Javier Cercas: “Anatomía de un instante”. Quando la televisione contribuì a costruire un nuovo tassello della memoria spagnola

La televisione spagnola ha recentemente trasmesso un’immagine cruda e allo stesso tempo liberatoria: il colonnello Antonio Tejero, ormai vecchio e sfinito, si addormenta nei sotterranei della metropolitana di Madrid. Nessuno avrebbe mai immaginato un finale simile per una vicenda cominciata trent’anni fa e dai contorni ancora poco chiari.

L’allora tenente colonnello Tejero conquista il suo momento di celebrità diventando il protagonista dell’intentona de golpe del 23 febbraio 1981, aiutato, anche, dalla forza delle immagini di un filmato che ha fatto il giro del mondo. Quelle riprese hanno fissato per sempre il momento in cui Tejero entra a far parte della memoria collettiva spagnola.

In occasione dell’anniversario del 23F la televisione nazionale propone ogni anno un particolare frammento di quel filmato: Tejero, pistola alla mano, irrompe nell’emiciclo del Congresso dei deputati, dove si deciderà per l’investitura di Leopoldo Calvo Sotelo nel ruolo di Presidente del governo in sostituzione di Adolfo Suárez. Nella confusione più totale, mentre alcuni colpi di arma da fuoco sono esplosi in aria e quasi tutti i deputati si gettano a terra in preda al panico, sembra che solo l’aplomb di re Juan Carlos riesca a ristabilire l’ordine.

Al di là di ogni valutazione su come furono effettivamente gestite le ore successive al teatrale ingresso nell’emiciclo, e su come si arrivò alla liberazione dei deputati sequestrati dal colonnello e dalla guardia civile che lo appoggiava, ancora oggi colpisce l’alone di mistero che da sempre circonda il 23F. Sono infatti innumerevoli i quesiti ancora irrisolti di questa intricata trama fatta di cospiratori e complotti. In Anatomía de un instante[1] anche Javier Cercas ne offre una sua personale lettura. L’autore costruisce una sfaccettata e quanto mai interessante serie di ipotesi attorno ai delicati equilibri della transizione spagnola e, nel dettaglio, attorno ad alcuni dei protagonisti di quel lungo 23 febbraio. Durante i tre anni di gestazione del libro Cercas recupera una ricca bibliografia e molte delle interviste realizzate ai protagonisti di quel delicato momento della storia spagnola. Santiago Carrillo, il generale Gutiérrez Mellado, Adolfo Suárez e lo stesso colonnello Tejero, figure controverse di una democrazia che stenta a spiccare il volo, diventano «personajes de ficción»[2], protagonisti di un testo difficile da classificare, come ammette lo stesso Cercas. Per questa ragione, forse, molti parlano erroneamente di Anatomía de un instante come di un romanzo, ipotesi in qualche modo avallata dallo scrittore che volutamente crea il caos quando presenta il suo libro nell’Epílogo de una novela per poi concluderlo con il Prólogo de una novela. E proprio sul genere testuale Cercas sembra indugiare.

Nelle poche pagine di apertura si condensano riflessioni che si fanno sempre più insistenti: «¿Cómo se me ocurrió escribir una ficción sobre el 23 de febrero? ¿Cómo se me ocurrió escribir una novela (…) sobre una novela colectiva?». E ancora: «antes que el argumento de una novela policíaca me pareció el argumento de una sofisticada versión de Los tres mosqueteros». Oppure: «yo no era un historiador, ni siquiera un periodista, sino sólo un escritor de ficciones, así que estaba autorizado por la realidad a tomarme con ella cuantas licencias fuesen necesarias, porque la novela es un género que no responde ante a la realidad, sino sólo ante a sí mismo». Alla fine, però, l’autore conclude:

 

¿No era redundante escribir una novela basada en otra novela? (…) Si una novela debe iluminar la realidad mediante la ficción, (…) ¿no debía partir de la realidad, y no de la ficción? (…) Eran preguntas retóricas: (…) decidí que la única forma de levantar una ficción sobre el golpe del 23 de febrero consistía en conocer con el mayor escrúpulo posible cuál era la realidad del golpe del 23 de febrero[3].

 

Tutti questi interrogativi sul conflitto tra realtà e fiction, e sul ruolo dello scrittore, altro non sono che il riflesso di una mancata chiarezza spesso intenzionalmente voluta dalle istituzioni rispetto alle vicende politiche che portarono al golpe, anche perché, va ricordato, il Tribunale Supremo non ha mai autorizzato l’accesso ai documenti del giudizio che vide coinvolti i militari in rivolta.

In Anatomía de un instante, dunque, la narrazione stenta a trovare la giusta forma per presentare gli argomenti, così il testo diventa la «rarísima versión experimental de Los tres mosqueteros»[4]. Se da un lato il riferimento al romanzo popolare strizza l’occhio alla costruzione di figure comunque affascinanti e carismatiche, che perseguono i propri fini oltre le regole sociali, dall’altro Cercas costruisce un testo ibrido in cui, per dirlo alla maniera di Tomás Albadalejo, possibilità/impossibilità proprie della realtà, in quanto serie di fatti, personaggi, idee etc., si realizzano oltre le categorie di vero/falso, poiché «la ficción posee su propio estatuto: los mundos posibles»[5].

Cosa accade, però, quando il momento storico lega indissolubilmente il suo destino al mezzo televisivo, «principal fabricante de realidad a la vez que el principal fabricante de irrealidad del planeta»[6]? Cercas, allora, estende le sue riflessioni oltre l’ambito puramente letterario, per indagare sulla possibile relazione tra televisione, storia e realtà, a partire da un gesto forse impossibile da interpretare nella manciata di secondi televisivi che annualmente ricordano il 23F, eppure cristallizzato nelle immagini filmate dalle due telecamere che, quel giorno, riprendevano i lavori del Governo:

 

Alguien grita: “¡Al suelo todo el mundo!”. El hemiciclo se apresta a obedecer (…). El general Gutiérrez Mellado, sin embargo, sale en busca del teniente coronel rebelde, mientras el presidente Suárez intenta retenerle sin conseguirlo. (…) Suárez agarra del brazo al general Gutiérrez Mellado, impávido frente a un guardia civil que le ordena con gestos y gritos que se tire al suelo; (…) Mellado aparta con violencia el brazo de su presidente (…) [que] regresa con lentitud a su escaño, se sienta (…) y se queda allí, (…) sólo, estatuario y espectral en un desierto de escaños vacíos[7].

 

E ancora:

 

Todos los escaños azules del gobierno están vacíos; también lo están todos los escaños rojos de los diputados, o todos salvo uno: (…) en el primer escaño de la séptima fila (…) un diputado permanece sentado y fumando. (…) Es Santiago Carrillo, secretario general del partido comunista: como Suárez, como Gutiérrez Mellado, Carrillo ha desobedecido la orden de tirarse al suelo y ha permanecido sentado mientras las balas acribillaban el hemiciclo y sus compañeros buscaban refugio bajo los escaños.[8]

 

Circa trentaquattro minuti di registrazioni video custodiscono l’ennesimo drammatico episodio della storia spagnola: «único golpe en la historia grabado por televisión»[9]. Quando Tejero irrompe nel Congresso, due telecamere piazzate in differenti punti dell’emiciclo rimangono accese, mentre ai giornalisti e ai teleoperatori è intimato di gettarsi a terra insieme ai deputati. Le riprese si interrompono solo accidentalmente. Superfluo dire quanto sia difficile accedere a queste immagini depositate presso l’archivio di Televisión Española[10].

Senza dubbio la letteratura concorre alla costruzione dell’identità culturale di un paese, permette il ricomporsi dei tasselli della memoria e, al contempo, aiuta a edificare ponti che mettono in comunicazione realtà spesso anche molto diverse tra loro. Ma fino a che punto è lecito pensare che la televisione possa svolgere un ruolo analogo? O accade che «la televisión contamine de irrealidad cuanto toca, y que un acontecimiento histórico altere de algún modo su naturaleza al ser retransmitido por televisión, porque la televisión distorsiona el modo en que lo percibimos (si no es que lo trivializa o lo degrada)»[11]?

Certamente la televisione non può considerarsi specchio fedele della realtà, non solo perché restituisce l’immagine del mondo in maniera frammentaria[12], ma anche perché dal momento in cui ci si affida a una telecamera la realtà è filtrata dalla soggettività di chi opera la ripresa, dal suo punto di vista. Perfino il documentario, da sempre concepito come genere più fedele alla realtà, nel corso degli anni si è lasciato contaminare da linguaggi e strategie sempre più vicine al mondo della fiction, come nel caso del mockumentary[13].

Le riprese cui fa riferimento Cercas non hanno nulla a che vedere con una ricostruzione storica dell’intentona de golpe. Sebbene Anatomía de un instante si strutturi attorno alle vicende politiche che coinvolgono quattro personaggi, ai quali é affidato il compito di ricostruire, in quattro diversi capitoli, le cause e le motivazioni che hanno portato al golpe e al suo fallimento, il testo trova una sua unità nel tentativo di riscrittura, che compare all’inizio di ogni capitolo, del gesto restituito dalle telecamere, ripetuto dai suoi moschettieri. Suárez, Carrillo e il generale Gutiérrez Mellado, nel caos creato dalle urla e dagli spari di Tejero, si ribellano, si rifiutano di obbedire agli ordini dei golpisti. Ecco allora che Cercas, nel corso della narrazione, disseziona e monta più volte questo gesto, lo tratta con la tecnica del suspense, nel tentativo di colmare «una irrecuperable verdad entera»[14].

Come sostiene Ryszard Kapuscinsky, non è corretto ritenere che l’intera umanità dipenda dai media, anche perché i due terzi della popolazione mondiale mantiene contatti pressoché limitati, se non addirittura inesistenti, con i mezzi informativi di ogni genere. La maggior parte delle persone non avrebbe dunque nessun motivo per interrogarsi sui possibili effetti provocati dai mass media. Il problema si pone semmai quando l’informazione è mercificata e chiamata a non rispondere ai tradizionali criteri di verifica, di autenticità o di errore[15].

L’intentona de golpe si realizza a Madrid in un tardo pomeriggio del 23 febbraio del 1981. Eppure gli spagnoli sarebbero disposti a giurare di aver visto in diretta, e non soltanto il giorno successivo, l’ingresso di Tejero nell’emiciclo del Congresso[16]. Questo è un esempio della capacità persuasiva delle immagini. Forse, come sostiene Cercas, la messa in scena del golpe fu più violenta di quanto previsto dal copione[17] e svolse un ruolo determinante per il consolidamento della democrazia spagnola. In ogni caso «hay razones para entender el golpe del 23 de febrero como el fruto de una neurósis colectiva. O de una paranoia colectiva. O, más precisamente, de una novela colectiva. En la sociedad del espectáculo fue, en todo caso, un espectáculo más»[18].

Sarà anche per questo motivo che, in un contesto culturale in cui è sempre più difficile discernere tra realtà e costruzione artificiosa, «algunos anteponen lo que recuerdan a lo que ocurrió»[19]. Cercas, giornalista e scrittore di ficciones al servizio della storia, si deve arrendere agli effetti televisivi del golpe, suffragati dal sensazionalismo radiofonico causato dalla cattiva gestione di un golpe blando che improvvisamente apparve duro[20]. Ancora una volta la realtà risulta più affascinante di un romanzo perfettamente costruito.

 

 


[1] J. Cercas, Anatomía de un instante, Barcelona, Random House Mondadori, 2009 (trad. it. Anatomia di un istante, a cura di P. Cacucci, Milano, Guanda, 2010).

[2] Ibid., p. 13.

[3] Ibid., pp. 16-23.

[4] Ibid., p. 26.

[5] Citato in A. Garrido Domínguez, El texto narrativo, Madrid, Síntesis, 1996, p. 31.

[6] J. Cercas, op. cit., p. 13.

[7] Ibid., pp. 30-31.

[8] Ibid., p. 176.

[9] Ibid., p. 14.

[10] Proprio nel 2011, in occasione del trentesimo anniversario del 23F, l’emittente radiofonica Cadena Ser ha restituito al pubblico oltre venti ore di programmazione, all’epoca trasmesse praticamente in diretta, e conosciute come La noche de los transistores. Grazie a un escamotage Fernando Abril Martorell, un tecnico dell’emittente radiofonica, riuscì a mantenere aperto un canale per le trasmissioni verso l’esterno e, allo stesso tempo, fu in grado di informare con esattezza i deputati sequestrati, ingannati dai golpisti con notizie di inesistenti sollevamenti nell’intero paese.

[11] J. Cercas, op. cit., p. 14.

[13] Ibid. Il mockumentary, o “falso documentario”, é un genere spesso usato nel cinema horror, di fantascienza o anche nella commedia, che sfrutta i codici e le tecniche del documentario per conferire credibilità al materiale trattato. Il primo esempio di mockumentary si può far risalire alla famosissima versione radiofonica de La guerra dei mondi di Orson Welles (1938).

[14] N. Bórquez, J.A. Ennis, El escritor, la historia y la imagen, in «Aletria», 2, 2010, pp. 33-55 (la citazione è a p. 43). In una lunga nota Cercas chiarisce che, per scrivere Anatomía de un instante, ha potuto usare solo un documento storico: le registrazioni video. In realtà esisterebbero anche alcune registrazioni delle telefonate intercorse tra i golpisti e l’esterno, di cui non si conoscono però le sorti. Cfr. J. Cercas, op. cit., p. 26.

[16] J. Cercas, op. cit., p. 15.

[17] Ibid., p. 97.

[18] Ibid., p. 15.

[19] Ibid.

[20] Ibid., p. 97.

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