Uscito nella primavera dello scorso anno, questo volume ha contribuito ad integrare l’indagine sui molteplici e complessi rapporti tra storia e letteratura. Nella sua introduzione al dossier dedicato alla controrivoluzione, Jordi Canal sottolinea come fino ad oggi sia stato scarso l’interesse mostrato dagli studiosi di questo periodo storico verso la letteratura, nonostante i numerosi autori che, nell’area mediterranea, hanno affrontato l’argomento (Balzac, Hugo, Dumas, Barbey d’Aurevilly in Francia, Unamuno, Pérez Galdós, Baroja, Valle-Inclán in Spagna, Bresciani, Verga, Alinello, Tomasi di Lampedusa in Italia e António de Oliveira Silva Gaio, Camilo Castelo Branco, Eça de Queiroz in Portogallo).
Interessanti le indicazioni di metodo offerte da Canal, per il quale: «gli storici non dovrebbero considerare la letteratura semplicemente come fonte o manifestazione puramente artistica, ma come parte integrante della riflessione storica», perché nel testo letterario, in tutte le sue molteplici forme, «si riscontrano elementi indispensabili per costruire una immagine morale fondamentale per la storia». La letteratura diventa così uno strumento per ripensare la storia, perché essa è uno specchio nel quale inevitabilmente la società di un’epoca si riflette e gli scrittori, insieme alle loro opere e personaggi, se ne fanno interpreti.
Di particolare rilievo è il saggio che P. Rújula dedica a Ramón Cabrera e Tomás de Zumalacárregui, i due comandanti carlisti le cui biografie sono state ricostruite da alcuni degli scrittori più rappresentativi del panorama letterario spagnolo tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Per Rújula è proprio attraverso la ricostruzione letteraria che il personaggio storico esprime a pieno la sua potenzialità drammatica, trasformandosi in soggetto ed oggetto diegetico che, attraverso epoche e tendenze estetiche diverse, si arricchisce di connotazioni e si sottopone a molteplici riletture e riscritture.