Fonti e immagini del processo d’integrazione europea (1957-2017). La mostra documentaria “Ever Closer Union”

 

  1. Introduzione

La progressiva evoluzione della Comunità economica europea/Unione europea (CEE/UE) verso un’integrazione politica, e non esclusivamente economica, ha nel tempo determinato una crescente necessità di comunicare gli obiettivi ed i risultati di tale processo ai cittadini dei paesi membri[1], nonché a quelli dei paesi associati e terzi, soprattutto in virtù delle nuove adesioni[2].

L’importanza e la necessità di illustrare gli obiettivi e i risultati della costruzione europea, nonché di creare una nuova immagine dell’Europa unita, sia interna che esterna, sono state presenti fin dall’istituzione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) nel 1951 e hanno acquisito maggiore valore in concomitanza con la progressiva estensione delle competenze della CEE/UE in nuovi ambiti ‒ dalla politica sociale all’immigrazione e la sicurezza, passando per la politica regionale, ambientale, dei trasporti, di cooperazione allo sviluppo, ecc. ‒  e l’evoluzione del sistema istituzionale comunitario. A sua volta, l’impegno a favore della comunicazione e dell’informazione da parte delle istituzioni europee, e in particolare della Commissione europea, è direttamente legato all’esigenza di dare forma a una coscienza e a una cittadinanza europea, trasformando la società civile in un attore del processo d’integrazione comunitaria[3].

L’azione delle istituzioni europee nel perseguire tali obiettivi è stata implementata attraverso attività riconducibili a due ambiti strettamente interconnessi[4], quello della formazione e quello della comunicazione e informazione. All’interno di quest’ultimo, rientrano anche le iniziative realizzate in occasione degli anniversari delle tappe più significative del processo d’integrazione europea e, in particolare, quelli relativi alla firma dei Trattati di Roma. È su di essi che si concentra il presente studio ed in particolare su quello più recente, che celebra i sessant’anni dell’Unione europea, e sulla mostra itinerante organizzata in questa occasione dagli Archivi Storici dell’Unione Europea di Firenze (ASUE), dal titolo Ever Closer Union. The legacy of the Treaties of Rome for Today’s Europe (1957-2017), curata da chi scrive[5].

 

  1. Gli anniversari della e nella storia dell’integrazione europea

Gli anniversari hanno sempre rappresentato per la CEE/UE non solo momenti celebrativi, ma anche e soprattutto importanti occasioni per rilanciare la propria immagine, interna ed esterna, per avvicinare l’opinione pubblica all’Europa, per illustrare gli obiettivi raggiunti e quelli cui tendere, per compiere una riflessione sullo stato della costruzione europea, evidenziandone luci e ombre.

Con riguardo a quest’ultimo aspetto si può affermare che, al di là dei momenti creati ad hoc, in occasione di ogni anniversario, quinquennale e decennale, a partire dal 1957, i rappresentanti delle istituzioni europee, dei governi dei paesi membri e dei soggetti non istituzionali, nonché la comunità scientifica[6], hanno dato vita a momenti di riflessione sullo stato dell’Unione europea, declinando l’analisi in base al momento storico in cui veniva effettuata. Per gli anniversari per i quali sono disponibili i documenti d’archivio, il decimo (1967), il ventesimo (1977) e il trentesimo (1987), tale considerazione trova riscontro nei discorsi pronunciati dalle più alte cariche delle istituzioni europee e nazionali nel giorno del 25 marzo (data della firma dei Trattati di Roma), nei documenti presentati da movimenti e organizzazioni europee e nella stampa nazionale. Nel primo caso, accanto agli importanti risultati conseguiti in virtù dei Trattati di Roma, in termini di pacificazione del continente europeo ma altresì economici e sociali, venivano puntualmente messi in rilevo i limiti e le difficoltà dell’integrazione europea[7]. Anche nel secondo e nel terzo caso l’attenzione veniva posta sia su quanto fatto che su quanto restava incompiuto e da fare, con un accento particolare su quest’ultimo aspetto, sottolineando la delusione per l’allontanamento dagli scopi iniziali del progetto europeo[8].

In merito gli obiettivi, già nel 1962 le istituzioni della CECA, della CEE e dell’EURATOM vollero riempire di significato i cinque anni trascorsi dalla firma dei Trattati di Roma, riaffermando la volontà di proseguire sulla via dell’integrazione e di allargare le Comunità ai paesi che l’anno precedente avevano presentato domanda di adesione, ossia Regno Unito, Irlanda, Danimarca[9]. Tale questione venne affrontata anche nel decimo anniversario[10], in corrispondenza della seconda domanda di adesione da parte del Regno Unito, dopo che la prima richiesta aveva incontrato il veto francese. In tale occasione vennero rilanciate anche la cooperazione politica e la realizzazione dell’unione doganale. Particolare importanza venne dedicata a questo evento anche dall’Assemblea parlamentare europea, definito dall’allora presidente Alain Poher un événement capital[11]. Appare opportuno ricordare che il Parlamento europeo ha sempre espresso un forte interesse rispetto alla celebrazione degli anniversari dei Trattati di Roma, sollecitando la Commissione e il Consiglio a realizzare iniziative capaci di “favorire la presa di coscienza dell’Europa”[12]. Riconosciuta, infatti, la centralità del ruolo dell’esecutivo europeo rispetto alla comunicazione e informazione sull’Europa, bisogna altresì considerare l’azione svolta dall’Assemblea parlamentare europea in questo ambito, mirata in particolare a dare un contenuto di conoscenza e consapevolezza alla partecipazione democratica dei cittadini all’UE, attraverso le elezioni europee[13].

Nel 1987 una particolare enfasi venne dedicata ai temi della sicurezza e alla difesa comune e alle proposte sul disarmo di Michail Gorbačëv[14], in linea con gli sviluppi storici del momento[15], come era avvenuto anche cinque anni prima in occasione delle celebrazioni dei 25 anni dalla firma dei Trattati di Roma[16]. Inoltre, anche in questo caso l’anniversario coincideva con un momento importante dell’integrazione europea, ossia l’entrata in vigore dell’Atto Unico Europeo (1986), la prima riforma del trattato istitutivo della CEE, le cui innovazioni trovarono spazio nei diversi discorsi pronunciati nel corso delle celebrazioni, tra cui quello tenuto a Roma dal presidente della Commissione europea, Jacques Delors[17].

È interessante sottolineare, a tal proposito, una caratteristica degli anniversari concernenti i Trattati di Roma e cioè la loro coincidenza temporale con tappe significative della costruzione europea (come, ad esempio, l’entrata in vigore del Trattato di fusione degli esecutivi nel 1967, la firma del Trattato di Amsterdam nel 1997, la firma del Trattato di Lisbona nel 2007). Ciò ha fatto sì che questi eventi venissero utilizzati anche per conferire maggiore enfasi alle novità introdotte dai nuovi strumenti giuridici e politici o per annunciare gli obiettivi che sarebbero stati posti in successivi documenti e atti.

In occasione del sessantesimo anniversario, la dichiarazione di Roma del 2017, adottata dai rappresentanti delle istituzioni europee e dei capi di governo dei paesi membri, riuniti al Campidoglio il 25 marzo 2017, contiene obiettivi relativi all’ambito economico, sociale, della sicurezza e delle relazioni internazionali, che tengono conto dell’attuale momento storico e delle sfide presenti e future. Così “utilizzate” e riempite di contenuti e annunci programmatici, le celebrazioni di tappe storiche per il processo di costruzione europea diventano esse stesse dei momenti salienti per quest’ultimo. Prova ne sono i documenti d’archivio relativi a questi eventi, divenuti oggetto e strumento di ricerca da parte degli studiosi dell’integrazione europea.

Con riferimento al rafforzamento dell’immagine della Comunità/Unione, esso è allo stesso tempo uno scopo per sé, costantemente presente nella politica comunitaria, e un obiettivo insito in tutte le azioni di comunicazione realizzate per gli anniversari. Per quanto riguarda l’immagine esterna della CEE/UE è interessante notare, inoltre, come anche da parte dei paesi terzi, gli anniversari siano stati visti come un’occasione per confermare il proprio sostegno alle Comunità e alle politiche europee, nonché per rinvigorire le relazioni con esse. Nell’ambito del decimo anniversario dei Trattati di Roma, ad esempio, numerosi sono stati i telegrammi inviati al Consiglio della CEE da parte dei rappresentanti di paesi di tutto il mondo per felicitarsi con i Paesi membri della Comunità e per rinnovare la volontà di cooperazione con quest’ultima[18].

Infine, l’utilizzo degli anniversari dei Trattati di Roma, come momento e strumento per creare e rafforzare il legame tra i cittadini e l’Europa si colloca tra gli obiettivi principali della politica d’informazione europea, all’interno della quale rientrano le iniziative per gli anniversari. Gli strumenti utilizzati per queste ultime sono dunque, già a partire dal 1967, quelli del servizio stampa e comunicazione, ossia le pubblicazioni, l’utilizzo di radio, TV, cinema e della stampa nazionale[19].

Oltre alle istituzioni, come già accennato, anche altri attori, istituzionali e non, del processo di integrazione europea, hanno fatto coincidere gli anniversari in questione con un rilancio delle proprie posizioni e proposte sull’integrazione europea e su specifici aspetti ad essa legati, attraverso la presentazione di mozioni, dichiarazioni e manifesti oppure l’organizzazione di eventi e attività di comunicazione e informazione. Rilevante a tal proposito è l’azione svolta dai movimenti federalisti[20], dai gruppi politici[21] e dalle organizzazioni europee di rappresentanza di interessi particolari, nonché da centri di ricerca e formazione.

In questo contesto è possibile inquadrare la mostra storica sui sessant’anni dei Trattati di Roma, Ever Closer Union, organizzata dagli ASUE ed inserita a pieno titolo tra i piani di comunicazione delle istituzioni europee nell’ambito delle celebrazioni di questo anniversario. Essa si colloca pertanto sia tra i canali di comunicazione definiti non ufficiali, sia tra quelli ufficiali[22].

Tra gli aspetti più innovativi di questo progetto vi è senza dubbio quello di aver voluto coniugare la volontà di rivolgersi ad un pubblico non specializzato, soprattutto di giovani, e quella di utilizzare fonti primarie, documenti ufficiali delle istituzioni europee, carte private di singole personalità e documenti di organizzazioni europee, solitamente riservati alla comunità scientifica.

La decisione, e la sfida insita in essa, è stata dunque quella di coniugare un progetto scientifico con un’attività divulgativa, di portare i documenti fuori dal loro contesto tradizionale, gli archivi, in cui la storia dell’integrazione europea è custodita[23]. Voler avvicinare questi ultimi ai cittadini non significava dunque soltanto offrire la possibilità ai visitatori di prendere visione e conoscere alcuni dei documenti fondanti dell’Unione europea, ma simbolicamente voleva dire anche far uscire l’Unione europea e la sua storia dai luoghi istituzionali e portarla tra la società civile. Nella pratica ciò si è concretizzato attraverso il carattere itinerante della mostra, altro aspetto innovativo, che ha fatto sì che l’eredità dei Trattati di Roma e gli aspetti cruciali che hanno caratterizzato la storia europea degli ultimi sessant’anni raggiungessero i cittadini nei luoghi di vita quotidiana, e in particolare di formazione e aggregazione, come scuole, università ed enti locali.

 

  1. La storia attraverso le fonti

La selezione dei documenti che compongono la mostra è stata ripartita in quattro sezioni, ciascuna basata sulla più recente produzione storiografica relativa al processo d’integrazione europea, e su un’analisi diacronica e tematica. La descrizione cronologica è contenuta nella prima sezione, la seconda, la terza e la quarta riguardano rispettivamente gli ambiti economico, sociale e internazionale.

Il primo pannello della sezione cronologica riguarda il periodo 1941-1957. Si tratta, come noto, di uno snodo cruciale nel processo di integrazione europea, il quale vide nel congresso dell’Aja (1948) una delle tappe iniziali[24]. Per evidenziare l’influenza dei movimenti federalisti in questa congiuntura storica, il pannello si apre con il frontespizio di una delle prime edizioni (1941) del manifesto del Ventotene. Tra i documenti del primo pannello figurano inoltre il frontespizio della Dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950 – punto di partenza per la creazione della CECA, accompagnato da un telegramma rivolto dal ministro lussemburghese degli Affari esteri, Joseph Bech, a Jean Monnet, ideatore del metodo di integrazione “funzionalista” – in occasione dell’entrata in vigore del Trattato istitutivo della CECA[25]. Lo stesso Bech avrebbe presieduto la Conferenza di Messina (1955), punto di partenza per i negoziati relativi alla creazione di CEE ed EURATOM. Nonostante i successi dell’integrazione europea si registrassero maggiormente nella sfera politico-economica rispetto a quella della ricerca nucleare, nel secondo pannello della mostra, relativo al periodo 1958-1992, è stato dedicato un posto in primo piano ad un documento relativo al centro di ricerca nucleare ISPRA, sito in Italia. I progetti di ricerca sviluppati da quest’ultimo avrebbero rappresentato, infatti, forum di ricerca cruciali per il lancio e lo sviluppo di importanti iniziative comunitarie, in particolare nell’ambito della ricerca scientifica e ambientale[26]. Il secondo pannello cronologico fa riferimento inoltre alla convenzione di Yaoundé, considerata dalla storiografia come una prima tappa nella costruzione dell’identità internazionale della CEE[27]. Ulteriori documenti riguardano il bollettino di informazione della Commissione europea pubblicato in occasione del vertice dell’Aja (dicembre 1969)[28] – spartiacque tra la “piccola Europa” dei sei e l’Europa allargata e dotata di politiche comuni in diversi ambiti, tra i quali quello monetario, sociale, ambientale e regionale[29] – e le dichiarazioni ufficiali rilasciate dal Consiglio europeo tra il 1982 e il 1985, tratte dal Libro bianco pubblicato dalla Commissione Delors sul completamento del Mercato Comune (1985)[30], le quali aprirono la strada per l’Atto Unico Europeo (1986) ed il Trattato di Maastricht (1992)[31]. In chiusura, il pannello propone uno dei manifesti pubblicati dal Parlamento europeo in occasione delle prime elezioni dirette dell’Assemblea parlamentare europea (1979) nel tentativo di rafforzare l’identità democratica del progetto europeo. Il pannello finale della sezione cronologica riguarda il periodo 1993-2017. La ricerca storica su questo periodo è naturalmente limitata in ragione dell’ancora scarsa disponibilità di fonti archivistiche[32]. Ad illustrare la parabola più recente sul processo di integrazione europea sono il preambolo sulla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, approvata a Nizza nel 2000, e il frontespizio di un documento programmatico della Banca europea degli investimenti (2004), importante attore finanziario nella transizione dei paesi appartenenti al blocco sovietico verso l’Unione europea. Segue un manifesto sull’introduzione dell’Euro, parte dell’impegno intrapreso dalle istituzioni europee di rendere edotta la cittadinanza dei paesi membri dell’UE circa l’entrata in vigore della moneta unica[33]. Sono riportati infine il frontespizio della “Costituzione per l’Europa”, firmata nel 2004 e naufragata l’anno successivo, ed una foto relativa alla firma del Trattato di Lisbona (2007), ultima riforma dei Trattati di Roma.

La sezione tematica sulla dimensione economica del processo di integrazione europea ha riguardato in particolare i temi della costruzione del Mercato interno e dell’integrazione monetaria. In riferimento al Mercato interno, il pannello si apre con una dichiarazione ufficiale della Commissione in occasione dell’entrata in vigore dell’unione doganale tra i sei paesi membri della CEE. La dichiarazione affermava come questa data rappresentasse la prima grande tappa dell’unificazione economica del continente europeo. Tuttavia, essa sottolineava anche il fatto che il processo di integrazione non potesse limitarsi alla sola sfera economica, ma dovesse estendersi a nuovi campi:

L’Europe ce ne sont pas seulement des tarifs douaniers. L’Europe n’est pas seulement celle des industriels et des agriculteurs. L’Europe n’est pas seulement celle des 180 millions d’Européens groupés dans la Communauté. L’Europe n’est pas seulement celle des Gouvernements, des Parlements ou des administrations. Ce doit être aussi celle des peuples, celle des travailleurs, celle de la jeunesse, celle de l’homme. Tout ou presque est encore à faire[34].

Se la costruzione dell’Europa dei “popoli”, dei “lavoratori” e della “gioventù” avrebbe riguardato principalmente le politiche nel campo sociale ed educativo, è evidente che dalla sfera economica l’integrazione si sarebbe allargata anche al campo del diritto comunitario per opera della Corte di Giustizia delle Comunità europee la quale, sulla base di alcune sentenze quali “Costa Vs Enel” (1964), avrebbe fornito le basi normative sul rapporto tra diritto nazionale e comunitario e regolato in tal modo il funzionamento del mercato comunitario[35]. La mostra ha voluto dedicare spazio anche al tema del movimento delle persone, elemento cruciale nella costruzione del mercato comune. È questo il caso della riproduzione documentaria relativa ai trattati di Schengen, di natura intergovernativa ma, come provato dalla lettera inviata dal Presidente della Commissione europea, Jacques Delors, al presidente del Parlamento europeo, Enrique Baron Crespo, fortemente avvallato dall’esecutivo comunitario come fattore di integrazione funzionale[36]. Il pannello relativo alla costruzione della moneta unica ha l’obiettivo di evidenziare come l’entrata in vigore dell’Euro sia stato in realtà un processo di lungo periodo non esclusivamente legato allo scenario europeo del dopo Guerra fredda. È così presentato uno dei rapporti redatti dal primo ministro lussemburghese Pierre Werner, “padre” dell’omonimo documento del 1970 che avrebbe rappresentato il punto di partenza dell’integrazione monetaria lanciata all’Aja nel 1969 alla vigilia dello sconvolgimento monetario internazionale che sarebbe seguito al collasso del sistema di Bretton Woods (1971)[37]. La documentazione iconografica riguarda inoltre il cancelliere tedesco e il presidente francese, Helmut Schmidt e Valéry Giscard d’Estaing, protagonisti del lancio del Sistema Monetario Europeo (1979)[38]. A concludere la sezione economica sono due documenti riguardanti la Banca Centrale Europea (Bozza di statuto del 1990)[39] e le conclusioni del Consiglio europeo di Madrid (15 e 16 dicembre 1995), il quale stabilì, tra le altre cose, il nome della moneta unica Euro, scelto perché comune a tutte le lingue e simbolo dell’Europa[40].

La seconda sezione della mostra riguarda la sfera sociale. Tradizionalmente considerata la “cenerentola” delle politiche europee, essa è stata recentemente affrontata a livello storiografico, recuperando un’immagine di notevole importanza nell’ambito degli studi sull’integrazione europea[41]. I pannelli relativi alla dimensione sociale e della cittadinanza dedicano ampio spazio alla documentazione preparata in questo ambito dal Parlamento europeo e dalla Commissione, in particolare nel campo dei diritti dei lavoratori, dei giovani, delle donne e delle politiche di cittadinanza. Esemplificativo in questo senso è il caso dell’Erasmus, programma europeo tra i meno costosi ma di più largo impatto a livello sociale, creato in corrispondenza della creazione del Mercato Unico con il duplice obiettivo di formare la gioventù universitaria in un’ottica di mercato europeo e al contempo di rafforzare in quest’ultima un senso di identità europea[42].

La sezione finale della mostra riguarda la dimensione internazionale del processo di integrazione europea. Il primo ambito concerne il processo di allargamento della CEE, considerato dalla storiografia come un fattore cruciale nello sviluppo dell’identità democratica della Comunità[43]. La mostra mira infine ad evidenziare come l’azione internazionale della CEE/UE affondi le proprie radici negli anni Sessanta e Settanta nel Novecento. È questo il caso della partecipazione della Cee nell’ambito del General Agreement on Trade and Tariffs – di cui si riporta una riproduzione fotografica che ritrae i rappresentanti della Commissione in occasione del “Kennedy Round”[44] ‒  frutto del peso commerciale acquisito dalla Comunità sin dai primi anni Sessanta[45]. Dall’ambito commerciale a quello politico il passo sarebbe stato breve. Il pannello relativo alla dimensione internazionale della Cee riporta infatti il frontespizio del Rapporto Davignon – pietra fondante della Cooperazione politica europea (CPE, 1970), meccanismo di cooperazione intergovernativa nel campo della politica estera[46]. Si è voluto dare spazio alla CPE in virtù dei meriti che essa ebbe nel coordinare la posizione internazionale della CEE specialmente nell’ambito della Conferenza sulla Sicurezza e sulla Cooperazione in Europa (CSCE)[47]; quest’ultima avrebbe rappresentato l’occasione di un dialogo con i paesi dell’Europa orientale che sarebbe ripreso con forza nel periodo post Guerra fredda, in un contesto storico segnato dal ruolo della CEE come attore rivolto al sostegno delle leadership che succedettero ai regimi comunisti. Il pannello non poteva non evidenziare anche i limiti dell’azione internazionale dell’UE nel dopo Maastricht, resi evidenti dal fallimento della diplomazia europea in occasione del conflitto della ex-Jugoslavia. Tale fallimento avrebbe tuttavia spinto la UE a porsi come attore cruciale nella ricostruzione post-bellica dei Balcani occidentali[48].

Il pannello conclusivo presenta fonti iconografiche relative ad alcune delle principali sfide attuali dell’integrazione europea: la questione migratoria, la ricerca di un equilibrio tra mercato e politiche di solidarietà e la sfida posta dalla “Brexit”.

 

  1. Realizzazione, condivisione e risultati del progetto

La fase organizzativa e di implementazione della mostra, nonché i risultati ottenuti sono stati notevolmente influenzati dalla trasformazione dell’iniziativa degli ASUE in un progetto condiviso con le istituzioni europee (Parlamento, Commissione, Consiglio), oltre che con le istituzioni italiane (Dipartimento politiche europee della Presidenza del Consiglio e Ministero degli affari esteri e della Cooperazione internazionale) e l’Agenzia di stampa ANSA. D’altronde non è la prima volta che le istituzioni europee, e in particolare la Commissione, mostrano interesse per un progetto simile e decidono di conferire un valore scientifico alle proprie azioni di comunicazione e informazione. Ad esempio, già nel 1977, in occasione del ventesimo anniversario dei Trattati di Roma, la Commissione decise di divenire partner di una mostra organizzata dal Centro italiano di studi sulle Comunità europee a Venezia, con la quale venivano raccontati per immagini i venti  anni del processo di integrazione europea[49].

Grazie al supporto istituzionale la mostra, predisposta anche in formato digitale, è stata tradotta in 29 lingue[50] ed esposta in più di 120 città in 36 paesi del mondo. Inaugurata a Roma presso la Farnesina il 16 marzo 2017, la mostra ha subito dopo intrapreso il suo viaggio verso luoghi e target diversi, giungendo negli Stati membri dell’UE, nonché in Turchia, Albania e Serbia. Come evidenziato nella mappa seguente, oltre i confini dell’Europa la mostra è stata ospitata in ambasciate e istituti culturali di numerosi paesi, da Singapore agli Stati Uniti, dal Giappone al Sud Africa[51].

Nella maggior parte dei casi, l’esposizione ha inoltre rappresentato l’occasione per creare momenti di dibattito e formazione sull’Europa, soprattutto con i giovani. Ciò rappresenta un ulteriore elemento per consolidare l’idea sul forte legame esistente tra anniversari, politica di comunicazione e informazione dell’Unione, cittadinanza europea e formazione, nonché la connessione tra questi aspetti e il processo di integrazione europea stesso.

 

 

 

[1] Sugli obiettivi, gli strumenti, le origini e lo sviluppo della politica d’informazione della CEE cfr. J. Lodge, K. Sarikakis, Communication, Mediation and Culture in the Making of Europe, Il Mulino, Bologna 2013; A. Campriani, European Institutions and Information. Publications, Notes and Press Releases at the Origin of Integration, in Communicating Europe. Journals and European integration 1939-1979, D. Pasquinucci, D. Preda and L. Tosi eds., Peter Lang, Bruxelles, 2013; D. Pasquinucci, In/formare gli europei. Le origini della politica di informazione comunitaria (1951-1972), in “Memoria e Ricerca”, 2009, n. 30, Le politiche della Comunità/Unione europea. Origini e sviluppo storico, a cura di A. Landuyt, pp. 79 ss.; M. Dumoulin, Quale politica dell’informazione?, in La Commissione europea 1958-1972. Storia e memorie di un’istituzione, a cura di M. Dumoulin, Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee, Lussemburgo 2007, pp. 523 ss., disponibile on line all’indirizzo https://publications.europa.eu/it/publication-detail/-/publication/86829f82-a34f-4e2d-bb5c-8e0e1473a4a6/language-it.

[2] Cfr. Communicating the EU Policies Beyond the Borders. Proposal for Constructive Neighbour relations and the new EU’s External Communication Strategy, I. Horga, A. Landuyt eds., Oradea University Press, Oradea 2013.

[3] Cfr. M.-T. Bitsch, W. Loth, R. Poidevin, Institutions européennes et identités européennes, Bruylant, Bruxelles 1998.

[4] Sul rapporto tra la politica di comunicazione e formazione cfr. D. Pasquinucci, In/formare gli europei. cit.

[5] La mostra è stata curata da Silvia Sassano e Benedetto Zaccaria, research fellows presso il Centro di Ricerca Alcide De Gasperi dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze. Gli autori del presente contributo ne condividono introduzione e conclusioni, avendo curato individualmente le sezioni 1, 2, 4 (Silvia Sassano) e 3 (Benedetto Zaccaria).

[6] Cfr. The past and future of EU law: the classics of EU law revisited on the 50th anniversary of the Rome Treaty, L.M. Poiares Pessoa Maduro, L. Azoulai eds., Hart Publishing, Oxford 2010; M.-T. Bitsch, Cinquante ans de traité de Rome, 1957-2007: regards sur la construction européenne, Franz Steiner Verlag, Stuttgart 2009; Cinquant’anni d’Europa: celebrazione del 50° anniversario dei Trattati di Roma: Firenze, 21-22 marzo 2007: Istituto Universitario Europeo di Fiesole=Fifty years of Europe: celebrations of the 50° anniversary of the Treaties of Rome: Florence, 21-22 march 2007: European University Institute of Fiesole, Camera dei Deputati, Roma 2008; F. Piodi, Towards a single parliament: the influence of the ECSC common assembly on the Treaties of Rome: 1957-2007 fiftieth anniversary of the Treaties of Rome, European Parliament, Luxembourg 2007.

[7] Cfr. Archivi Storici dell’Unione Europea (ASUE), fondi CEAB 02 3500, CM2/1967 n. 175, ME 1733, BAC 25/1980 n. 1099, per il decimo anniversario; fondo PE0 15480 per il ventesimo anniversario; fondo EG 51 e PU 169 per il trentesimo anniversario.

[8] Cfr. ASUE, fondo EG 51.

[9] Cfr. ASUE, fondo CEAB 02 3500.

[10] “Les différentes phases du débat au Sommet européen de Rome. La portée et la structure de l’exposé introductif de M. Moro. L’affrontement des thèses opposées au sujet de l’adhésion britannique”, 31 mai 1967, in ASUE, fondo EN 1622.

[11] Cfr. ASUE, fondo CM2/1967 n. 175.

[12] Parlamento europeo, Interrogazione orale dell’on. André, oggetto: XXX anniversario della firma del Trattato di Roma, 3.10.1986, in ASUE, fondo CM2/1967 n.175.

[13] Cfr. D. Pasquinucci, In/formare gli europei cit.

[14] Cfr. ASUE, fondo EG 51.

[15] Cfr. F. Romero, Storia della guerra fredda. L’ultimo conflitto per l’Europa, Giulio Einaudi, Torino 2009.

[16] Cfr. “EP: M. Dankert pour le dévéloppement d’un concept européen de sécurité et d’une identité européenne”, 2 avril 1982, in ASUE, fondo PE1 6013.

[17] Cfr. ‟Allocution de M. Delors, XXXème anniversaire du Traité de Rome, Rome 25 mars 1987”, in ASUE, fondo WG 51.

[18] Cfr. ASUE, fondo CM2/1967 n. 175.

[19] Ibidem; cfr. anche Communicating Europe. Journals and European integration 1939-1979 cit.

[20] Cfr. ‟Déclaration du mouvement européen à l’occasion du Xème anniversaire des Traités de Rome”, in ASUE, fondo ME 1733; ‟Déclaration du Conseil français du Mouvement européen, 14 février 1987”, in ASUE, fondo PU 169.

[21] Cfr. “Projet de déclaration de la gauche européenne”, Paris le 10 juin 1987, in ASUE, fondo PU 169; ‟Cahiers européens”, n. 25, Le dixième anniversaire de la signature du Traité de Rome, avril 1967, Groupe démocrate-chrétien, in ASUE, fondo CEAB 2 3500.

[22] Cfr. L. Tosi, Introduction, in Communicating Europe. Journals and European integration 1939-1979 cit.

[23] La mostra Ever Closer Union si fonda su documenti d’archivio provenienti dagli ASUE; dagli Archivi Storici del Consiglio dell’Unione Europea (Bruxelles); e dall’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano.

[24] Cfr. A. Varsori, Il Congresso dell’Europa dell’Aja (7 maggio 1948), in “Storia contemporanea”, 1990, n. 3, pp. 463-493.

[25] ASUE, fondo CEAB, telegramma di Bech a Monnet, 13 febbraio 1953.

[26] Cfr. C. Van de Velde, Environmental and consumer protection, in The European Commission 1973-1986: History and Memory of an Institution, V. Dujardin et al. eds., Publication Office of the European Union, Luxembourg 2014, pp. 385-392.

[27] Cfr. G. Migani, La politica di cooperazione allo sviluppo della CEE: dall’associazione alla partnership (1957-1975), in “Memoria e Ricerca”, 2009, n. 30 cit., pp. 27-36.

[28] ASUE, fondo EN 1865, Bulletin d’Information, La Haye, L’accord Européen au Sommet, 3 dicembre 1969.

[29] A. Varsori, The European Construction in the 1970s. The Great Divide, in Europe in the International Arena during the 1970s. Entering a different world, A. Varsori e G. Migani eds., Peter Lang, Bruxelles e New York, 2011, pp. 27-40.

[30] Commission of the European Communities, COM(85) 310 final, Brussels, 14 giugno1985.

[31] P. Ludlow, European integration in the 1980s: on the Way to Maastricht?, in “Journal of European Integration History”, 2013, 19, n.1, pp. 11-22.

[32] Un’importante eccezione, di prossima pubblicazione, è rappresentata dal volume The European Commission 1986-2000: History and Memory of an Institution, V. Dujardin et al. eds., Luxembourg: Publication Office of the European Union, in uscita nel 2018.

[33] ASUE, fondo CCRE 346.

[34] ASUE, fondo EN 258, Commission des Communautés Européennes, Déclaration de la Commission des Communautés Européennes, Bruxelles, 1 luglio 1968.

[35] Cfr. M. Rasmussen, B. Davies, From International Law to a European Rechtsgemeinschaft: Towards a New History of European Law, 1950-1979, in Institutions and Dynamics of the European Community, 1973-83, J. Laursen ed., Nomos, Baden Baden, 2014, pp. 97-130.

[36] ASUE, fondo FL 556, Lettera di J. Delors a E.B. Crespo, Bruxelles, 30 gennaio 1991.

[37] ASUE, fondo ME 1970, Rapport de M. Pierre Werner sur les progrès réalisés depuis le 22 mars 1991 dans la réalisation du plan par étapes d’Union économique et monétaire de la CEE.

[38] EC Audiovisual Services, Reference: P-001974/05-10, 05.12.1978. Cfr. Su questo E. Mourlon-Druol, A Europe Made of Money: The Emergence of the European Monetary System, Cornell University Press, Ithaca, N.Y. 2012.

[39] ASUE, fondo KM 238, Committee of Governors of the Central Banks of the Member States of the European Economic Community, Draft Statute of the European System of Central Banks, 27 novembre 1990.

[40] ASUE, fondo DORIE 242, Madrid European Council (1995), Presidency Conclusions.

[41] A. Varsori, Alle origini di un modello sociale europeo: la Comunità europea e la nascita di una politica sociale (1969-1974), in “Ventunesimo Secolo”, 2006, vol. 5, n. 9, pp. 17-47.

[42] Cfr. S. Paoli, Il Sogno di Erasmo. La questione educativa nel processo di integrazione europea, FrancoAngeli, Milano, 2010.

[43] Cfr. E. De Angelis and E. Karamouzi, Enlargement and the Historical Origins of the European Community’s Democratic Identity, 1961–1978, in “Contemporary European History” 2016, 25, n. 3, pp. 439-58.

[44] EC Audiovisual Services, Ref. P-010564/00-1, 14 novembre 1964.

[45] L. Coppolaro, The establishment of the EEC as an international actor: the development of the common commercial policy in the GATT negotiations of the Kennedy Round (1962-1967), in Alan S. Milward and a Century of European Change, F. Guirao, M.B. Lynch and S.M. Ramírez Pérez eds., Routledge, London, New York, 2012, pp. 459-480.

[46] Cfr. ASUE, fondo CM2, 1970 131, Rapport des Ministres des Affaires Etrangères aux Chefs d’État ou de Gouvernement des États membres des Communautés Européennes, definitif, F/5693/70.

[47] A. Romano, From Détente in Europe to European Détente. How the West Shaped the Helsinki CSCE, Peter Lang, Bruxelles, 2009.

[48] ASUE, fondo FL 526, “Bosnia-Herzegovina, Information Note to the Commission by Mr Van den Broek”, Bruxelles, 16 gennaio 1996.

[50] Le versioni nelle 24 lingue ufficiali dell’Unione europea sono state tradotte dal Parlamento europeo, mentre le versioni aggiuntive in georgiano, turco, russo, giapponese e coreano sono state tradotte dalle ambasciate italiane presenti nei rispettivi paesi.

[51] Per ulteriori informazioni cfr. la pagina ufficiale della mostra:

https://www.eui.eu/Research/HistoricalArchivesOfEU/AlcideDeGasperiResearchCentre/Ever-Closer-Union-travelling-exhibition.

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    By: Silvia Sassano Benedetto Zaccaria

    Silvia Sassano è Research Associate presso l’Alcide De Gasperi Research Centre dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze e dal 2013 cultore della materia in Storia dell’integrazione europea presso l’Università di Siena. I suoi interessi di ricerca riguardano la storia dell’integrazione europea e in particolare le istituzioni europee, il dialogo interistituzionale e le politiche comuni dell’UE (politica di coesione, politica sociale, allargamenti). È stata co-curatrice della mostra storico-documentaria “Ever Closer Union: the Legacy of the Treaties of Rome for today’s Europe”, realizzata nel 2017 dagli Archivi Storici dell’Unione Europea di Firenze in occasione del 60° anniversario dei Trattati di Roma.
    Benedetto Zaccaria è Research Associate presso l’Istituto Universitario Europeo di Firenze. I suoi interessi di ricerca riguardano la storia dell’integrazione europea e della guerra fredda, con particolare riguardo alla regione mediterranea e ai Balcani. Tra le sue più recenti pubblicazioni: La Strada per Osimo. Italia e Jugoslavia allo specchio (1965-1975) (FrancoAngeli 2018); The EEC’s Yugoslav Policy in Cold War Europe (1968-1980) (PalgraveMacmillan, 2016) e, con Antonio Varsori (a cura di), Italy in the International System from Détente to the end of the Cold War. The Underrated Ally (PalgraveMacmillan, 2018). È stato co-curatore della mostra storico-documentaria “Ever Closer Union: the Legacy of the Treaties of Rome for today’s Europe”, coordinata dagli Archivi storici dell’Unione Europea di Firenze in occasione del 60° anniversario dei Trattati di Roma.

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