Officina della Storia Indice n. 16/2016

Numero monografico Radio e Storia: suoni, voci e identità tra mondo globale e spazi locali. 

a cura di Raffaello A. Doro

 

Introduzione di Raffaello A. Doro

El peso de las locutoras en la construcción de la radio como medio de comunicación di Silvia Espinosa Mirabet

Femmes de voix et de parole: le féminisme au Brésil et le rôle des femmes à la radio à l’aube du XX siècle di Maria Inês Amarante

La radio internationale helvétique et la réhabilitation de l’image de la Suisse aux États-Unis (1943-1949) di Raphaëlle Ruppen Coutaz

“L’utile e il dilettevole” . La radio per gli immigrati attraverso la trasmissione Per i lavoratori italiani in Svizzera di Nelly Valsangiacomo

Radio e Underground press negli anni Settanta: dai Situazionisti a Radio Alice  di Valentina Vavassori

Oltre l’antimafia: l’altro lato di Radio Aut  di Antonio Lenzi

La conception des premières grilles des programmes de Radio Libertaire di Félix Patiès

Histoire et évolution d’une offre médiatique alternative en France:L’exemple des radios (trans)frontalières basques et catalanes di Pascal Ricaud

La evolución de la radio y de la webradio en una perspectiva histórico-sociológica  di Mercedes Román Portas, Aurora García González

 

Work in progress: 

La propaganda di Radio Londra durante l’occupazione alleata 1943-45 di Ester Lo Biundo

Il caso di Radio Trieste tra il 1954 e il 1976 di Caterina Conti

 

Recensioni:

Arturo Marzano, Onde fasciste. La propaganda araba di Radio Bari (1934-43), Carocci, Roma 2015 di Raffaello A. Doro

 

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    By: Raffaello A. Doro

    Il cambiamento del sistema mediatico francese all’inizio degli anni Ottanta, con la votazione della legge del luglio 1982 che sancisce la fine del monopolio statale sulle comunicazioni, non sarebbe stato possibile senza il composito e variegato movimento delle radio libere, attivo in Francia nel periodo tra il 1977 e il 1981. Thierry Lefebvre, storico dei media, del cinema e autore di numerosi contributi sull’argomento, nel volume La Bataille des radios libres, ricostruisce gli avvenimenti significativi che segnano la lunga fase di clandestinità delle radio libere francesi prima dell’avvento al potere di François Mitterrand nel maggio 1981. Il tema della libertà di antenna, strettamente correlato con il diritto alla libertà di espressione, poneva in primo piano la gestione dei media, già profondamente criticata durante gli avvenimenti del maggio ’68. Dopo l’elezione di Valéry Giscard d’Estaing nel 1974 il controllo del governo sui canali della radio televisione pubblica era stato rafforzato trasformando la questione del monopolio in un argomento rilevante nel dibattito dell’opinione pubblica.

    Attraverso un ampio uso di fonti orali, Lefebvre ripercorre con attenzione le origini del movimento delle radio libere in Francia. A partire dalla nascita della rivista Interférences nel 1974 vengono ricostruiti i primi effimeri tentativi di trasmissioni al di fuori del monopolio, sottolineando il carattere esemplare che assume il modello italiano per la situazione francese. In Italia una sentenza della Corte Costituzionale del luglio 1976 aveva posto di fatto fine alla gestione statale sulle comunicazioni audiovisive decretando in pochi anni una crescita senza precedenti del settore radiofonico e televisivo. Lefebvre ricorda inoltre la situazione specifica della Francia dove accanto alle radio del servizio pubblico esistono le radio cosiddette “periferiche” come RTL, Europe 1 e Radio Monte-Carlo. Queste emittenti, con gli studi situati in Francia e i trasmettitori posti al di fuori dei confini dell’Esagono, pur rispettando il monopolio, venivano tollerate poiché controllate in modo indiretto dallo Stato che deteneva delle quote di partecipazione nei bilanci delle singole emittenti.

    In questo quadro legislativo, a partire dal marzo 1977 diverse radio “libere”, “pirata” o “clandestine” sorgono in varie parti della Francia: militanti extraparlamentari, ecologisti, avvocati, giornalisti, sindacalisti, uomini politici o semplici appassionati di tecnica radiofonica e di musica si mobilitano per creare il proprio strumento di comunicazione.

    I risvolti politici della “bataille des radios libres”, sono ben evidenziati da Lefebvre quando si sofferma sul ruolo svolto da un gruppo di giovani avvocati, militanti del Partito Repubblicano del Presidente della Repubblica Giscard d’Estaing. Dopo aver subito una denuncia per l’attività della propria radio(Radio Fil Bleu a Montpellier), essi spostano la questione sul terreno giuridico richiamandosi alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino e al principio della libertà di espressione, evidenziando le contraddizioni della legge davanti ad una situazione in cui l’uso della banda FM e i progressi tecnologici consentono di realizzare una radio con costi accessibili a tutti.

    Nonostante l’attivismo di molti animatori radiofonici, la repressione del governo che resta fedele al principio monopolistico, impedisce un ascolto stabile e duraturo e le trasmissioni si limitano ad appuntamenti settimanali e generalmente preregistrati per evitare il “brouillage”, il disturbo sistematico sul segnale emesso dai servizi di controllo di Télédiffusion de France nei confronti delle radio libere. La promulgazione della Legge Lecat, che dal giugno 1978 inasprisce le misure contro chi avrebbe trasmesso al di fuori del monopolio, segna secondo Lefebvre l’incapacità della governo liberale di Raymond Barre di rispondere ad un bisogno di comunicazione sollecitato da più parti della società francese. Il nuovo provvedimento stabiliva che chiunque avrebbe trasmesso al di fuori del monopolio rischiava dai 10000 a 100000 franchi di ammenda e da un mese ad un anno di prigione.

    Dalla fine del 1978 la storia delle radio libere si intreccia strettamente con le vicende più generali della società francese. Per contrastare il piano di licenziamenti proposto dal governo nel settore dell’industria siderurgica i sindacati CFDT e CGT creano le proprie radio di lotta nella regione della Lorena, fornendo un sostegno molto importante alla popolazione del bacino di Longwy che utilizza la radio per far sentire la propria voce in un momento di crisi.

    La partecipazione diretta dei sindacati alla battaglia per la fine del monopolio contribuisce a far evolvere le posizioni anche all’interno dei partiti politici. Le forze di destra, UDF e RPR, pur non essendo ideologicamente contrarie alla fine del monopolio statale sulle comunicazioni, mantengono una posizione di rigida chiusura, al punto che il primo ministro Raymond Barre nel settembre 1979 apostroferà le radio libere come il “germe potente dell’anarchia”. Lo spettro dell’“anarchie à l’italienne”, con la conseguente proliferazione di radio private cresciute in modo vertiginoso in questi anni, è agitato da Giscard d’Estaing e Barre anche come un rischio per i finanziamenti alla stampa regionale.

    Nell’ambito dei partiti della sinistra, PCF e PS, che rimangono legati all’idea di monopolio, si propone la creazione di radio locali municipali, gestite dagli eletti e dai rappresentanti delle collettività locali. Radio Lorraine Coeur d’Acier, la radio della CGT di Longwy, sembra rispondere a questa tipologia di emittente, ma riveste al tempo stesso un ruolo del tutto specifico per il movimento delle radio libere, considerata come un simbolo di resistenza della popolazione della Lorena davanti al rischio della perdita del posto di lavoro.
    La vicenda della trasmissione di Radio Riposte, la radio della Federazione di Parigi del Partito Socialista, avvenuta il 28 giugno 1979, rappresenta un avvenimento decisivo. Dalla ricostruzione di Lefebvre emerge come in seguito alla denuncia ricevuta da François Mitterrand per aver partecipato a questa trasmissione, il tema del monopolio e della libertà di antenna diventerà uno dei temi più caldi durante la campagna per le elezioni presidenziali del maggio 1981. Non è infatti un caso che uno delle 101 proposte del programma di governo del futuro Presidente della Repubblica prevede la fine del monopolio sulle comunicazioni e che uno dei primi provvedimenti attuati dal nuovo governo socialista nel 1981 sia la legge di tolleranza nei confronti delle radio libere ancora clandestine, completata poi dalle legge del luglio 1982 che sancisce definitivamente la fine del monopolio.
    Nel testo di Lefebvre sono evidenziate le posizioni contrastanti delle federazioni nazionali delle radio libere, in particolare l’ALO (Association pour la Libération des Ondes) e la FNRL (Fédération Nationale des Radios Libres) sullo statuto delle nuove radio rispetto al finanziamento e alla potenza dei trasmettitori. Se l’ALO è favorevole ad un ricorso limitato alla pubblicità, la FNRL si oppone ad ogni ipotesi di finanziamento pubblicitario così come all’aumento della potenza dei trasmettitori nel timore che in questo modo il settore si sarebbe aperto alle grandi imprese commerciali relegando in secondo piano la comunicazione sociale e locale. Tali divergenze mostrano già quali saranno i punti di maggiore divergenza nel momento in cui sarà definita la nuova legge che regolamenta il settore a partire dal 1981.

    La vicenda di clandestinità delle radio libere francesi tra il 1977 e il 1981, così come raccontata nell’opera di Thierry Lefebvre, permette di cogliere alcuni passaggi importanti e alcuni attori significativi della società francese che appaiono decisivi nella definizione successiva di un nuovo quadro legislativo per i mezzi di comunicazione di massa che durante il decennio Ottanta avrebbe cambiato in profondità il sistema mediatico francese. Dopo le opere scritte a ridosso di quegli anni, o dedicate al periodo successivo al 1981, il libro di Thierry Lefebvre, offre numerose piste di ricerca che permettono di cogliere la genesi del movimento delle radio libere in Francia, considerato dall’autore come una trasformazione dello spirito del “mai ’68”, mostrando la capacità della radio di permettere l’espressione di gruppi politici, minoranze, identità linguistiche locali, rivendicazioni territoriali, e più in generale tutte quelle voci che solitamente erano escluse dai grandi canali di comunicazione.
    L’opera di Thierry Lefebvre indaga con attenzione e cura questo periodo, che diventa di estrema utilità per comprendere le evoluzioni successive, radicali e irreversibili, che il paesaggio audiovisivo francese ha conosciuto a partire dal maggio 1981.

    Cfr. in particolare F. Cazenave, Les radios libres, Presses Universitaires de France, Paris 1980 e C. Collin, Ondes de choc. De l’usage de la radio en temps de lutte, L’Harmattan, Paris 1982.
    Cfr. A. Cojean, F. Eskenazi, FM. La folle histoire des radios libres, Grasset, Paris 1986.

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    Il rotocalco televisivo di informazione: Tv7 racconta l’Italia degli anni Sessanta
    Recensione: Arturo Marzano, Onde fasciste. La propaganda araba di Radio Bari (1934-43)
    Introduzione

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