Recensione: Andrea Capaccioni, Andrea Paoli, Ruggero Ranieri (a cura di), Le biblioteche e gli archivi durante la seconda guerra mondiale: il caso italiano

Il volume raccoglie gli atti del convegno di studi dal titolo Le biblioteche italiane durante la seconda guerra mondiale, svoltosi a Perugia nei giorni 1-3 dicembre 2005. Tale convegno è stato promosso dalla Uguccione Ranieri di Sorbello Foundation[1] con la collaborazione del Ministero per i Beni e le attività culturali, il Dipartimento per i beni archivistici e librari, la Biblioteca di storia moderna e contemporanea di Roma, l’AIB Umbria, la Regione dell’Umbria, il Dipartimento di italianistica dell’Università degli studi di “Roma Tre”, nonché i membri del comitato organizzativo-scientifico (Simonetta Buttò, Andrea Paoli, Flavia Cristiano, Andrea Capaccioni, Alberto Petrucciani, Ruggero Ranieri e Paolo Traniello).

Il volume affronta un aspetto della nostra storia recente fino a pochi anni fa scarsamente conosciuto: un lavoro prezioso e oscuro di organizzazione e di tutela, svolto da bibliotecari e archivisti che, nonostante alcune perdite dolorose, consentì di salvare la parte più preziosa del patrimonio documentario italiano. L’indagine dedica una particolare attenzione alle politiche governative sulla protezione, all’esame del lavoro dei bibliotecari e degli archivisti, e dei servizi di questi istituti. Vengono esaminati il coinvolgimento degli Alleati nella salvaguardia dei beni documentari e le luci e le ombre del comportamento dell’esercito tedesco. Approfondimenti sono dedicati a molte città italiane, tra cui: Milano, Genova, Trieste, Venezia, Bologna, Firenze, Pisa, Perugia, Roma, e Napoli.

Gli atti del convegno affrontano con estrema dovizia di particolari la storia delle biblioteche in Italia durante la Seconda guerra mondiale attraverso un’analisi attenta alle situazioni locali quali Milano, Genova, Napoli, Firenze, Roma Perugia e Pisa. Il volume inoltre offre uno sguardo approfondito sullo scenario che si apre in Italia durante il decennio 1935-1945, fornendo interessanti spunti di riflessione sia a storici che archivisti. In questa esaustiva  analisi storica vengono infatti delineate le figure di alcuni bibliotecari “illustri”, quali Luigi De Gregori, ed il loro problematico rapportarsi con il fascismo della loro generazione. La Buttò ricorda infatti, come aveva già fatto Petrucciani nel suo saggio Storie di ordinaria dittatura: i bibliotecari italiani e il fascismo (1922-1942) che la generazione di Luigi De Gregori rappresenta «l’unica scuola per tutti i funzionari delle biblioteche, l’unica interprete del rigore e del rispetto delle regole, anche, e forse soprattutto, in assenza di una adesione di tipo ideologico a quanto veniva dettato dal regime». Ma altre figure illustri campeggiano nella storia delle biblioteche italiane quali quella del direttore della biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, ricordato nel saggio di Valeria Roncuzzi Roversi Monaco, morto sotto un bombardamento mentre stava curando il rientro in città dei libri della biblioteca, oppure quello della direttrice della Biblioteca nazionale di Napoli Guerriera Guerrieri, le cui vicende sono narrate nel bel saggio di Andrea Paoli, che si prodigò instancabilmente per difendere la biblioteca da ruberie e atti di vandalismo o ancora la figura di Anna Saitta Revignas, direttrice della Biblioteca nazionale centrale di Firenze, raccontata nel saggio di Antonio Giadullo, che rimase a presidiare l’edificio nonostante l’ordine tedesco di evacuare la zona. Flavia Cristiano passa invece ad esaminare, nel suo saggio, i piani di protezione e le norme introdotte all’epoca per la tutela del patrimonio bibliografico e archivistico durante la guerra. La Cristiano esegue un’approfondita ricerca di archivio e procede con un excursus sui provvedimenti introdotti per la tutela del patrimonio nonché sulla disciplina per i servizi essenziali erogati dalle biblioteche durante tutto il Novecento. Viene tra l’altro ricordata la presa di posizione di Giuseppe Bottai, che si oppose alla proposta di trasferire in paesi neutrali le opere d’arte mobili dei paesi scesi in guerra o le misure di tutela del patrimonio bibliografico messe a punto da Luigi de Gregori. Andrea Paoli si sofferma poi sull’esecuzione di tali piani.

Altri spunti di riflessione interessanti sono invece suggeriti dai saggi di Giovanna Giubboni e Rosa M. Lopez Alonso che propongono un’analisi della storia degli archivi italiani durante la seconda guerra mondiale e di quelli spagnoli durante la guerra civile del 1936-1939.

Particolare menzione va fatta poi al saggio di Andrea Capaccioni sulla situazione delle biblioteche italiane dell’Università negli anni “difficili” dal 1935 al 1946. Egli mette in luce la difficoltà nel raccontare la storia stessa delle biblioteche universitarie: c’è in effetti un difetto di documentazione  e vi è ancora poca chiarezza nell’individuazione delle fonti.

Altro elemento che Capaccioni evidenzia molto bene riguarda la questione della scarsa attenzione attribuita alle biblioteche dell’Università, minore sicuramente rispetto a quella rivolta alle biblioteche “governative”, gestite direttamente dal Ministero dell’educazione nazionale, e a quelle di ente locale.

Degno di nota inoltre il saggio di Massimo Ceresa, il quale, partendo dal racconto analitico della storia della Biblioteca Vaticana, procede in un interessante excursus sulle biblioteche romane quali l’Angelica, la Casanatense e la Alessandrina durante la seconda guerra mondiale. Non bisogna dimenticare infatti che Roma, come altre città d’arte quali Firenze e Venezia, erano state proclamate città aperte. Questo status “privilegiato” ha consentito loro di mantenere molti servizi attivi e di subire pochi danni.

Gli autori dei singoli saggi, tutti esperti studiosi del settore archivistico e biblioteconomico, e degni di nota nelle loro peculiarità, contribuiscono a rendere consapevole il lettore delle grandi trasformazioni sociali operate durante questi difficili anni della seconda guerra mondiale, anche nel circoscritto mondo delle biblioteche.

Analizzati quindi nel loro complesso tutti i contributi sono il risultato di un accurato lavoro di ricerca di archivio con un’attenta riflessione sulle fonti consultate.

Gli atti di questo convegno risultano quindi fruibili sia per lo storico che volesse rileggere gli anni terribili della Seconda guerra mondiale, attraverso le alterne vicende della biblioteche e degli archivi italiani, sia per un lettore curioso ed attento alle tematiche legate all’importanza data negli anni alla difesa del patrimonio culturale della nostra nazione, inteso come bene di tutti nell’accezione più profonda del termine e quindi da tutelare e proteggere in ogni modo, fino ad arrivare persino alla perdita della propria vita.

Un grande insegnamento e un messaggio profondo anche e soprattutto da trasmettere alle generazioni future.

 

 

 

 

 


[1] La Uguccione Ranieri di Sorbello Foundation è un trust fondato nel 1995 nello Stato di New York. La sua sede operativa è in Italia, a Perugia. Sita nello storico Palazzo Sorbello, essa è stata fondata per valorizzare il patrimonio culturale della famiglia Ranieri di Sorbello mediante iniziative e manifestazioni di tipo storico-culturale. Ospita, inoltre, una ricca biblioteca di famiglia, un archivio e collezioni d’arte in cui si annoverano stampe, carte geografiche, disegni, ritratti, tessuti ricamati ed antiche porcellane. È intitolata alla memoria di Uguccione Ranieri di Sorbello (1906-1969), giornalista, scrittore e diplomatico.

 

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    By: Livia Saldicco

    Livia Saldicco, è direttrice della biblioteca della Facoltà di Conservazione dei beni culturali dell’Università della Tuscia di Viterbo.

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