Recensione: Isabella Zanni Rosiello. Gli archivi nella società contemporanea

Quest’ultimo volume di Isabella Zanni Rosiello si pone a ideale completamento di un lungo percorso dedicato dall’autrice alla storia degli archivi e alle loro trasformazioni dal periodo postunitario in poi. Dal suo osservatorio, prima in qualità di direttrice dell’Archivio di Stato di Bologna per oltre un ventennio, e poi di esperta e acuta commentatrice del mondo degli archivi, ha prodotto nel 1987 Archivi e memoria storica (parzialmente ripreso nel volumetto Gli archivi tra passato e presente) seguito nel 1996 da Andare in archivio. Ora a distanza di dieci anni I. Zanni Rosiello pubblica nella collana «Itinerari» de Il Mulino, lo stesso editore delle precedenti opere, Gli archivi nella società contemporanea, destinato non solo agli specialisti del settore, ma a tutti coloro (studenti, ricercatori) che desiderano una presentazione aggiornata della realtà archivistica italiana.
Come è nello stile dell’autrice non si tratta di un manuale: nel volume – si legge nella premessa – vengono “esaminate soltanto alcune delle tante tematiche inerenti agli archivi e che si affollano intorno ad essi”. Il fatto che non sia un manuale non esclude ovviamente che la trattazione delle tematiche segua un organico filo conduttore che parte dalla conoscenza del passato. Per comprendere gli archivi della contemporaneità infatti è opportuno conoscere come la documentazione del passato è stata trasmessa fino a noi, come si sono trasformati i meccanismi sottesi alla produzione, conservazione e uso della documentazione.
Si tratta di tematiche care a I. Zanni Rosiello, sviluppate per la prima volta in Archivi e memoria storica e qui riprese con ampi aggiornamenti, non solo
perché la tipologia degli archivi oggi – rispetto a 20 anni fa – si è ampliata comprendendo gli archivi digitali, ma anche perché la storia degli archivi si è arricchita di nuovi contributi. Di tutto ciò dà conto l’autrice nel secondo capitolo (La realtà archivistica) e nel terzo (Conservare il presente-passato). Al lettore viene presentato efficacemente il passaggio dalla strategia conservativa post-unitaria di matrice eminentemente statalista e accentratrice, fino al policentrismo conservativo e gestionale dell’oggi, caratterizzato da un “non concentramento” della documentazione contemporanea. Attraverso l’analisi di fenomeni che trovano riscontro anche nelle riforme legislative che hanno caratterizzato negli ultimi anni tutti i beni culturali, tra cui gli archivi, si comprendono i motivi della frammentazione tipologica e conservativa che caratterizza le fonti prodotte nella contemporaneità, e che ne rendono così difficile l’uso.
Vengono approfonditi in particolare due aspetti pregnanti per la documentazione contemporanea: quello della selezione/conservazione e quello della pubblicità/segretezza dei documenti. Per quanto riguarda la selezione/conservazione le differenze tra documentazione cartacea e digitale sono evidenti. I meccanismi della selezione, che prevedono la scelta secondo criteri prestabiliti dei documenti che meritano di essere conservati e l’eliminazione di ciò che non riveste interesse storico, sono diversi a seconda che la documentazione sia cartacea oppure digitale. E così pure la conservazione – nel mondo digitale – in assenza della fisicità dei documenti implica la continua riproduzione nel tempo del loro contenuto, e di conseguenza la soluzione di problemi connessi con l’autenticità dei documenti sottoposti a continue migrazioni.
Anche l’aspetto della pubblicità/segretezza incide fortemente sulle possibilità di uso della documentazione contemporanea a fini di ricerca storica. L’intero quarto capitolo (Libertà, limitazioni, divieti) è dedicato alle problematiche poste dai limiti alla consultabilità. Ampio spazio è dedicato i limiti fissati normativamente, ora in modo più chiaro che non in passato, nel delicato equilibrio tra tutela della riservatezza e interesse alla ricerca. Senza tralasciare i limiti imposti dal segreto di stato e quelli stabiliti da ordinamenti particolari, in primis il diritto ecclesiastico.
Nell’ultima parte del volume (capitolo quinto Informazioni e mediazioni, capitolo sesto Usi e interrogativi) l’autrice ripropone riflessioni già fatte in precedenza sugli strumenti di ricerca a disposizione degli storici e sull’uso storiografico delle fonti archivistiche, ma partendo dai profondi cambiamenti imposti dalla rivoluzione informatica. Da un lato gli strumenti (guide, inventari e banche dati on line) utilizzabili su web costituiscono una realtà consolidata anche in Italia. Dall’altro lato la possibilità di accedere direttamente tramite internet a documenti nati e trasmessi in formato esclusivamente digitale impone nuove riflessioni sul contesto di produzione istituzionale. E si può anche immaginare che il tradizionale ruolo dell’archivista quale mediatore di sapere debba essere ridisegnato; non è detto che si riesca nell’intento, ma l’auspicio conclusivo di I. Zanni Rosiello è che gli archivisti si impegnino a delineare nuovi modi attraverso i quali esercitare il proprio mestiere.

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    By: Ingrid Germani

    Ingrid Germani, da oltre trent’anni archivista di stato, presta servizio presso l’Archivio di Stato di Bologna e collabora attivamente con la Soprintendenza archivistica per l’Emilia-Romagna nelle funzioni di tutela degli archivi contemporanei.

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