Il volume di Massimo Piermattei su “Crisi della Repubblica e sfida europea” arriva all’attenzione del lettore, sia un “addetto ai lavori” dell’integrazione europea sia un cittadino interessato all’approfondimento storico-politico, nel momento decisamente “giusto”. Proprio nel momento attuale, infatti, che vede ancora una volta un forte intreccio fra crisi/sfida economica, politica e istituzionale a livello domestico e a livello europeo, questo volume fornisce una ricostruzione lucida e puntuale di un processo storico che contribuisce a illuminare anche l’interpretazione del presente. Tanto più che Piermattei si concentra sull’atteggiamento dei partiti italiani in occasione delle vicende politiche che accompagnarono l’entrata dell’Italia nella moneta unica (in particolare dal 1989 alla fine degli anni Novanta): anche oggi infatti, e in particolare nella prospettiva delle prossime elezioni del Parlamento europeo del 2014, i partiti nostrani devono fare i conti con molte questioni irrisolte del loro rapporto con l’integrazione europea, un legame – per usare le parole dell’Autore – dalla valenza “intatta e quanto mai attuale” (p.8). L’apertura di un nuovo contesto per l’Europa unita, determinato dalle elezioni europee del 1989 e dai mutamenti internazionali dopo il crollo del muro di Berlino, è ampiamente ricostruita nel capitolo di apertura del volume. Il caso italiano è così collocato nel panorama europeo da cui muove la ricostruzione e l’analisi di Piermattei, che spiega come il 1989 segni il termine di “quell’europeismo retorico che aveva (…) caratterizzato la strategia italiana di fine decennio” (p. 39). Il percorso verso il Trattato di Maastricht, infatti, avrebbe richiesto un mutamento e un rafforzamento tanto della politica quanto delle istituzioni nazionali, che invece sarebbero state sconvolte dalle turbolenze dei primi anni Novanta, a cominciare dal “caso Gladio” e dalle famose “picconate” del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga sul sistema partitico italiano, fino allo scoppio del fenomeno noto come Tangentopoli che avrebbe travolto proprio quel sistema. In relazione a questo complesso intreccio di eventi, ancora relativamente recenti, seppure già “Storia” e pertanto documentati e analizzati con lente diacronica, il volume risulta particolarmente prezioso. Le vicende italiane sono finalmente collocate in una prospettiva europea, nel senso che sono sviscerate tenendo come punto di riferimento la sfida dell’approfondimento dell’integrazione comunitaria: sfida europea, ma anche italiana, come dimostra chiaramente Piermattei, che fa luce su alcuni “luoghi comuni” in merito all’adesione italiana all’Euro e per questo, ad esempio, contribuisce a sgombrare il campo da considerazioni di basso profilo e a meglio interpretare anche il nostro presente. La prospettiva europea è la chiave di lettura che ritroviamo anche in quella che potremmo definire la seconda parte del volume, che muove dal 1994 e dai nuovi scenari del post-Tangentopoli. L’ascesa del “tridente” (cit. Piermattei, p. 107) costituito da Berlusconi, Bossi e Fini che ha caratterizzato quella fase spinge inevitabilmente Piermattei a occuparsi del fenomeno Lega Nord in relazione al processo di integrazione europea, così come della “svolta a destra” e del “pericolo fascista” di cui l’Autore parla ampiamente, riportando stralci significativi del dibattito politico italiano di quegli anni. Anche questa parte del volume riserva delle “sorprese” al lettore. Una su tutte che, alla luce dei successivi sviluppi e del continuo “altalenare” di molti partiti sul tema dell’europeismo, vale la pena di riportare qui, è l’intervento di Umberto Bossi del maggio 1994, in cui il leader leghista appare in veste di federalista tout court italiano-europeo sostenendo “un’Italia federale in un’Europa federale (…) Chi non vuole l’Europa avversa il federalismo” (p. 115). Dall’analisi del dibattito di quel periodo sembra emergere che, fatti salvi i risultati dei governi Amato (1992-1993) e Ciampi (1993-1994), dilagasse una voglia di “accaparramento” del tema europeo da parte di ciascun partito, ciascuno nella propria “salsa”. In un’ottica di più lungo periodo che arriva fino ai giorni nostri, il volume di Piermattei ha infatti il merito di “mettere a nudo” l’uso strumentale che del tema europeo è stato fatto dai partiti italiani e, in tal senso, sembra suggerire inoltre una valutazione più severa dell’atteggiamento dei partiti nostrani nell’attuale crisi italiana, europea e mondiale. La ricostruzione si chiude con il raggiungimento da parte dell’Italia dei parametri di Maastricht necessari per l’adesione all’Euro, ma anche con uno sguardo analitico sull’atteggiamento tanto della sinistra quanto della destra, così come si erano progressivamente “ricollocate” in posizioni e coalizioni nel corso degli anni Novanta. Se lo “scenario” del volume rimane ininterrottamente, dunque, il binario delle trasformazioni interne riguardante le istituzioni e il sistema partitico, da un lato, e dell’obiettivo europeo rappresentato dalla moneta unica, dall’altro, i “protagonisti assoluti” dell’attenta osservazione storica compiuta dall’Autore sono indubbiamente i partiti italiani. Ed è proprio questa l’originalità e la ricchezza, ad un tempo, del volume di Piermattei, che non manca di rilevare come “l’Europa unita abbia salvato l’Italia dalla crisi dei primi anni ‘90” (p. 193) senza però riuscire a evitare che l’Italia continuasse a nuocere a sé stessa. Il contesto attuale, come detto inizialmente, costituisce uno stimolo ulteriore alla lettura di questo volume dettato dalla volontà di comprendere dinamiche vecchie e nuove in un gioco diacronico di affinità e divergenze e, pur presentando solo in parte alcune similitudini con il decennio messo sott’osservazione da Piermattei, dimostra l’attualità cognitiva di questo studio e il valore del suo contributo alla ricerca e alla divulgazione sui numerosi temi ancora incogniti, o solo parzialmente esplorati, dell’integrazione europea.