Il volume è un’antologia di quattordici racconti che trattano della storia d’Italia dal 1848 ad oggi, elaborati da altrettanti scrittori di generazioni diverse(Giosè Calaciura, Andrea Camilleri, Leonardo Colombati, Mario Desiati, Antonio Franchini, Giuseppe Genna, Helena Janeczek, Nicola Lagioia, Giancarlo Liviano D’Arcangelo, Laura Pariani, Sandra Petrignani, Laura Pugno, Antonio Scurati, Sebastiano Vassalli).
Le diverse narrazioni, cui fanno da sfondo alcuni dei momenti più salienti della storia d’Italia (come le cinque giornate di Milano, la spedizione dei mille, Caporetto, il fascismo e così via) costituiscono una riflessione sul rapporto tra scrittura narrativa, storia e fonti archivistiche.
Gli autori hanno infatti compiuto un percorso che dalla scienza storico-archivistica li ha condotti alla narrazione, intrecciando fatti e personaggi reali, ricostruiti mediante una vera e propria attività di ricerca, con la finzione della narrazione.
Ogni archivio in quanto memoria della collettività è uno straordinario deposito di storie, compito dell’archivista è salvaguardarlo e metterlo a disposizione degli studiosi, compito dello storico è interpretare le fonti che conserva.
I racconti di questo volume filtrano i fatti storici attraverso il punto di vista dello scrittore, che fa parlare le fonti attraverso la forma narrativa, dando vita a sentimenti ed emozioni dei protagonisti. Antonio Scurati ci mostra così la stanchezza e la costernazione di Radetzky prima della ritirata, Leonardo Colombati gli ultimi momenti di vita di Agnelli.
Il volume offre alcune occasioni di riflessione sui diversi punti di vista di chi fa storia (storici, archivisti) e di chi narra la storia: nei quattordici racconti realtà e finzione si confondono. La necessità di ciascun autore di documentarsi sui fatti e sulle vicende raccontate ha generato personaggi credibili, anche se spesso irreali.
Nonostante dietro il lavoro di uno scrittore ci sia una grande attività di ricerca, il mondo da lui creato non coincide mai con quello reale: non ci si può fidare di un narratore che racconta la storia, egli a differenza dello storico di professione o dell’archivista, la cui mentalità è quella di una costante attenzione alla verità dei fatti, all’attendibilità delle fonti e all’obiettività della ricostruzione, può usare con disinvoltura i documenti d’archivio per raccontare emozioni.
Lungi dal limitarsi solo a questo la creatività narrativa si dilata, nel volume,giungendo ad ricostruire “finti” documenti d’archivio attraverso cui si sviluppa la narrazione. E’ il caso di Laura Pariani autrice nell’antologia del diario di una liceale del 1968, vale a dire di un vero e proprio testo documentario di finzione.
Proprio il tema della verosimiglianza dei personaggi emerge con forza attraverso i racconti, arrivando talvolta a far combaciare qualcosa che è nella memoria, nell’immaginario dei lettori.
Archivista, storico, scrittore: questa antologia si segnala per la capacità di indurre alla riflessione e al confronto, attraverso i differenti intrecci delle narrazioni, la particolarità di mestieri diversi ciascuno con i propri vocabolari, i suoi metodi, le sue priorità.