Per una storia comparata delle elezioni europee

L’ elezione diretta del Parlamento europeo ha segnato un passaggio fondamentale nella storia del processo di integrazione, realizzando nel giugno 1979 una possibilità già prevista nel 1957 dal  Trattato di Roma che istitutiva il  Mercato comune europeo.
Negli anni ottanta, l’iniziativa di Altiero Spinelli all’Assemblea di Strasburgo per l’unificazione delle Comunità esistenti e la ridefinizione del loro assetto istituzionale ha spinto i  paesi membri alla firma dell’ Atto Unico, con la riforma dei trattati comunitari e un maggiore equilibrio tra i poteri del Consiglio, della Commissione e del Parlamento.
L’accelerazione impressa dal Trattato di Maastricht al processo di integrazione, l’avvento della moneta unica e l’allargamento dell’Unione ai paesi ex comunisti dell’Europa orientale hanno posto l’esigenza di una autentica Costituzione europea.
Dopo la bocciatura nei referendum francese e olandese del “Progetto di Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa”, l’adozione del Trattato di Lisbona ha rappresentato il compromesso possibile per l’istituzione delle figure del Presidente dell’Unione, dell’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza e l’attribuzione al Parlamento europeo della prerogativa di eleggere il Presidente della Commissione.
La contenuta affluenza alle urne per le elezioni del giugno 2009, le polemiche seguite alla nomina del cristiano democratico Van Rompuy a Presidente dell’Unione e della laburista Catherine Ashton ad Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza hanno riaperto il dibattito sul rapporto tra l’opinione pubblica e le istituzioni comunitarie e sulle potenzialità dell’Assemblea di Strasburgo nello spazio politico europeo.
Appare allora interessante guardare alla storia delle elezioni europee in maniera interdisciplinare e comparata, mettendo alla prova le tesi dei politologi David Marquand e David Butler sul deficit democratico del Parlamento europeo e di Karlheinz Reif e David Butler sul carattere di secondo ordine delle consultazioni europee [1] .
Le considerazioni di Simon Hix sull’impatto delle elezioni del Parlamento europeo nella costruzione di un sistema politico transnazionale, i lavori di Pascal Delwit, Erol Kulachi e Cedric Van De Walle sui partiti politici europei, le analisi comparate di Juliet Lodge, Pascal Perrineu, Rolando Marini e Beniamino Caravita sugli appuntamenti elettorali del 1999 e del 2004,  le ricerche di Daniele Pasquinucci e Luca Verzichelli sulle elezioni europee e la classe politica sovranazionale permettono del resto di far avanzare ulteriormente il dialogo tra storici e politologi in una logica di  storia del tempo presente [2].
Nasce di qui la scelta di mettere a confronto le dinamiche  innescate in due paesi fondatori della Comunità come Francia e Germania da trenta anni di elezioni europee, l’esperienza del voto in Spagna e le prime prove elettorali di Polonia e Repubblica Ceca. Si tratta dell’anticipazione di alcuni contributi di un numero speciale dell’ Officina della Storia sulle elezioni europee del 2009 in Italia e nei maggiori paesi dell’Unione, con l’obiettivo di ripercorrere le fasi salienti della campagna elettorale e di aprire alcune finestre sulle sfide che il Parlamento europeo sarà chiamato ad affrontare nella nuova legislatura per un compiuto rilancio del processo di integrazione.

[1] Cfr. David Butler, David Marquand, European Elections and British Politics, Longman, London – New York, 1981; Karlheinz Reif e Hermann Schmitt, Nine second order National elections ? A conceptual framework for the analysis of European election Results, in European Journal of political Research, n. 1, 1980

[2] Cfr. Simon Hix, The Polical System of the European Union, MacMillan, London, 1999; Pascal Delwit, Erol Kulahci e Cedric Van de Walle (eds), The europarties. Organisations and Influence, Cevipol, Bruxelles, 2004; Juliet Lodge (ed.), The 1999 Elections to the European parliament, Palgrave, New York, 2000; Idem, The 2004 Elections to the European Parliament, Palgrave, New York, 2004; Gérard Grunberg, Pascal Perrineau, Colette Ysmal (eds), Le vote des quinze. Les elections européennes du 13 juin 1999, Presse de Sciences Po, Paris, 2000; Rolando Marini (a cura di), L’Europa dell’euro e della Guerra. La campagna elettorale europea 1999 in Italia e in sette paesi dell’unione, Rai Eri, Roma, 2001; Beniamino Caravita (a cura di), Le elezioni europee del 2004, Giuffré, Milano, 2005; Daniele Pasquinucci e Luca Verzichelli, Elezioni europee e classe politica sovrananazionale 1979 – 2004, Il Mulino, Bologna, 2004.

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    By: Sante Cruciani

    Sante Cruciani, ricercatore a tempo determinato (tipo b) in Storia delle relazioni internazionali all’Università della Tuscia. Si occupa del processo di integrazione, delle culture politiche e sindacali della sinistra europea, delle rappresentazioni mediatiche della guerra fredda. Tra le sue pubblicazioni: L’Europa delle sinistre. La nascita del Mercato comune europeo attraverso i casi francese e italiano (1955-1957), Carocci, 2007; Passioni politiche in tempo di guerra fredda. La Repubblica di San Marino e l’Italia repubblicana tra storia nazionale e relazioni internazionali (1945–1957), Università di San Marino, 2010. È curatore di: Bruno Trentin e la sinistra italiana e francese, École Française de Rome, 2012; Il socialismo europeo e il processo di integrazione. Dai Trattati di Roma alla crisi politica dell’Unione (1957-2016), FrancoAngeli, 2016.  Insieme a M. Ridolfi, ha recentemente curato i volumi L’Unione Europea e il Mediterraneo. Relazioni internazionali, crisi politiche e regionali (1947-2016), FrancoAngeli, 2017; L’Unione Europea e il Mediterraneo. Interdipendenza politica e rappresentazioni mediatiche (1947-2017), FrancoAngeli, 2017. È condirettore della rivista digitale www.officinadellastoria.eu.

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