale dei lavoratori locali e alle loro forme di rappresentazione. Pur non avendo mai capitanato le iniziative scolastiche, nonostante l’appoggio propagandistico all’idea del modello proprio dell’Università Popolare di Georges Deherme, Vasco difendeva come indispensabile una educazione pratica che fosse, al contempo, causa e effetto di una graduale trasformazione dell’ambiente31. Si parlava dell’ambiente dei lavoratori pensando a una rivoluzione sociale, così evidenziandosi anche i punti di contatto con la prospettiva operaia e dell’educazione di adulti delle summenzionate scuole di Buenos Aires, secondo le quali il principio educativo doveva partire delle domande quotidiane del lavoro e in suo nome essere orientato32. Successivamente alla direzione de “O Amigo do Povo”, nel 1905, Vasco diveniva collaboratore del mensile “Aurora” e poi direttore del settimanale “Terra Livre”, prima edito a San Paolo e, dal 1907, trasferito a Rio, continuando ad occupare il posto di principale propagandista, ormai sempre più evidente, dell’anarco-sindacalismo brasiliano. Nella rivista “Aurora” compaiono continuamente testi di Paul Robin e di Reclus, utilizzati poi come referenti teorici per le nuove scuole libertarie brasiliane.

Reclus, Ferrer e le scuole libertarie

L’influenza di Élisée Reclus tra i circoli anarchici e intellettuali più liberali delle repubbliche sudamericane cominciò a farsi sentire a partire dal passaggio di questi in terre tropicali nell’anno 1893. Infatti, Reclus realizza un lungo viaggio come geografo professionista per tutta l’America meridionale, dall’Amazzonia al Rio de la Plata, e soggiorna a Rio, dove tiene una eloquente conferenza alla Società Brasiliana di Geografia33. Pur slegato dalla propaganda libertaria a causa di un contratto con la editrice Hachette, l’arrivo in Brasile ne incoraggiava la circolazione e traduzione dei testi. Nel 1898, il giornale carioca “O Despertar” pubblicava il suo primo testo anarchico in Brasile: Ao meu irmão, o camponês34. Secondo Milton Lopes35, la stampa anarchica ha sempre mostrato vivo apprezzamento verso la pubblicazione dei testi di Reclus. Il suo capolavoro di filosofia politica, uscito nel 1897, L’évolution, la révolution et l’idéal anarchique, venne tradotto in portoghese da Neno Vasco, che sporadicamente si corrispondeva con lui. In una lettera del 3 marzo 1905, Vasco propose a Reclus di far parte, come consigliere, della rivista “Aurora”, ma il geografo francese declinò elegantemente l’invito36.

Quindi, Reclus si afferma in Brasile in questi primi anni del Novecento come un nome degno di una rispettabilità intellettuale che travalica i confini del mondo dell’anarchismo. Per questo motivo, la strategia di associare il suo nome a quello della scuola libertaria diviene di uso comune tra quelle create tra il 1905 e il 1909. A Porto Alegre, nel 1906, un circolo di operai marmorari di origine portoghese simpatici all’anarchismo decise di creare la Scuola Élisée Reclus per adulti, ad esempio della Università Popolare fondata a Rio de Janeiro poco prima da Elysio de Carvalho. Questa possedeva una sala di sola lettura e una biblioteca con libri in differenti idiomi. Nel suo programma di insegnamento, secondo lo storico João Marçal, si studiava esperanto, francese, portoghese, matematica, storia generale, del Brasile, storia sociale, scienze naturali, anatomia, disegno, fisica, chimica e si praticava ginnastica37. Si trattava di un programma di educazione integrale che riproduceva, in fondo, lo stesso schema di insegnamento delle scuole borghesi e che, nondimeno, se ne differenziava per l’assenza di insegnanti professionisti, essendo gli stessi lavoratori a scambiarsi saperi, “cada um ensinando o que sabe e procurando cada qual aprender o que ignora, à noite reúnem-se ali aqueles moços, mantendo palestras interessantes, das quais sempre se sai aprendendo alguma coisa de novo”38.

A causa della mancanza di un sostegno teorico pedagogico-libertario più profondo, una delle problematiche notate nelle iniziative scolastiche autogestite e portate avanti dagli operai tramite i circoli sociali dei lavoratori e i sindacati si rivelò quella di una cattiva replica delle stessa discipline che tanto erano state criticate. Dopo qualche anno, l’allievo, o abbandonava la scuola perché non riusciva a starle dietro o, nel caso degli adulti, semplicemente imparava un nuovo mestiere, o ancora si alfabetizzava e andava a cercare un lavoro che lo pagasse meglio, sicché l’obbiettivo di espandere la coscienza anarchica tramite l’educazione rimaneva molto lontano dal suo conseguimento. Sottoposti a queste evidenze, gli anarchici sudamericani, prima in Argentina e qualche anno dopo in Brasile, passarono ad adottare più spesso le idee di Ferrer.

Secondo Martín Acri e María del Carmen Cácerez39, le idee dell’educazione integrale per giovani e adulti sviluppate da Paul Robin si rivelarono sempre le più diffuse in Argentina. Tuttavia, dal 1905, un movimento più articolato di educatori in contatto con i compagni spagnoli passò a difendere il metodo promosso da Ferrer. Infatti, in quell’anno venne creato a Buenos Aires il Comité de Escuelas Libres per promuovere la creazione di un Consejo Escolar. Formato da un complesso di circoli e associazioni culturali, questi avrebbe avuto l’obbiettivo di dar vita ad un sistema scolastico razionalista parallelo a quello della scuola ufficiale. Le varie iniziative cominciarono a materializzarsi nel 1907 anche nei dintorni di Buenos Aires. A Luján, col denaro di John Creaghe che così realizzava un suo vecchio sogno, fu riaperta la Escuela Moderna, ora ispirata alle idee di Ferrer, che portò avanti la prima esperienza di una scuola mista e seriale con un metodo scientifico diretto allo studio della società e della natura40. Nello stesso anno sorgeva la Escuela Moderna de Buenos Aires, diretta dall’educatore professionista Julio Barcos, che adattava le idee di Ferrer in corsi notturni a pagamento per giovani rimasti indietro con gli studi. Barcos, noto educatore argentino, fu in seguito accusato da Antonio Roca, de “La Protesta”, come un mistificatore delle idee libertarie e un falso divulgatore della coscienza di classe41. Nel 1908, a differenza di quella di Barcos, sorgeva, nel quartiere di Villa Crespo, la scuola diretta da Renato Ghia, educatore volontario anarchico. Come le altre, anche quest’esperienza durò pochi anni, e tuttavia seguiva strettamente, secondo quanto affermava il suo programma, il metodo di insegnamento della scuola di Barcellona: lezioni diurne dalle 9 alle 16 per bambini con meno di 12 anni e notturne per adulti, dalle 7 alle 9 di sera42. Le iniziative basate sul razionalismo catalano si estesero a Belgrano, Rosario, Tucumán, Mendoza e in decine di altri posti43.

Presto, però, gli anarchici argentini compresero la difficoltà di sostenere i costi per le scuole e i loro materiali didattici e crearono strumenti per finanziarle. La rivista “Francisco Ferrer y la Escuela Popular”, pubblicata nel 1911, oltre a diffondere testi razionalisti e scientifici, forniva materiale didattico a basso costo. La Liga de Educación Racionalista, raggruppamento di tutti gli anarchici interessati all’educazione, oltre a fondare una sua propria Escuela Popular nel 1912 divenne un veicolo di diffusione e circolazione di materiali a sostegno di un’educazione razionalista fondata sui principi di Ferrer. Con l’esecuzione di Ferrer in Spagna, nel 1909, il catalano si trasformò in un martire della causa educativa anarchica e il suo nome superò di gran lunga quello di Reclus come parametro per la costituzione d’una nuova scienza e pedagogia tra i libertari, anche se – come denota lo studio di Rodrigo Rosa da Silva sulla scuola di Barcellona – tra l’anarchico catalano e quello francese esista una vera e propria continuità di pensiero 44.

In Brasile, invece, dove l’influenza di Reclus fu molto forte, i testi di Ferrer tardarono ad arrivare e quando lo fecero furono adattati a tale linea di continuità programmatica. Sempre un può in ritardo in comparazione con l’Argentina, in Brasile, difatti, le idee di Ferrer cominciano a essere diffuse più regolarmente soltanto nel 1907, grazie alla circolazione di emigranti fra i due paesi e a scambi epistolari regolari tra compagni come, per esempio quelli fra Renato Ghia e Oreste Ristori. La ripresa delle scuole libertarie a San Paolo si deve, in quell’anno, ad un’altra iniziativa di Bandoni e della sua scuola Germinal di breve durata. Successivamente, nel 1909, nello stesso quartiere di Bom Retiro si registrava la creazione di una scuola razionalista per i figli degli operai italiani, con una proposta simile a quella della Escola Laica sostenuta dai vetrai del quartiere di Água Branca e diretta dal socialista e sindacalista Edmondo Rossoni45. Tuttavia, le scuole si diffusero anche in località più lontane, come nel caso della città di Campinas, dove la Escola Social diretta da Adelino di Pinho ebbe lunga vita. Questo anarchico nato in Portogallo divenne insieme al suo compagno brasiliano João Penteado, educatore nella città di Jaú, il principale diffusore delle idee di Ferrer, alla testa delle più importanti iniziative scolastiche libertarie brasiliane. Nella sua esposizione metodologica leggiamo che “o que é verificável pelo próprio aluno, o que é demonstrável, o que é acessível, claro, lógico para a criança, o que ela pode por si mesmo descobrir ou desenvolver – isso será preferido a todas as divagações metafísicas”46. Ad ogni buon conto, pur riscontrando un certo aumento di nuove scuole in Brasile, queste ancora non avevano assorbito chiaramente le idee di Ferrer, così come non si può affermare che la didattica applicata nelle scuole libertarie già esistenti godesse di molta credibilità. Il metodo di insegnamento della scuola Germinal di Bandoni, per esempio, fu criticato dagli stessi anarchici47. Fu proprio la commozione provocata dalla morte del catalano nell’ottobre del 1909 che permise agli anarchici paulisti di lanciare una campagna vista come assolutamente necessaria per la fondazione delle scuole moderne. Di codesta commissione facevano parte gli anarchici Tobia Boni, Gigi Damiani, Oreste Ristori, Edgard Leuenroth e Neno Vasco, a formare, pertanto, un gruppo eterogeneo di sindacalisti, anti-organizzatori e comunisti che decise di sommare i propri sforzi a quelli di altri compagni non dichiaratamente anarchici. Due educatori, Adelino de Pinho e João Penteado, furono ammessi al comitato scientifico-pedagogico per la creazione delle future scuole a San Paolo, e se consideriamo che ognuno rimase direttore di una scuola, che videro la luce due scuole nuove moderne nel 191248 e che anche a São Caetano (nei dintorni della capitale) si hanno notizie della creazione di una scuola moderna, possiamo parlare di una certa professionalizzazione dell’attività pedagogica libertaria basata sulla proposta razionalista di Ferrer.

Insieme alle scuole venne distribuito un ciclostile di propaganda intitolato “Boletim da Escola Moderna”, il quale, in una delle sue edizioni recita: “Nada de fórmulas feitas, mas o aluno mesmo ser levado a descobrir o fenômeno, a causa ou a lei natural a que obedece. Não a apologia deste social, mas a critica das instituições e a demonstração de que são um obstáculo à felicidade do povo… A Escola Moderna pretende combater quantos preconceitos dificultem a emancipação total do indivíduo”49.

Tale pubblicazione – che si preoccupava anche di pubblicare i conti della scuola, i nomi degli alunni matricolati e la loro frequenza mensile –, ci permette di osservare come, in media, le due scuole avessero non più di cento alunni per periodo scolastico50. Il metodo di insegnamento che ne venne fuori ha anticipato di molti anni il costruttivismo brasiliano, senza contare l’innovazione apportata con le classi miste, le attività di campo e le passeggiate in parchi e musei51. Nonostante fossero chiuse dallo Stato nel 1919 con il pretesto di ledere i principi dell’organizzazione sociale e politica del paese e di diffondere l’ateismo, molte delle esperienze iniziate dai razionalisti in Brasile vennero poi adottate dai fautori del movimento della Escola Nova, che riformarono la scuola nazionale già negli anni 30.

In conclusione

L’esperienza delle scuole razionaliste o di quelle libertarie in Brasile volgeva così al termine negli anni 20. Alcune iniziative si mantenerono ancora, subordinate ai circoli operai, ma senza far più riferimento ad argomenti di lotta sociale, o alla matrice anarchica. Negli anni venti, la femminista libertaria brasiliana Maria Lacerda de Moura dedicò cicli di conferenze per recuperare queste iniziative e diffondere l’ideale di emancipazione, ma quelle centinaia di scuole per figli di operai citate da Cubero all’inizio del testo non sono mai più ritornate. Anche in Argentina, in seguito agli eventi della settimana tragica del 1919, le iniziative scolastiche degli anarchici furono perseguitate. Ciononostante, la lega di educazione razionalista promosse negli anni Venti attività costanti a Buenos Aires, invitando persino Lacerda de Moura a tenere delle lezioni. La circolazione di idee nel cono sud americano proseguì ancora fino ai primi anni Trenta, allorquando i colpi di Stato in entrambi i paesi seppellirono qualsiasi iniziativa al di fuori del rigido controllo statale. Per quasi sessant’anni questi primi esperimenti lanciati dagli libertari sia in Argentina che in Brasile vennero gettati nel dimenticatoio dagli educatori pubblici e dagli studiosi di pedagogia, nonostante l’uso nelle scuole ufficiali di entrambi i paesi di numerosi dei metodi e di gran parte delle idee sviluppate da quelle scuole moderne. I pochi studi portati avanti fino gli anni 70 da militanti e compagni simpatici alle idee anarchiche, come quelli di Diego Santillán in Argentina e Maurício Tragtenberg in Brasile, ebbero il pregio di trasmettere per iscritto la memoria di un passato che tenta di agire sul presente. Attualmente, nei due paesi oggetti di studio, numerosi circoli di studi sull’educazione libertaria non cessano di aprirsi, così come sorgono nuovi esperimenti scolastici a livello elementare52. Si tratta di esperienze ancora sporadiche, volte a riscattare un passato quasi dimenticato e, tuttavia, non prive di una progettualità protesa alla creazione di un’educazione scevra dalle tenaglie asfissianti dell’odierna omologazione culturale.

 

_______________________________

 

 

 

1     Saggio scritto sulla scorta dell’intervento alla conferenza L’anarchisme et ses pratiques éducatives dans le cadre de l’émigration aux Cône Sud entre le 19e et le 20e siècle, Journées d’étude Géographie, Enseignement et Tendances Libertaires, Université de Fribourg, CERF – Centre d’Études et des recherches Francophones, Fribourg, 2 a 3 maggio 2013. Ringrazio Massimo Sciarretta per la revisione testuale.

2      “loro, quasi tutte le organizzazioni, si proponevano di fondare scuole, centri di studio. Ogni entità per ramo di attività aveva il proprio centro di cultura, il proprio ateneo di studi, le proprie biblioteche” e “in Brasile si svilupparono centinaia di scuole perché quasi tutte le associazioni di lavoratori si sforzarono di creare scuole per gli operai, per i figli degli operai che non avevano possibilità di frequentare le scuole del governo”. Intervista a Jaime Cubero, Museu da Imagem e do Som, São Paulo, video-testimonianza, maggio 1995, in Carlo Romani, Humberto Pimentel e Oldimar Cardoso, Escolas Modernas. Educação anarquista na São Paulo do início do século, video SuperVHS, 1995, disponibile in http://www.youtube.com/watch?v=azi_LLDBqls

3        Cristina Lopreato, O espírito da revolta: A greve geral anarquista de 1917, São Paulo, Annablume, 2000.

4       Frederico Duarte Bartz, O maximalismo como problema: circulação e reapropriações de referências ao bolchevismo no movimento operário brasileiro entre 1917 e 1919, s. coordenada 17 – Anarquismos, Socialismos e Mundos do Trabalho no Cone Sul das América (1840-1950), II Seminário Internacional Mundos do Trabalho, FGV, Fundação Getúlio Vargas, Rio de Janeiro, 27 a 30 novembre 2012, http://cpdoc.fgv.br/mundosdotrabalho/programa; Andreas Doeswijk, Entre camaleones y cristalizados: los anarco-bolcheviques rioplatenses, 1917-1930, tesi di dottorato in Storia, Universidade de Campinas, 1998.

5        Edgar Bilsky, La Semana Trágica, Buenos Aires, Centro Editor de América Latina, 1984.

6        Luigi Damiani, I paesi nei quali non si deve emigrare. La questione sociale nel Brasile, Milano, 1920.

7 Alexandre Samis, Clevelândia: anarquismo, sindicalismo e repressão política no Brasil, São Paulo, Imaginário, 2002; C. Romani, Antecipando a Era Vargas. A Revolução paulista de 1924 e as práticas de controle político e social, “Topoi”, 12, 23 (2011), pp. 161-178, http://www.revistatopoi.org/numeros_anteriores/topoi23.php; Eduardo Colombo, A F.O.R.A.. O “finalismo revolucionário”, in História do movimento operário revolucionário, a cura di E. Colombo, São Paulo, Imaginário, pp. 75-123.

8        Gonzalo Zaragoza-Rivera, Anarquismo argentino (1876-1902), Madrid, La Torre, 1996, pp. 88-95.

9 Per un approfondimento della storia errante di Serantoni fra Italia, Francia, Spagna, Argentina e, infine, nuovamente Italia, si veda Adriano Giordano, L’editore errante dell’anarchia. Appunti per una biografia di Fortunato Serantoni, “Rivista Storica dell’Anarchismo”, 6, 1 (1999), pp. 41-70.

10 Juan Suriano, Anarquistas. Cultura y política libertaria en Buenos Aires, 1890 – 1910, Buenos Aires, Manantial, 2001.

11     G. Zaragoza Rivera, Anarquismo argentino, cit.; Iaacov Oved, El Anarquismo y el movimiento obrero en Argentina,

Mexico D.F., Siglo Veinteuno, 1978.

12     Osvaldo Bayer, Severino Di Giovanni c´era una volta in America del Sud, Milano, Agencia X, 2011.

13 E. Colombo, Historias y Recuerdos del Anarquismo en la Argentina:“los desconocidos y olvidados”, Montevideo, Nordon Comunidad, 1999. Il passaggio di Malatesta fu talmente determinante per l’anarchismo argentino che nel 1922 venne pubblicata a Buenos Aires la sua prima biografia: Max Nettlau, Errico Malatesta. La vida de un anarquista. Buenos Aires, Ed. La Protesta, 1922.

14 O. Bayer, Severino Di Giovani, cit; O. Bayer, Gli anarchici espropriatori: ed altri saggi sulla storia dell’anarchismo in Argentina, Cecina (LI), Archivio Famiglia Berneri, 1996.

15     A. Giordano, L’editore errante, cit., p. 58.

16     “Auto-sostegno del bambino”, Jean Creaghe, “La Protesta Humana”, 13 febbraio 1898.

17 Francesco Codello, A boa educação. Experiências libertárias e teorias anarquistas na Europa, de Godwin a Neill, São Paulo, Imaginário, 2007, pp. 237-239, (ed. or. F. Codello, La buona educazione: esperienze libertarie e teorie anarchiche in Europa da Godwin a Neill, Milano, F. Angeli Editore, 2005).

18     “La Protesta Humana”, 17 settembre 1899.

19     F. Codello, A boa educação, cit., pp. 270-277.

20 “l’uomini si differenziano più per i loro ideali che per le professioni”, in Hernán Diaz, Alberto Ghiraldo: anarquismo y cultura. Buenos Aires, Centro Editor de América Latina, 1991, p. 43.

21 “urgente necessità di fondare scuole libere, dove escludendosi qualsiasi educazione settaria si esponga al bambino la più ampia quantità di saperi”, Tercer Congreso – Giugno 1903, no. 220 Escuelas libres, in Antonio Lopez, La FORA en el movimiento obrero/1/2. Buenos Aires, Centro Editor de América Latina, 1987, p. 98.

22     H. Diaz, Alberto Ghiraldo, cit., p. 51.

23     C. Romani, Oreste Ristori. Un´avventura anarchica, “Rivista Storica dell´Anarchismo”, 6, 2 (1999)

24     Bernardino Frescura, Itinerari attraverso lo Stato di San Paolo (Brasile), Genova, Montofano. 1904.

25     La Propaganda, “La Battaglia”, 19 marzo1905.

26    Edilene Toledo, “O Amigo do Povo”: grupos de afinidade e a propaganda anarquista em São Paulo nos primeiros anos deste século, tesi di master in Storia, Universidade de Campinas, 1994.

27     Frederico Hecker, O Socialismo em São Paulo: a atuação de Antonio Piccarolo, tesi di dottorato in Storia, Universidade de São Paulo, 1996.

28 Alceste de Ambris, A imigração italiana e o movimento operário no Brasil , 1903, apud Paulo Sérgio Pinheiro, Michael Hall, A classe operária no Brasil 1889-1930 documentos. Vol.1. O movimento operário, São Paulo, Alfa- Omega, 1979.

29     A. Samis, Minha pátria é o mundo inteiro. Neno Vasco, o anarquismo e o sindicalismo revolucionário em dois mundos, Lisboa, Letra Livre, 2009; A. Samis, Pavilhão negro sobre pátria oliva: sindicalismo e anarquismo no Brasil, in História do movimento operário revolucionário, cit.

30     A. Samis, Minha pátria, cit., p. 153.

31     “O Amigo do Povo”, 24 maggio 1902.

32     A. Samis, Minha pátria, cit., p. 156.

33 Luciene Cardoso, A visita de Élisée Réclus à Sociedade de Geografia do Rio de Janeiro , “Revista da Sociedade Brasileira de Geografia”, 1, 1 (2006).

34     “A mio fratello, il contadino”, “O Despertar”, 3, dicembre 1898.

35     Milton Lopes, Élisée Réclus e o Brasil, “GEOgraphia”, 21 (2009), p. 167.

36     M. Lopes, Élisée Réclus, cit., p. 168.

37     João Marçal, Primeiras lutas operárias no Rio Grande do Sul. Porto Alegre, Globo, 1985, pp. 65-68.

38 “Ognuno insegnando quel che sa e cercando di imparare quel che ignora, di sera si riuniscono lì quei giovani ragazzi, seguendo lezioni interessanti, dalle quali sempre si esce imparando qualcosa di nuovo”, “A Luta”, 6 settembre 1906, in J. Marçal, Primeiras lutas, cit,. p. 68.

39     Martín Alberto Acri, María del Carmen Cácerez, La educación libertaria en la Argentina y en México (1861-1945),

Buenos Aires, Libros de Anarres, 2011, p. 137.

40 Dora Barrancos, La escena iluminada. Ciencias para trabajadores, 1890-1930, Buenos Aires, Plus Ultra, 1996, pp. 123-126.

41     Antonio Roca, Barcos y su Política para intelectuales. La Tragedia del Ególatra, “La Protesta”, 28 settembre1932.

42       “La Protesta”, 25 setembre1909.

43     M. A. Acri, M. C. Cácerez, La educación libertaria, cit., p. 138-145.

44 Rodrigo Rosa da Silva, Élisée Reclus e a Escola Moderna de Francisco Ferrer i Guardia, “Colóquio Internacional: Élisée Reclus e a Geografia do Novo Mundo”, Laboratório de Geografia Política, Universidade de São Paulo, 6 a 10 dicembre 2011.

45   “La Battaglia”, 7 febbraio 1909. Dopo il suo ritorno in Italia, al contrario di De Ambris che si avvicinava sempre più al sindacalismo rivoluzionario, Rossoni divenne fascista e negli anni 30 assunse la carica di sottosegretario del Consiglio fascista e, poi, di Ministro.

46   Adelino de Pinho, Uma escola livre, “La Battaglia”, 13 agosto 1908. Sono stati organizzati e pubblicati i testi di Adelino de Pinho, Pela Educação e pelo trabalho e outros escritos, a cura di Rodrigo Rosa da Silva, São Paulo, Biblioteca Terra Livre, 2012.

47   L’aspra critica del metodo mnemonico-risolutivo adottato da Bandoni all’esordio della scuola razionalista ferreriana occupò i successivi numeri di “La Battaglia” tra il 1911 e 12 (n º 357, 365, 368, 377).

48   Flavio Luizetto, O movimento anarquista em São Paulo: a experiência da escola moderna n.° 1 (1912-1919), “Educação e sociedade”, 24 (1986).

49   “Nessuna formula pronta, ma l’alunno portato da sé stesso a scoprire il fenomeno, la causa, o la legge naturale alla quale ubbidisce. Non l’apologia del sociale, ma la critica delle istituzioni e la dimostrazione che esse sono un ostacolo alla felicità del popolo… La Scuola Moderna vuole combattere ogni pregiudizio che ostacoli l’emancipazione totale dell’individuo”, “Boletim da Escola Moderna no. 1 di San Paolo”, 13 ottobre 1918.

50   Secondo il “Boletim” cit., nel 1918, la scuola moderna del quartiere Brás funzionava con tre insegnanti, sei classi dalla prima alla terza elementare, 5 diurne e una notturna, per giovani adulti.

51  José Damiro de Moraes, A trajetória educacional anarquista na Primeira República: das escolas aos centros de cultura social, tesi di master in Educazione, Universidade de Campinas. 1999.

52   Per ulteriore informazioni si veda, per il Brasile: Biblioteca Terra Livre, circolo sociale e biblioteca popolare di San Paolo che stimola la pratica della pedagogia libertaria nell’attualità (http://bibliotecaterralivre.noblogs.org/); Biblioteca Fabio Luz di Rio de Janeiro, aderente alla Federazione Anarchica di Rio de Janeiro, che diffonde la cultura e le pratiche pedagogiche libertarie, (http://bibliotecasocialfabioluz.wordpress.com/); Centro di Cultura Sociale di San Paolo, che organizza periodicamente attività rivolte alla cultura e alla pedagogia libertaria (http://www.ccssp.org/ccs/); Il lavoro di studio e organizzazione svolto dal Núcleo Pró-Federação Libertária de Educação: (https://www.facebook.com/educacaolibertariarj?fref=nf); La scuola da Ponte (http://www.escoladaponte.pt/), progetto pedagogico alternativo portoghese di carattere libertario, sorto nelle vicinanze di O Porto, che in Brasile ha stimolato la creazione della scuola progetto Âncora, sita nel comune di Cotia, a San Paolo, e della scuola municipale Amorim Lima, nella capitale paulista, oltre ad altre decine di esperienze con proposte simili diffuse nel paese; per l’Argentina: Biblioteca Popolare José Ingenieros di Buenos Aires, fondata da militanti della FORA nel 1935, che sostiene attività di propaganda della cultura e della pedagogia libertaria (http://www.nodo50.org/bpji/); Federación Libertaria Argentina, gruppo più tradizionale di Buenos Aires che diffonde le pratiche pedagogiche libertarie (http://www.federacionlibertaria.org/home.html)

Print Friendly, PDF & Email